Rapporto sulla neve in Himalaya 2024: forte timore per la scarsità d’acqua in questa “annata nevosa

straordinariamente al di sotto della norma”

Dal blog https://www.ildolomiti.it/

Di Sofia Farina | 19 giugno

Dal nuovo rapporto del Centro Internazionale per lo Sviluppo Integrato della Montagna, la persistenza della neve nella regione dell’Hindu Kush Himalaya, che si estende per 3500 chilometri e i cui bacini idrici forniscono acqua a 1.9 miliardi di persone, è significativamente più bassa del normale, con gravi implicazioni per la sicurezza idrica delle comunità a valle

La persistenza della neve, ovvero la durata del tempo in cui essa rimane al suolo, quest’anno è significativamente più bassa del normale nell’Hindu Kush Himalaya, una regione che si estende per 3500 chilometri su ben otto paesi, dall’Afghanistan a ovest al Myanmar, con gravi implicazioni per la sicurezza idrica delle comunità a valle.

Nella regione si trovano le sorgenti di dieci grandi sistemi fluviali asiatici – tra cui l’Indo, il Gange, il Mekong e il Fiume Giallo – i cui bacini forniscono acqua a 1,9 miliardi di persone, un quarto della popolazione mondiale.

Una frazione considerevole di queste risorse idriche è immagazzinato sotto forma di neve e ghiaccio: la superficie innevata in inverno varia tra i 951.000 e i 1.390.000 chilometri quadrati e l’area totale dei ghiacciai può estendersi fino a 87.000 chilometri quadrati.

Le diverse componenti della criosfera, tra cui il permafrost e i laghi glaciali, forniscono numerosi servizi ecosistemici alle comunità montane e a valle, e proprio per questo motivo il monitoraggio di tali riserve è di fondamentale importanza per la gestione della regione e viene realizzato con cadenza annuale dal 2003 dal Centro Internazionale per lo Sviluppo Integrato della Montagna (Icimod). Il rapporto che ne deriva ha l’obiettivo di fornire informazioni vitali per le strategie di gestione delle risorse idriche di offrire spunti cruciali per l’attuazione di misure di adattamento che possano contribuire a mitigare i prossimi impatti del rapido scioglimento delle nevi sulle comunità a valle.

Nel corso degli ultimi vent’anni, sono state osservate fluttuazioni significative nella persistenza della neve durante la stagione di accumulo (che va da novembre ad aprile), con conseguenze significative sui flussi fluviali nell’area e quindi sulla disponibilità idrica stagionale.

Nel rapporto relativo al 2024, da poco pubblicato da Icimod, i responsabili della gestione delle risorse idriche vengono invitati ad avviare strategie di gestione della siccità e di approvvigionamento idrico di emergenza: il monitoraggio mostra che quest’anno i livelli di neve sono inferiori di quasi un quinto rispetto alla norma in tutta la regione, con un drastico calo nella parte occidentale, dove il contributo all’approvvigionamento idrico è più elevato.

Il bacino fluviale di Helmand mostra il calo più drammatico nella persistenza, con il 31,8% al di sotto della norma, seguito da quello dell’Amu Darya con una diminuzione del 28.2%, del Tarim con il 27.8%, dell’Indo che è sceso del 23,3%, segnando il livello più basso degli ultimi 22 anni, e dal Gange con una fluttuazione negativa del 17%. Anche sull’Altopiano tibetano la persistenza della neve è inferiore alla norma, con un valore del 14,8%, e una notevole variabilità spaziale in tutto il bacino.

“Abbiamo osservato una diminuzione delle quantità e della persistenza della neve in tutto l’Hindu Kush Himalaya, con 13 degli ultimi 22 anni che hanno registrato una persistenza della neve stagionale inferiore alla norma“, ha dichiarato Sher Muhammad, specialista della criosfera dell’Icimod e autore del Rapporto di aggiornamento sulla neve 2024. “Si tratta di un campanello d’allarme per i ricercatori, i responsabili politici e le comunità a valle: il minore accumulo di neve e i livelli fluttuanti di neve rappresentano un rischio molto serio di scarsità d’acqua, in particolare quest’anno”.

Miriam Jackson, specialista senior della criosfera dell’Icimod, ha sottolineato la necessità di misure proattive: “Incoraggiamo le agenzie competenti ad adottare misure proattive per affrontare eventuali situazioni di siccità, soprattutto all’inizio dell’estate, ad aggiornare i piani per far fronte allo stress idrico e a informare le comunità dei rischi”.

“Oltre a questo, è chiaro che i governi e le popolazioni di questa regione hanno bisogno di un sostegno urgente per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti dei modelli di neve che le emissioni di carbonio hanno già bloccato e che i Paesi del G20 devono ridurre le emissioni più rapidamente che mai per evitare cambiamenti ancora più gravi che si riveleranno disastrosi per i principali centri abitati e le industrie che si basano sullo scioglimento delle nevi nelle montagne”.

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