Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Il 21 maggio i greci eleggeranno un nuovo governo. Non è chiaro con quale partito. Due settimane prima del voto le prospettive che uno dei due maggiori partiti ci riesca sono magre. Nè Nea Demokratia (destra) dell’attuale presidente Kyriakos Mitsotakis, nè Syriza, l’alleanza delle sinistre e il suo candidato Alexis Tsipras ne sembrano capaci. Torna a galla la primavera del 1967, quando le elezioni previste per il 28 maggio non ebbero luogo perché il “παρακράτος » (Stato parallelo) – leggi i Servizi segreti greci ed americani – avevano distrutto le strutture democratiche dello Stato spianando la strada ai colonnelli. Segruirono sette anni di feroce dittatura.
Nel luglio 1974 il governo militare si era tolto dai piedi su pressione della CIA, i cui agenti, negli anni 60, avevano fatto di tutto per svuotare dall’interno il governo di centro-sinistra e costringerlo al ritiro. I militari se ne andarono, il παρακράτος rimase. I Servizi segreti cambiarono nome – il KYP (Servizio centrale informazioni) divento’ EYP (Servizio nazionale informazioni) – e i capi di governo della rinata democrazia continuarono a servirsene come se la dittatura non fosse mai esistita. Le vecchie schede con i nomi degli “elementi inaffidabili” rimasero fino agli anni 90 e, tuttora, non si sa che fine abbiano fatto.
Recentemente il quotidiano ateniese Efimerida ton Syntakton (Efsyn) ha invitato i suoi lettori a pensare alle giornate di aprile e maggio di 56 anni fa quando voteranno questa volta. Infatti, da più di un anno, il paese e la sua traballante democrazia sono minacciati da agenti manovrati sotterraneamente da chi vuole garantirsi il potere almeno per i prossimi quattro anni. Si tratta di Mitsotakis, accusato – non solo dall’opposizione di sinistra – di aver dato l’ordine, senza precedenti perfino in Grecia, di intercettare oltre 300 avversari politici, noti imprenditori, giornalisti e deputati di tutti i partiti.
Anche Andrea Papandreou, fondatore del Pasok (socialdemocratico) e capo del governo negli anni 80, e il suo avversario Konstantinos Mitsotakis, capo di Nea Dimokratia e presidente del Consiglio all’inizio degli anni 90, intercettavano le conversazioni dei loro concorrenti. Una sciagurata tradizione, dunque, che Mitsotakis ha ereditato – per cosi’ dire – da suo padre? Un ritorno a “vecchie abitudini” di un ceto politico la cui sete di potere ha regalato 56 anni fa una dittatura a 11 milioni di greci, tornando al suo posto dopo il 1974? Sembra che i greci abbiano continuato a votare padri e figli delle eterne dinastie arricchitesi con la “politica”: i loro nomi – Karamanlis, Mitsotakis, Papandreou – sono gli stessi ancora oggi. Salvo poche eccezioni, si chiamano cosi’ capi di governo, ministri, sindaci.
Fa parte della famiglia Mitsotakis anche la sorella del capo del governo, Theodora Bakogiannis, sindaca della capitale nel 2004, anno delle Olimpiadi di Atene, e ministra degli Esteri dal 2006, prima di tornare al lavoro di partito. Nel settembre 2019 suo figlio Konstantinos diventa sindaco della capitale mentre lo zio diventa presidente del Consiglio. Ma non basta. Grigoris Dimitriadis, un altro nipote del capo del governo e segretario generale di Mitsotakis, controlla i Servizi segreti. E’ stato Dimitriadis ad acquistare lo spyware “Predator” per intercettare politici suscettibili di diventare nocivi o potenzialmente utili per il capo nella sede del governo. Come il capo del Pasok, il deputato europeo Nikos Androulakis, cretese come Mitsotakis e possibile alleato. In campagna elettorale l’uomo – vittima delle intercettazioni – ha dichiarato di non essere disponibile per un’alleanza con Mitsotakis.
Le cose non vanno troppo bene neppure per l’opposizione. Malgrado il disastro ferroviario del 28 febbraio sulla linea Atene-Tessalonica costato la vita a 57 persone, la cui responsabilità è attribuita dai greci al governo, Mitsotakis continua ad avere 5 punti di vantaggio sul suo sfidante e predecessore, Tsipras. Sondaggi più recenti danno il partito di governo al 35,1%, Syriza al 28,6, il Pasok al 10,5 e i comunisti (indisponibili ad esntrare in un governo “borghese e corrotto”) al 6,7%. Dato che l’unico governo possibile sembra una grande coalizione Nea Dimokratia – Syriza, i greci già sono rassegnati a un secondo turno. Prevedibilmente, a luglio…
Giustiniano
7 maggio 2023