Non avete mai capito cosa è la blockchain? Proviamo a spiegarvelo noi

di paolopolitiblog

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/ 4.7.18

Si parla molto di Bitcoin, ma la vera rivoluzione è quella promessa dalla tecnologia che sta alla base delle criptivalute: la blockchain. Cos’è? Si potrebbe definire una specie di registro pubblico e decentralizzato che sfrutta la tecnologia «peer-to-peer» (da pari a pari) per validare transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente.
Un network di computer raggiunge il consenso sulla creazione di un nuovo «blocco» che racchiude tutte le operazioni validate, e si unisce alla catena senza essere più modificabile. In questo modo non ci saranno dubbi su quello che è successo durante il percorso: non ci sono versioni differenti di uno stesso documento, ed ogni modifica è trasparente.
Insomma, la blockchain svolge il ruolo del notaio (senza averne i costi) per trasferire in modo istantaneo e senza intermediari la proprietà di qualunque bene: case, denaro, auto, azioni, file e così via. La vera rivoluzione consiste nel fatto che non esiste un unico server controllato da qualcuno, ma tutti i partecipanti possiedono una copia, e in qualunque momento possono verificare se è stato modificato un dato, da chi, e isolarlo, poiché non coincide con quello originario di cui tutti hanno copia. Quando c’è necessità di modificare un’informazione, occorre aprire un nuovo blocco e dichiararlo. Non c’è quindi possibilità di corruzione, truffa o furto.
Ogni blockchain pesa alcuni gigabyte, si accede attraverso internet e funziona un po’ come una email condivisa (o un Google Doc) alla quale accedono tutti coloro che ne hanno «la chiave». Per le transazioni economiche serve l’adozione di una criptovaluta.
Esistono tre tipologie di blockchain:
1) pubblica, a cui chiunque può accedere alla pari ed effettuare transazioni una volta scaricata la blockchain;
2) appartenente a un consorzio, e quindi formata da un gruppo prestabilito di nodi, a cui può accedere chiunque oppure i soli partecipanti al consorzio, a volte con accesso limitato alle informazioni;
3) privata, e quindi gestita da una sola organizzazione (può essere il caso di un’azienda che la utilizza per tutta la sua attività, di cui tutti i partecipanti sono a conoscenza).
Banche, governi e imprese tradizionali stanno già sperimentando questa tecnologia: ad esempio il Venezuela ha lanciato una criptovaluta — il petro — sostenuta dalle riserve petrolifere nazionali per sopravvivere alla dura crisi economica che ha colpito il Paese e che ha portato a una svalutazione del bolivar e a un’inflazione che ha superato il 40.000%. Secondo l’amministrazione Maduro, il petro potrebbe aiutare il tesoro a pagare il debito e sostenere le importazioni di beni fondamentali. L’uso della blockchain, tuttavia, può essere applicata a numerosi ambiti.
• Migranti: Bitnation sta progettando una carta d’identità virtuale d’emergenza per migranti e rifugiati basata sulla blockchain, che potrebbe provare crittograficamente l’esistenza di una persona e le sue relazioni familiari, registrate su una blockchain pubblica;
• Fame nel mondo: Il World Food Programme delle Nazioni Unite ne ha riconosciuto il potenziale per aiutare le popolazioni che soffrono la fame. Al momento per ogni dollaro donato, al destinatario finale arriva molto meno perché passa da tanti intermediari, che la blockchain invece elimina;
• Shipping: la compagna marittima danese Maersk la sta sperimentando con Ibm per migliorare efficienza e sicurezza del trasporto mercantile; l’obiettivo è velocizzare le decine di autorizzazioni necessarie per trasportare la merce da un porto all’altro. Ogni documento viene notificato a tutti nello stesso momento e la notifica, essendo criptata, costituisce la vidimazione;
• Finanza: la blockchain elimina gli intermediari nelle singole transazioni e i costi delle commissioni;
• Agroalimentare: permette di conoscere la storia di ogni prodotto, dalla nascita al consumatore finale;
• Assicurazioni: potrebbe prevenire le frodi e ridurre i costi delle piattaforme di gestione;
• Sanità: le cartelle cliniche potrebbero essere condivise fra i medici in qualunque parte del mondo, attraverso un database che consente di conoscere l’intera storia clinica di un paziente. Inoltre consente di seguire e validare l’attività di fornitura servizi e pagamenti con i fornitori;
• Farmaceutica: i medicinali possono essere tracciate e validati ad ogni passaggio della loro distribuzione, evitando contraffazioni e che scadano;
• Musica: la blockchain permette agli artisti di controllare la distribuzione della propria opera e il pagamento dei diritti, oggi facilmente raggirabili perché la musica viene scaricata gratis.
Insomma è una tecnologia che viaggia velocissima e le sue applicazioni sono numerose, ma non sarà la tanto declamata soluzione a tutti i mali, mentre ha punti deboli e criticità che devono essere normati, e occorre farlo in fretta. Sull’argomento è intervenuta anche la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, che ha chiesto la regolamentazione delle criptovalute per evitare che possano essere utilizzate in attività criminali come – ed è già successo – riciclaggio e finanziamento al terrorismo. Secondo Lagarde, inoltre, la volatilità delle criptovalute potrebbe essere una minaccia concreta per la stabilità dei mercati finanziari. Per questo, ha scritto, bisogna regolamentare e supervisionare la blockchain anche attraverso la cooperazione internazionale.

Negli ultimi anni si stima che siano stati 80 mila i progetti basati sulla blockchain, ma il 92% di questi è fallito entro dodici mesi. Nonostante ciò, la capitalizzazione di mercato di tutte le blockchain è al momento di 250 miliardi di dollari e, secondo gli esperti, potrebbe raggiungere a breve i 4 mila miliardi di dollari.

 

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