Il lato oscuro del Risorgimento: gesuiti, nobiltà, massoneria e intelligence

Dal blog https://comedonchisciotte.org

A cura di Redazione CDC Il 11 Giugno 2025

nella costruzione dell’Italia Unita e della geopolitica atlantica angloamericana

PRIMA PARTE – Nel cuore della storia del Risorgimento italiano, tra la retorica dell’unità nazionale e l’epopea garibaldina, si cela un fitto intreccio di relazioni invisibili che collegano gesuiti, aristocrazia, reti massoniche e poteri finanziari transatlantici.

Introduzione a cura della Redazione 

Nel cuore della storia del Risorgimento italiano, tra la retorica dell’unità nazionale e l’epopea garibaldina, si cela un fitto intreccio di relazioni invisibili che collegano gesuiti, aristocrazia, reti massoniche e poteri finanziari transatlantici.

Un mosaico di forze che, muovendosi nell’ombra, hanno costruito le fondamenta della modernità italiana e del suo ancoraggio geopolitico all’Occidente angloamericano.

Più che un’epopea nazionale, il Risorgimento si rivela così come un progetto transnazionale, orchestrato da una élite ristretta che ha saputo combinare finanza, nobiltà e intelligence per ridisegnare l’Europa.

Si tratta di una visione integrata della storia, che tiene conto delle forze strutturali, spesso invisibili, che hanno guidato le trasformazioni politiche e culturali dal XIX secolo ad oggi.

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Il lato oscuro del Risorgimento: gesuiti, nobiltà, massoneria e intelligence nella costruzione dell’Italia Unita e della geopolitica atlantica angloamericana

Di Loreto Giovannone per ComeDonChisciotte.org

[PRIMA PARTE]

Premessa

Questo articolo è parte integrante di una ricerca storica più ampia sull’influenza gesuita (in particolare della Georgetown University) nella geopolitica americana e sul ruolo delle élite aristocratiche italiane ed europee nella trasformazione dell’Europa moderna.

Segue quattro precedenti lavori già pubblicati su ComeDonChisciotte.org: 1) Deuteronomio e NATO; 2) Gesuiti della Georgetown University; 3) USA e Nuovo Ordine Mondiale. Il gesuita Edmund Walsh e la politica deuteronomica americana; 4) Giappone tra CIA, massoneria e gesuiti.

Nell’articolo USA e Nuovo Ordine Mondiale si descriveva il ruolo del gesuita Edmund Walsh come regista e consulente determinante del democratico Harry Truman, mentre in Giappone tra CIA, massoneria e gesuiti si descriveva il suo ruolo di affiancamento a Douglas MacArthur nell’occupazione del Giappone dopo la Seconda guerra mondiale.

In questo articolo, di cui si pubblica ora la prima parte, si evidenzia il ruolo di Walsh quale uomo ombra di Dwight D. Eisenhower e di Walter Bedell Smith e figura chiave nella diplomazia e geopolitica americana del XX secolo.

I Gesuiti. Risale a secoli antichi l’influenza diretta del Papato sulla Savoia: iniziata dal gesuita Pietro Favre teologo (1506-1546), prosegue con il cardinale Maurizio Savoia (1593-1657), quarto figlio di Carlo Emanuele I, per sublimarsi con Carlo Emanuele IV (1751-1819), terziario domenicano, gesuita, re di Sardegna dal 1796 al 1802.

Dopo la restaurazione, casa Savoia è ben assistita nella politica dal gesuita Giovanni Antonio Grassi (1775-1849), sotto il superiore generale Jan Roothaan. Il gesuita fu confessore e attento osservatore degli avvenimenti politici nella casa reale Savoia a Torino e in quella Borbone a Napoli. Pur se in tarda età, Grassi era presente a Roma durante il fallito tentativo di colpo di stato del 1848 (Repubblica Romana) e vi morirà l’anno seguente il 12 dicembre 1849.

Fu Giovanni Antonio Grassi il riformatore in America del Georgetown College nel 1812, favorendo le condizioni per la futura formazione delle classi dirigenti nel College riformato. Nacque, infatti, dopo un ventennio il Democratic Party (il Partito Democratico Usa). Lo stesso Democratic Party che fornì, insieme alla Young America, l’organizzazione e l’appoggio politico ad una fitta rete internazionale di associazioni semiclandestine in tutta Europa: Young England, Young France, Young Swiss, Young Germany, Young Serbia (Serbi austroungarici), Young Poland, Young Hungary, Young Russians (Nazionalisti liberali panslavi, che riuniva Cechi, Ruteni, Sloveni, Slovacchi, Croati e Serbi di Croazia) e nell’Italia preunitaria “Giovane Italia”. Sotto le reti massoniche nacquero molte delle cellule europee della Young America, tutte con la spinta nazionalista e democratica, il cui scopo dichiarato era complottare con i cosiddetti “moti” e le “rivoluzioni colorate” per la sovversione politica finalizzata a rovesciare le monarchie europee.

I Medici del Vascello: La famiglia Medici Marchesi del Vascello

I Medici del Vascello sono una nobile famiglia italiana di origini piemontesi di Castello di Annone (AT). L’iniziatore della casata e delle sue fortune fu Giacomo Medici, combattente durante le guerre d’indipendenza italiane e uomo di fiducia di Giuseppe Garibaldi durante la spedizione dei Mille che, dopo la presa di Roma, venne proclamato marchese del Vascello da re Vittorio Emanuele II nel 1876.

In precedenza era stato medaglia d’oro al valor militare nel 1866, prefetto di Palermo e aiutante di campo del re. Il titolo di cui venne insignito fa riferimento non a un feudo, ma piuttosto esso viene definito un titolo di battaglia: il Vascello era infatti il luogo della città di Roma, presso Porta San Pancrazio, dove aveva condotto una gloriosa difesa durante la prima guerra d’indipendenza italiana nel 1849. Alla sua morte avvenuta il 9 marzo 1882, non avendo avuto figli, lasciò il titolo di Marchese del Vascello al cugino di secondo grado Luigi Medici e la proprietà della villa “Il Vascello”.[1]

Stemma Medici del Vascello. Da notare il leone di Giuda con la spada sopra la corona

L’Unità d’Italia: i Pallavicini, i Pignatelli, i Marchesi del Vascello e William de Rohan americano

Le tre famiglie Pallavicini, Medici e Pignatelli sono attori centrali nel Risorgimento italiano. I Pallavicini forniscono non solo uomini, ma intelligence alla causa sabauda.  Giorgio Pallavicino Trivulzio, del ramo milanese dei Pallavicini (1796-1878), fu “patriota” e realizzò il progetto dell’Unità d’Italia, fornendo a Cavour con la Società Nazionale Italiana (una organizzazione di intelligence e di propaganda di casa Savoia) agenti, spie e reti cospirative.

Della famiglia Medici (Marchesi del Vascello) il principale protagonista fu Giacomo (1817-1882) “patriota” e generale.

Nel 1840 andò a Londra e vi conobbe Mazzini; nel 1845 raggiunse il padre a Montevideo, dove strinse rapporti con Garibaldi. Partecipò nel 1848 agli scontri armati della Repubblica Romana: fece costruire delle trincee e dei camminamenti tra la Casa Giacometti, il Vascello e Porta San Pancrazio e in questo modo riuscì a resistere a tutti gli attacchi dei Francesi. Nel 1860 fu combattente in Sicilia con una milizia paramilitare irregolare di 3500 uomini di nazionalità sconosciuta, denominata “Nazione Armata”, poi rinominata “spedizione Medici”. Il generale e la sua “spedizione Medici” furono traghettati dalla Sardegna alla Sicilia da navi acquistate a Genova e messe sotto bandiera americana. Giacomo si trovava nella nave Washington, dove era presente il console degli Stati Uniti, Timothy Dwight, che issò la bandiera a stelle e strisce e che successivamente ne confermò l’acquisto in un rapporto datato 20 giugno 1860. Giacomo firmò con la compagnia Rubattino i contratti per le navi della spedizione dei Mille di Garibaldi.

Nel 1866 Giacomo fu mandato a Palermo come prefetto, dotato di poteri insolitamente ampi e, soprattutto, della piena fiducia del Re, per reprimere l’insurrezione passata alla storia come la rivolta del Sette e mezzo. A Palermo conobbe e sposò la nobile inglese Lady Ingham, vedova di Lord Ingham-Whitaker, morto  nel marzo 1861; questa unione sancì i contatti con gli ambienti politici e diplomatici inglesi che complottarono per il Risorgimento italiano.

Al ramo napoletano della famiglia Pignatelli viene fatta risalire l’origine della Carboneria. Giuseppe Leti (Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato), nel suo saggio Carboneria e massoneria nel Risorgimento italiano, riportando rapporti della polizia austriaca del 1820, afferma: “si ritiene la società dei carbonari abbia avuto origine in Napoli nel 1718, per opera della famiglia Pignatelli. Tale società viene considerata semi massonica, ed è popolare, composta cioè nella maggior parte da minuto popolo. Scopo di essa si è principalmente l’indipendenza dai monarchi”.  La lunga infruttuosa rincorsa dei settari durò un secolo e mezzo, ma con l’incontro degli ideali liberali massonici e soprattutto con i finanziamenti dei massoni democratici d’oltre Atlantico, nel 1860 riuscirono a rovesciare i governi dinastici preunitari. Quindi gli esuberanti finanziamenti americani dei Garibaldi Fund andarono a sostenere tutta la macchina bellica risorgimentale, manovrata in prima persona principalmente dalle tre famiglie. Dei Pignatelli, ferventi patrioti, ricordiamo Vincenzo Pignatelli (1808 – 1881) ottavo principe di Strongoli ed il figlio Francesco (1837 – 1906) nono principe di Strongoli. La tradizione patriottica dei Pignatelli Strongoli, rinsaldata dal ricordo dei due martiri del ‘99, si mantenne viva in tutto il Risorgimento; nel 1860 essi, tra i nobili napoletani, furono i primi ad aderire entusiasticamente all’età nuova.  I Pignatelli li ritroveremo durante il fascismo e nella Repubblica (nel MSI) con Valerio Pignatelli di Cerchiara, così come Giacomo Medici del Vascello (discendente di Giacomo patriota) fu sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo Mussolini dal 1935 al 1939.

Due ulteriori notazioni dell’influenza gesuita e americana sul Risorgimento.

Il diplomatico degli Stati Uniti presso il Regno di Sardegna dal 1854 al 1861 fu il democratico John Moncure Daniel (1825-1865), suoi i dispacci inviati al segretario di stato Lewiss Cass durante la presidenza del democratico James Buchanan.  Del presidente James Buchanan ricordiamo che la sua guida spirituale fu il gesuita James Ryder, direttore per due mandati della Georgetown University.

William De Rohan. Tra i sostenitori più attivi della causa italiana William De Rohan (1820 – 1891), cittadino statunitense di Filadelfia, comandante militare di filibusta, “soldato di ventura”; era stato in Sud America con Garibaldi al comando delle filibuste dell’Argentina contro la Spagna, poi ammiraglio della flotta cilena. A giugno del 1860 William De Rohan si trovava a Genova, dove acquistò tre navi francesi l’Helvétie, l’Amsterdam e la Belgium cambiandone il nome in Washington, Franklin ed Oregon, battenti bandiera americana, che vennero usate, come anticipato, per il trasporto di volontari e della “spedizione Medici” in Sicilia.  A queste navi venne aggiunto lo sloop Charles e Jane.

Per questo ottenne il grado di ammiraglio, ma non la restituzione della somma utilizzata per l’acquisto delle imbarcazioni.

Rothschild d’Europa negli Stati schiavisti del Sud degli Stati Uniti d’America, all’inizio dell’800 tra lana, tabacco e navi

Questo argomento meriterebbe vasta trattazione ed approfondimento, ci limitiamo ad accennare che alla nascita di Wall Street Rotschild aveva enormi capitali provenienti dai commerci marittimi (merci e schiavi) delle isole tropicali del Venezuela. Nel 1635 gli olandesi stabilirono sul territorio dove sorgerà Wall Street la sede della West India Company. Nel 1674 New Amsterdam, con il definitivo passaggio alla corona inglese, divenne New York e il quartiere di Manhattan dove si trovava Wall Street divenne il centro degli affari della comunità ebraica, che contava già un numero considerevole di membri, tutti impegnati in attività speculative e nella creazione di banche e istituti di credito. Nel 1711 fu istituita a Wall Street la sede del mercato degli schiavi. Nel 1792 prese vita l’associazione dei 24 commercianti più importanti della città, che formando un cartello, stabilirono di fare affari solo tra di loro senza partecipare ad altre aste di titoli. Questa intesa rappresentò la nascita della prima organizzazione di scambi azionari e l’inizio della Borsa.

I potenti monopolisti, all’inizio dell’800, sono in grado di condizionare i mercati d’Europa. Nel frattempo, i Rothschild “stabilirono uffici negli Stati meridionali degli USA per l’acquisto di lana, che spedirono in Francia, dove la commercializzarono. Hanno acquistato interi raccolti di tabacco per soddisfare il fabbisogno di tabacco dei vari Stati. Le loro navi trasportavano gli enormi carichi tra gli Stati Uniti e la Francia. Così, quando scoppiò la Guerra Civile (1861-5) tra Nord e Sud, i Rothschild d’Europa erano ovviamente molto coinvolti da entrambe le parti”.[2]

Banche Rothschild inglesi, francesi e americane nel Risorgimento italiano

1830. In una lettera alla sorella di Luigi Filippo di Francia, Talleyrand (Talleyrand Périgord, Charles-Maurice), allora ambasciatore a Londra, scrisse il 15 ottobre 1830: “Il ministero britannico è sempre messo al corrente di tutto da Rothschild da dieci a dodici ore prima dei dispacci di Lord Stuart (l’ambasciatore a Parigi). Le loro navi non imbarcano passeggeri e salpano con qualsiasi tempo. I Rothschild non si fanno scrupoli, combattono senza mezze misure chi minaccia di intaccare il loro potere e non si lasciano fermare nemmeno dalle guerre, anzi le loro capacità sono tali che riescono ad essere al contempo i banchieri di Cavour e di Metternich e la loro spregiudicatezza è pari alla loro abilità. Il poeta tedesco Heinrich Heine, in esilio a Parigi, godendo del patrocinio Rothschild scrive: “Il Denaro è il Dio della nostra epoca e Rothschild è il suo profeta.”

1831. Il Vaticano e i Savoia allo sportello della banca Rothschild. I primi di febbraio 1831 il popolo bolognese si sollevò proclamando la fine del potere temporale del Papa nella legazione. Nei giorni successivi la rivolta si estese all’intera Romagna, le Marche e parte dell’Umbria. La rivolta dei “Comitati Provvisori di Governo” frammentò l’unità territoriale e politica dello Stato Pontificio e il 25 febbraio avrebbe dato vita ad un “Governo Provvisorio delle Province Unite Italiane”. Il pontefice fece appello all’Austria affinché intervenisse per ristabilire l’ordine sui territori in rivolta. Sempre nel 1831 Cavour indebitò il Piemonte con James de Rothschild (il più giovane dei cinque figli di Mayer Amschel Rothschild, appartenente alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra) e per pagare i debiti si fece aiutare da Carlo de Rothschild con ulteriori prestiti di 180 mila scudi l’anno. In questo modo il Piemonte e Cavour furono presto nelle mani dei Rothschild. Questo fu un primo passo fondamentale per arrivare all’unità dell’Italia con la forza, unità imposta dai Rothschild stessi attraverso il loro banchiere di riferimento con i politici democratici Aaron Schönberg (August Belmont) e i “figuranti” Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour, Mazzini, Bixio, etc.

1849. Banca privata e pubblico denaro. Dalla fusione di due banche, la Banca di Genova (Carlo Bombrini 1844) e la Banca di Torino (1847), nel 1849 nacque, in Piemonte, la Banca Nazionale degli Stati Sardi, anch’essa di proprietà privata. Cavour, che aveva propri interessi in quella banca, impose al parlamento savoiardo di affidare alla banca il compito di tesoreria dello Stato. Nel maggio 1851, Cavour ne aumentò il capitale sociale, infatti, con un disegno di legge ne autorizzò il raddoppio del capitale da 8 a 16 milioni. Nei mesi successivi vi fu l’ingresso di nuovi azionisti con emissione di obbligazioni del Prestito Anglo-Sardo con Carl Joachim Hambro. Alla Banca Nazionale degli Stati Sardi fu imposto sia l’obbligo di istituire due succursali a Nizza e a Vercelli, sia di assumere le funzioni di cassiere dello Stato. La banca privata emetteva e gestiva denaro dello Stato prima e dopo l’Unità assumendo nel 1861 la denominazione Banca Nazionale nel Regno d’Italia. Nel 1867 acquisisce sia la Banca di Parma sia la Banca delle Quattro Legazioni. Da notare che nel 1897 aveva ancora circolanti, nel proprio portafoglio, obbligazioni del Prestito Anglo-Sardo, il Prestito Rothschild del 1857.

1860. Un finanziamento della massoneria anglo-americana dietro l’avventura dei Mille. La conquista degli Stati che componevano la Penisola italiana e, in particolare, del ricco Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia, non fu solo dettata dall’esigenza di rientrare dall’esposizione nei confronti di Banque Rothschild che aveva già investito molto denaro nelle avventure belliche piemontesi. Nella spedizione dei Mille il ruolo delle sette segrete inglesi, francesi e americane fu determinante con un finanziamento di tre milioni di franchi, i cosiddetti Garibaldi Funds: dall’America molti ex-patrioti italiani in esilio, come pure tantissimi sostenitori americani dell’unificazione italiana investirono nei Garibaldi Funds da un capo all’altro degli Stati Uniti. Secondo i registri finanziari del Resoconto del Fondo Milione Fucili, presentati da Enrico Besana e Giuseppe Finzi (Fratelli Borroni: Milano, 1861), i contributi finanziari americani furono doviziosamente ad esuberanza, soprattutto dopo il dominio militare di Garibaldi di Palermo. I fondi per la causa italiana arrivarono da New York, Boston, West Point, San Francisco, San Jose, Santa Barbara, Portland (Oregon), Jacksonville, ecc. [3] e con il monitoraggio costante dell’impresa. Il ricorso alle finanze dei Rothschild ha avuto effetti non marginali, soprattutto non transitori, sulla struttura e sull’ordinamento del credito in Italia. Con l’Unità si instaurò in Italia il triangolo letale delle due banche Rothschild di Parigi e Londra per il prestito estero con l’American Banknote Co. di New York, produttrice della moneta cartacea almeno nei due tagli delle due lire e delle dieci lire. Dopo l’impresa di Garibaldi, la quasi totalità della ricchezza «napoletana» andò al Piemonte e Camillo Benso Conte di Cavour poté saldare i suoi enormi debiti con i Rothschild.[4] L’Italia unita risultò totalmente indebitata con la finanza Rothschild fino al conseguente strozzamento con la crisi finanziaria del 1882.

La famiglia Medici del Vascello nel parlamento del Regno d’Italia, vincitori di appalti pubblici a partire dall’affare delle “ferrovie meridionali” nelle mani dei banchieri Rothschild

Luigi Medici senatore del Regno, cugino del garibaldino Giacomo Medici, ebbe due fratelli, Francesco, deputato in Parlamento, e Giuseppe, sindaco di Castello d’Annone (AT). Luigi era un ingegnere con una propria “impresa Medici”[5] . Realizzò la costruzione del tratto ferroviario Rutino-Vallo del tronco Battipaglia – Castrocucco e fu subappaltatore, per la Società delle ferrovie meridionali, della compagnia di Paulin e Leon Talabot, tutti facenti capo ai Rothschild. L’Ingegnere Paulin Talabot, il faccendiere e prestanome dei Rothschild per la costruzione delle ferrovie meridionali, fu anche azionista del Crédit Lyonnais. Di altre opere pubbliche realizzate dal senatore se ne dava notizia da un articolo della rivista dell’associazione degli Astigiani: “Luigi, ingegnere a servizio delle Ferrovie Meridionali e poi militare, depose la divisa e tornò alla costruzione di strade ferrate (dal 1870 al 1872 si occupò della prima ferrovia calabro-sicula) e più in generale di opere pubbliche – funicolari, acquedotti – cooperò alla realizzazione dei muraglioni del Tevere e del porto di Genova. A lui si devono, infine, gli acquedotti di Ferrara, Adria, Comacchio e le bonifiche del ferrarese. Si occupò anche di agricoltura nella vasta tenuta della Mandria”.[6] L’imprenditore Luigi fu, inoltre, fondatore dell’industria dei cementi di Borgotaro, della Società edilizia centrale di Milano, della Società del Gianicolo di Roma, della Società laziale di Elettricità e dell’Educandato “Giacomo Medici”.[7]

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