Da un email di Cocetto Maria Valente
UN FILM AFRICANO ENTUSIASMANTE INFONDE FEDE ANTIARMI: DA FAR VEDERE IN TUTTE LE SCUOLE, BIBLIOTECHE OLTRE CHE ALLA TELEVISIONE E NEI CINEMA!
- Film nigeriano
“Mami Wata” del 2023 ”Mami Wata”
prende il nome da una divinità africana, simbolo dell’acqua e della dualità della natura: pura e incontaminata, ribelle e libera.. - Producer: Oge Obasi
- Writer: C.J. “Fiery” Obasi
- Runtime: 1h 47m

World Cinema
Premio Speciale Giuria
Fotografia
Drammatico
Lílis Soares
“Mami Wata”
di C.J.Obasi
(Nigeria)Del regista nigeriano :
C. J. ‘Fiery’ Obasi regista, sceneggiatore e montatore cinematografico nigeriano
in concorso LUCCA FILM FESTIVAL ‘Mami Wata’ (2023) Movie Trailer
t=1https://youtu.be/v2mDJeiX_SQ?t=1
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Jasper uccide “Mama Efe” (sacerdotessa e terapeuta di riferimento nel villaggio nigeriano di Iyi perché tutti e tutte rimangano giorno dopo giorno nel buon senso di impegnarsi nel lavoro dei campi onde conservarsi sobri grazie a cibi consumati felicemente in famiglia contro la tentacolare ossessiva tentazione alla dipendenza dall’ubriacarsi al bar e violentare ed uccidere anche con armi occidentali come le mitraglie). Il perfido
Jasper
crede di aver ucciso anche una delle due figlie della sacerdotessa “Mama Efe” perché la ha fatta legare alle braccia e alle gambe e fatta buttare in fondo al mare per cui Jasper con i perfidi maschi
complici assassini che si ubriacano al bar si allontana
credendo sia ormai affogata, ma l’altra delle due sorelle la salva con la respirazione bocca a bocca dopo averla tirata su dal fondo del mare quasi annegata). Le due sorelle per un po’ fuggono e restano nascoste per poi ritornare investite del duplice compito di proteggere la propria gente
e ripristinare la gloria della dea marina “Mami Wata” che la loro mamma “Mama Efe” sacerdotessa del villaggio nigeriano di Iyi e guaritrice di fatto nel culto della dea marina “Mami Wata”– anche dopo essere stata assassinata da Jasper perfido e gradasso – tutte e tutti la ricordano in quanto infondeva – in tutte le donne e uomini capaci del tradizionale buon senso di chi viveva senza armi e di lavoro e culto alla dea marina “Mami Wata” nel villaggio di Iyi – la fede nel bene del lavoro indipendente dei campi per cibi non inebrianti contro il diabolico bar che andava intontendo chi subiva l’assuefazione all’alcool e poi spinto al potere delle mitragliatrici.
Il film “Mami Wata” è ambientato in un piccolo villaggio nigeriano chiamato Iyi.
La storia è incentrata principalmente su tre personaggi femminili: Mama Efe, sua figlia biologica Zinwe, e la figlia adottiva Prisca.

Mama Efe, sacerdotessa, fa da intermediaria per Mami Wata, madre e dea delle acque venerata in diverse parti dell’Africa Occidentale.
Tramite la donna distribuisce consigli e benedizioni agli abitanti del luogo che in cambio concedono il loro raccolto.



Zinwe, contraria ai modi in cui la madre usa i propri poteri, scappa rubandole il totem della dea , speranzosa di divenire lei stessa intermediaria
Prisca,
nonostante sia sempre al fianco di Efe, appare più scettica verso la sua assoluta fede e il suo assoluto rifiuto di qualsivoglia fattore che possa scuotere la tradizione.
Quando un ragazzo si ammala e muore tra le braccia di Efe senza che possa fare niente per salvarlo, la fiducia riposta in lei e nel suo legame con Mami Wata (la dea marina) comincia a vacillare.
L’arrivo dal mare di un uomo misterioso, Jasper, e la ribellione di un gruppo di uomini (che si ubriacano al bar) che vuole prendere il controllo, sconvolge definitivamente il villaggio e le vite delle tre donne.
Da una parte un villaggio matriarcale, in cui tutto ciò che si ha e di cui si ha bisogno è la fede in una Madre divina.
Dall’altra il desiderio irrefrenabile dell’uomo di arrivare ed essere primo.
Jasper, Jadi e gli altri rivoluzionari vogliono spodestare
Mama Efe, portare nel villaggio elettricità, scuole e ospedali.
Ma tutto ciò che offrono non sono che armi, violenza e morte.
Il regista nigeriano C. J. ‘Fiery’ Obasi inserisce elementi dell’era moderna, come
sigarette, mitraglie e moto in uno spazio e in un’atmosfera che sembra senza tempo.
Ultraterreno e terreno si scontrano
in un mondo in bianco e nero
che ne sottolinea i contrasti.
Il nero accentua il bianco dei disegni sui volti degli abitanti del villaggio, dei costumi e delle
conchiglie
nei capelli
delle donne che scintillano sullo sfondo scuro.
Il nero del cielo pare annunciare la minaccia e la paura, ma anche la speranza e la possibilità di una nuova fede.
E mentre nel cielo rimbombano brutali gli spari degli uomini, le onde in bianco e nero di Mami Wata continuano ad infrangersi sulla spiaggia.
Questa parabola
visivamente affascinante si basa sulla mitologia dell’Africa occidentale e ci fa entrare in un altro mondo.
Sundance Film Festival è dedicato al cinema indipendente, si svolge ogni anno a Park City (Salt Lake City, Utah – Stati Uniti). Ha coinvolto fin dalla prima edizione come testimonial Robert Redford, che ama sintetizzare così lo spirito del festival. “Ampliare le nostre menti, coinvolgere, provocare, ispirare”.
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