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‘Infiltrats’, un documentario sullo spionaggio della polizia spagnola
da El Salto
Con un’ora di durata, il documentario fornisce dettagli sul modus operandi e sui modelli comuni della polizia, aprendo al contempo il dibattito sui limiti di questo tipo di operazioni. Inoltre, per la prima volta, vengono rivelati alcuni degli errori commessi dagli agenti di polizia sotto copertura e che sono stati fondamentali per scoprirli.
Quattro talpe nei movimenti sociali
Il rapporto spiega come, all’inizio del 2020, subito dopo le mobilitazioni dell’autunno 2019 contro la sentenza del processo [agli indipendentisti catalani], almeno quattro agenti del Corpo di Polizia Nazionale si siano infiltrati nei movimenti sociali della Catalogna e del Paese valenciano. Sotto falsa identità, Maria Perelló sbarca a Girona, Ramon Martínez a Valencia, e Daniel Hernàndez e Marc Hernàndez, a Barcellona.
I quattro fanno parte del 33ª corso della Scuola di Polizia di Àvila e agiscono sotto gli ordini della Comisaría General de Información, il servizio di intelligence del Cuerpo Nacional de Policía. Le sue funzioni sono “la raccolta, la ricezione e l’elaborazione di informazioni per l’ordine pubblico e la sicurezza”. Le strutture si trovano in un grande complesso della polizia nel quartiere madrileno di Canillas. Tutte le azioni sono sotto la mordacchia della Ley de secretos oficiales.
Nell’ambito delle operazioni, gli infiltrati si iscrivono all’università e occupano piazze pubbliche, conducono azioni di sabotaggio, partecipano a un incontro con avvocati per definire la strategia di difesa di un’attivista e mantengono relazioni sessuali-affettive.

Marc riesce a collegarsi con la sinistra indipendentista attraverso l’università e anche grazie alla sua partecipazione a un collettivo per il diritto alla casa nel Barrio Gotico di Barcellona. A Valencia, Ramon guida azioni di sabotaggio, un ruolo che secondo l’avvocato di Alerta Solidaria Maria Josep Martínez è un modo per legittimarsi e non destare alcun tipo di sospetto.
Dani instaura relazioni con donne provenienti da diversi progetti politici a Barcellona come “metodo” di infiltrazione, secondo l’avvocato Laia Serra.
María instaura una lunga relazione con il militante di Girona Òscar Campos, per il quale diventa “un supporto incondizionato”.
Di fatto, l’agente del Cuerpo Nacional de Policía Maria I. T. è stata la quarta spia scoperta nella classe del 2019 e uno dei casi che ha avuto più copertura mediatica.
Òscar Campos ha visitato la casa di famiglia di María nel quartiere Establecimientos di Palma, dove madre e figlia hanno mentito sull’attività lavorativa dell’infiltrata.
La madre stabilì uno stretto rapporto telefonico con lo spiato e il suo seguito a Girona, con i quali condivise momenti intimi. Maria, infatti, fu l’unica a presentare la sua famiglia reale e ora non si sa ancora perché lo abbia fatto: se sia stata una sua iniziativa o se stesse eseguendo gli ordini dei suoi superiori.
Il rapporto fa riferimento anche ai casi di infiltrazione della polizia che hanno avuto luogo a Madrid e al caso britannico, noto come lo scandalo Spycops, dove più di un centinaio di agenti di polizia hanno spiato più di mille gruppi politici di sinistra, hanno intrattenuto relazioni sessuali-affettive e, in alcuni casi, hanno persino avuto figli.
Tortura e maltrattamenti

“Il momento di scoprire che Marco era un infiltrato è stato molto duro e molto forte, di pensare che tutto quello che avevamo intessuto in quei due anni si stava rompendo, e abbiamo anche provato paura e rabbia di non capire perché ci avessero fatto questo”.
Così racconta Guillem Ortega, attivista e militante dell’Unione degli Studenti dei Paesi Catalani (SEPC), che ha portato alla scoperta che il compagno di classe che conoscevano non esisteva ed era un poliziotto sotto copertura.
Secondo lo psichiatra e direttore del Centro Sira, Pau Pérez-Sales, si tratta di situazioni di maltrattamento o tortura: “Ci deve essere una grave sofferenza, una intenzionalità, uno scopo per ottenere informazioni, per punire, per umiliare o per discriminare, e deve essere fatto da un funzionario statale”.
Secondo Pérez-Sales, i quattro casi si verificano nei casi di infiltrazioni oggetto del rapporto.
A seguito dei casi di infiltrazione della polizia scoperti, individui e gruppi colpiti hanno presentato diverse denunce. Tutti loro coincidono nell’accusare gli agenti e i loro comandanti di un crimine di tortura e maltrattamenti, e di divulgazione di segreti.
Il valore del giornalismo investigativo
Il rapporto è il risultato finale di anni di inchieste giornalistiche. Infatti, la rivista La Directa ha scoperto i quattro casi grazie al lavoro di una squadra investigativa composta da Gemma Garcia Fàbrega, Jesús Rodríguez Sellés, Ester Fayos, Irene Molina, David Bou e Marc Iglesias Colomer. È il lavoro persistente, scrupoloso e a lungo termine di questa squadra che ha reso possibile il film.
Inoltre, l’indagine, nota come “Espionaje de Estado”, ha vinto il 9° premio di giornalismo investigativo Ramon Barnils nel novembre 2023. La giuria ha particolarmente apprezzato il rigore, le tecniche di ricerca e l’impatto sociale dell’informazione, nonché l’impatto politico e sociale della ricerca.
Il documentario è disponibile a questo link.
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Spagna. Smascherato l’ennesimo poliziotto infiltrato nei movimenti
di Marco Santopadre (*)
In Spagna non esistono gruppi armati operativi ormai da molti anni e, anche se i movimenti sociali e politici sono mediamente più attivi e radicali rispetto al resto dei paesi europei, non si assiste certo ad una radicalizzazione dei comportamenti politici in grado di impensierire gli attuali assetti istituzionali.
Eppure, da ormai due anni e mezzo diversi gruppi politici e organizzazioni sociali, con il fondamentale supporto di alcuni media indipendenti, continuano a denunciare in maniera precisa e documentata l’infiltrazione nelle loro file di agenti sotto copertura che, spesso per anni, hanno sistematicamente spiato ed in alcuni casi tentato di influenzarne l’attività.

L’ultimo caso individuato è quello di Nieves López Medina, una falsa identità dietro cui si nascondeva l’agente N.M.C.F., agente della Policia Nacional diplomatasi – come molti dei suoi colleghi e colleghe smascherate – all’Accademia di Ávila.
L’agente si è infiltrata per sei mesi in alcuni movimenti ecologisti di Madrid, in particolare Extinction Rebellion e Fridays For Future.
Come in tutti gli altri casi, l’infiltrata si è avvicinata ai gruppi da spiare presentandosi come appena trasferitasi da un’altra città – in questo caso Murcia – e desiderosa di unirsi alle mobilitazioni. La prima azione alla quale l’agente sotto copertura ha partecipato è stata organizzata da “Rebelión o Extinción” il 10 dicembre del 2023: con altri 30 attivisti, agganciati il giorno precedente in occasione di una riunione di preparazione dell’iniziativa, si era incatenata ad un albero all’interno di un terreno ad Arganzuela per impedirne il taglio. Poco dopo, l’intervento violento della polizia in tenuta antisommossa portò all’evacuazione degli attivisti che vennero denunciati e multati.
Già in quell’occasione il comportamento di “Nieves” destò alcuni sospetti tra gli attivisti di ER, allertati dopo la scoperta di alcuni poliziotti infiltrati nei movimenti dediti alla disobbedienza civile. Lo stesso accadde anche in Fridays For Future, che l’agente approcciò probabilmente per prendere contatti con un movimento più radicale, “Futuro Vegetal”.
Quando inviò a “Rebelión o Extinción” la multa ricevuta per l’azione di Arganzuela affinché gli attivisti la aiutassero a pagarla – pratica abituale nei movimenti sociali – “Nieves” decretò la fine della sua copertura che evidentemente non era stata ben organizzata. Dopo aver presentato ricorso alla sanzione, gli ecologisti entrarono in possesso del suo falso documento di identità, scoprendo che non corrispondeva a nessuna persona registrata all’anagrafe di Murcia e a nessun certificato di nascita. Nei mesi successivi, vistasi scoperta, l’agente è scomparsa.
Nei giorni scorsi, dopo aver approfondito ulteriormente la vicenda, il quotidiano “El Salto Diario” ha deciso di pubblicarne i particolari chiedendo anche la versione del Ministero dell’Interno spagnolo e del Commissariato Generale di Madrid, che però non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Quello di “Nieves” è il dodicesimo caso individuato e denunciato a partire dal 2022. Nei mesi scorsi il settimanale “La Directa” e la rete pubblica catalana TV3 hanno collaborato alla realizzazione di un documentario – “Infiltrats” – che ha permesso ad un pubblico più vasto di conoscere i dettagli di un’operazione di spionaggio a danno dei movimenti sociali e politici antagonisti di sinistra e indipendentisti in tutto il paese.
Il programma è stato inaugurato dal governo di destra di Mariano Rajoy ai tempi del cosiddetto “movimento degli indignados” (noto in Spagna come 15M) all’inizio dello scorso decennio ma evidentemente l’esecutivo di Pedro Sánchez, nonostante le rimostranze delle forze di sinistra e indipendentiste che lo sostengono, ha deciso di perpetuare.
La maggior parte degli infiltrati finora smascherati, infatti, hanno iniziato la loro attività a partire dal 2019-2020, subito dopo la nomina a presidente del governo del leader socialista e alla carica di Ministro dell’Interno dell’ex giudice Fernando Grande-Marlaska, noto in passato per il suo atteggiamento persecutorio nei confronti della sinistra indipendentista basca e dei movimenti antagonisti spagnoli. Rispondendo alle richieste di spiegazioni di alcuni deputati di sinistra, in varie occasioni Grande-Marlaska ha implicitamente riconosciuto l’esistenza del programma di spionaggio e difeso le operazioni di intelligence sotto copertura, affermando che se non hanno nulla da nascondere gli attivisti non hanno nulla da temere.

Nelle scorse settimane, vari e varie militanti che hanno subito le attenzioni degli agenti sotto copertura tra il 2022 e il 2024 hanno realizzato un vademecum – intitolato “Manuale per smascherare un poliziotto infiltrato” – diretto ai movimenti sociali.
Il penultimo caso di infiltrazione, denunciato da “La Directa” all’inizio di aprile, era stato scoperto a Lleida, in Catalogna. Il settimanale ha scritto che “Joan Llobet Garcia”, attivo in vari movimenti sociali della città, era in realtà A.G.A., un agente di polizia diplomatosi al 32° corso dell’Accademia di Avila. Per due anni l’agente sotto copertura ha spiato l’”Ateneo Cooperativo La Baula”, il sindacato studentesco indipendentista SEPC e poi Endavant, una delle organizzazioni indipendentiste che forma con altre realtà il movimento politico CUP. La sua attività sotto copertura iniziò nel settembre del 2019, partecipando prima alle proteste contro la condanna di vari esponenti politici indipendentisti e poi, nel 2021, a quelle contro l’arresto del rapper Pablo Hasél, accreditandosi presso i circoli antagonisti di Lleida.
L’agente raccontò agli attivisti agganciati che si era trasferito da poco in città per partecipare ad un corso di formazione e riuscì a partecipare anche ad un’assemblea nazionale di Endavant. Quando il suo comportamento ha destato i primi sospetti ha iniziato ad assentarsi per lunghi periodi con la scusa di raggiungere la sua famiglia d’origine a L’Esparraguerra, un piccolo comune in provincia di Barcellona dove però nessuno lo conosceva, finché i giornalisti de “La Directa” non hanno scovato un video che lo ritraeva durante il “giuramento alla bandiera” alla fine del corso di Avila nel 2018.
Precedentemente “El Salto” e “La Directa” avevano denunciato lo sconcertante caso di Maria Ángeles G.A., un’agente della Policía Nacional che spacciandosi per Marta de Aranjuez si è infiltrata per ben due decenni nel centro sociale El Laboratorio, in alcuni movimenti baschi, nel Coordinamento Antifascista e in alcuni gruppi di supporto ai prigionieri politici del GRAPO. Per sette anni “Marta” ha fatto parte del collettivo “Madres Contra la Represion”, dedicandosi alle attività di supporto agli attivisti alle prese con processi e sanzioni penali e pecuniarie.
A marzo “La Directa” aveva svelato l’infiltrazione, a partire dal 2018, nei movimenti filo-palestinesi attivi a Barcellona dell’agente Belen Hammad, che nel 2024 ha fatto perdere le sue tracce dopo aver destato i primi sospetti tra gli attivisti del coordinamento “Prou complicitat amb Israel” (Basta complicità con Israele).
Alcuni agenti infiltrati, sia uomini che donne, individuati nel 2022 e nel 2023, hanno fatto ricorso anche a relazioni sessuali e sentimentali e all’uso di sostanze stupefacenti per meglio accreditarsi all’interno dei gruppi sociali e politici che intendevano sorvegliare.
Alcune delle vittime delle tecniche di manipolazione utilizzate si sono sentite psicologicamente abusate ed hanno fatto appello al reato di tortura, visti i danni emotivi provocati dalle relazioni avviate strumentalmente dagli agenti sotto copertura, ed hanno presentato denuncia formale. Ma finora nessun tribunale spagnolo ha accettato di avviare un’indagine dopo che la Procura Generale dello Stato ha difeso l’operato dei corpi di sicurezza; a gennaio alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani – Iridia e Acció Contra l’Espionatge d’Estat – hanno presentato una denuncia presso il Tribunale Costituzionale di Madrid.

(*) Pagine Esteri.
Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria.
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