Dalla pg FB di Gianni gatti
Così mi ha parlato Ezio Bosso
Vorrei dedicare qualche parola a Ezio Bosso perché questa figura mi sta davvero torturando l’anima. Certe persone sono diverse ed è una ricchezza naturale che si coltiva forse come risposta ad un malessere limitante .
Ieri sera RAI 3 ha fatto vedere la puntata di “Lezioni di musica” e la grandezza di quest’uomo è stata una vampata di calore che colpisce.
Bosso non ha solo diretto una eccellenza di orchestra, era l’amico di ognuno dei musicisti, li citava per nome, ha fatto ascoltare strumenti che suonati nell’insieme non riesci se non sei del mestiere, a distinguere: controfagotto, violino, contrabbasso, trombone, flauto, percussioni, ecc .
Ha esplorato la musica parlando delle idee che avevano Beethowen e Verdi simili come destrutturazione dei modi della musica classici, della loro ribellione interna, personale
Ha dialogato con la sua filosofia musicale accompagnando pezzi di meraviglia suonata
Colpisce la forza naturale come si fosse immerso, vestito di quella musica, che ampliava sbracciando con le sue lunghe articolazioni, gioioso come un bambino, allegro di stare in quel mondo.
Lo ha fatto senza la spocchia e l’autoreferenzialità cui molti direttori d’orchestra ci hanno ormai abituati. Non era solo quella musica frutto della sua bravura da maestro ma anche di un collettivo che si capiva non era lì solo perché pagato per starci, ma come comunità che partecipa ad un piacere immenso.
Lo ha fatto da handicappato, con dolori che da anni lo limitavano nei movimenti e quando riusciva alla fine di una suonata al piano, “sfrucugliava” con le mani, a testa quasi posata sul piano stesso ed era il suo modo di accarezzarlo per ringraziarlo di avergli permesso quei suoni estatici.
Lo ha fatto parlando indirettamente alla bellezza della musica senza dogmaticità, con l’apertura che la sua poesia richiede come esempio virtuoso di umanità rara.
Ezio Bosso, sono un omone grande e grosso, ma mi sono commosso perché quello che usciva dalla magia dei suoi pochi spettacoli non era solo la competenza, ma il dialogo con l’emozione individuale come un duello di fiori in crescita, dove la consegna non era solo un suono ma una carezza al cuore.
Chapeu