Dal blog https://www.qualenergia.it/
- Massimiliano Cassano
- 1 Agosto 2025
L’accordo con Washington si basa su numeri spropositati, aumenta la dipendenza energetica dell’Europa e la espone alla volatilità del mercato delle fossili. La Commissione si difende in modo imbarazzante: “Restiamo fedeli agli obiettivi di decarbonizzazione”.
Il piano dell’Ue di acquistare 250 miliardi di dollari di energia dagli Stati Uniti per ciascuno dei prossimi tre anni (prevalentemente petrolio, Gnl e combustibili nucleari) è “irrealistico” e potrebbe “mettere a rischio la sicurezza energetica del blocco”.
Lo afferma la Ieefa in una recente analisi di commento all’accordo tra Bruxelles e Washington il 27 luglio, che prevede l’imposizione di dazi del 15% sulla maggior parte delle esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti.
L’Europa intende acquistare complessivamente 750 miliardi di dollari di energia dagli Stati Uniti nel prossimo triennio, ufficialmente per “sostituire gli acquisti di petrolio e gas dalla Russia”, sostiene la Commissione.
Inizialmente Trump aveva addirittura chiesto a von der Leyen di impegnarsi a spendere 1.000 miliardi in acquisti di energia durante il suo mandato, prima di arrivare alla somma di 750 miliardi, rivela Politico in un articolo in cui si sottolinea anche come la battaglia aperta alle rinnovabili messa in campo dal presidente Usa potesse anche sottendere alla volontà di sfruttare proprio l’Europa per aumentare le esportazioni di Gnl.
Nel 2024 gli Stati Uniti sono però già stati il principale fornitore di petrolio e Gnl dell’Ue, oltre che il secondo fornitore di carbone.
Nella prima metà del 2025, il 55% delle importazioni di Gnl dell’Unione proveniva dagli Usa, il 16% dalla Russia, il 9% dal Qatar, il 6% dalla Nigeria e il 5% dall’Algeria.
Un accordo irrealizzabile
Aumentare drasticamente le importazioni di Gnl per soddisfare l’accordo è però praticamente impossibile.
La domanda di gas in Europa è in calo ed è improbabile che il mercato riesca ad assorbire volumi in eccesso. Inoltre, non sarebbe una buona mossa sul piano economico, visto che il mercato del gas è intrinsecamente volatile e il Gnl americano è un combustibile costoso, oltre che con altissimi livelli di emissioni.
L’Ue ha pagato circa 225 miliardi di euro per le importazioni di Gnl negli ultimi tre anni, di cui 100 miliardi di euro per quello statunitense, cifra in parte dovuta al fatto che è molto costoso per gli acquirenti europei rispetto a quello di altri fornitori.
L’accordo rischia anche di creare un’eccessiva dipendenza da un unico Paese venditore. Sulla base dei prezzi del 2024 e mantenendo la stessa proporzione di prodotti energetici acquistati dagli Stati Uniti rispetto alle importazioni totali di energia, l’Ieefa stima che l’Ue dovrebbe triplicare le sue importazioni di petrolio, carbone e Gnl statunitensi nel 2025 per rispettare l’impegno.
Per rientrare nell’accordo l’Ue dovrebbe approvvigionarsi di circa il 70% delle sue importazioni energetiche dagli Usa.
Inoltre, anche gli Stati Uniti dovrebbero aumentare di molto i volumi di export. Secondo dati raccolti dagli analisti energetici di Kpler, sommando il valore di petrolio greggio, Gnl e carbone metallurgico esportati dagli Usa nel 2024 si arriva a un totale di 165,8 miliardi di dollari.
Il che significa che anche se l’Ue acquistasse l’intero volume esportato lo scorso anno, la cifra sarebbe comunque ben al di sotto degli irrealistici 250 miliardi di dollari pattuiti.
Soldi “sprecati”
In sintesi, afferma la Ieefa, l’accordo è caratterizzato da grande incertezza e rischio per quanto riguarda la domanda di gas e Gnl, la diversificazione dei fornitori, le normative climatiche e la sostenibilità finanziaria.
Con la domanda europea di gas in continuo calo fino al 2030 e oltre, gli analisti prevedono che i venditori di Gnl faranno fatica a trovare acquirenti nel vecchio continente.
La Ieefa ha anche calcolato quanti progressi si potrebbero fare nelle rinnovabili investendo la stessa cifra di 750 miliardi in tre anni. Con quella somma, nell’Ue si potrebbero installare 321 GW di fotovoltaico utility-scale, 151 GW di eolico onshore e 74 GW di eolico offshore.
Una potenza da Fer che consentirebbe all’Ue di aumentare il suo installato di solare ed eolico di circa il 90%, rispetto ai 569 GW di fine 2024.
Il contraddittorio chiarimento di Bruxelles
Di fronte alle critiche, che non si sono fatte attendere dopo la ratifica del patto, la Commissione europea ha pubblicato un documento (pdf) molto contraddittorio, per usare un eufemismo, con alcuni “chiarimenti” in merito l’intesa raggiunta con Washington.
“L’accordo contribuirà ad attuare il nostro piano e la nostra tabella di marcia REPowerEU per sostituire completamente tutte le importazioni di energia russa”, si legge.
La Commissione ha anche annunciato che le transazioni con gli Usa verranno inserite nel programma “AggregateEU”, per raccogliere e coordinare la domanda da parte dei membri dell’Ue e abbinarla a forniture competitive di Gnl statunitense nel periodo 2025-2050.
Mentre Bruxelles faciliterà i contatti tra gli acquirenti e i venditori, le decisioni commerciali resteranno naturalmente comunque appannaggio delle aziende. Allo stesso tempo, chiarisce l’esecutivo comunitario, “gli Stati Uniti dovranno sostenere questi acquisti garantendo una sufficiente capacità di produzione ed esportazione”.
La Commissione ha anche tenuto a precisare che l’accordo “non pregiudica la determinazione dell’Ue a decarbonizzare la sua economia entro scadenze chiare”.
Sebbene il patto comporti un aumento delle importazioni di fonti fossili dagli Stati Uniti nei prossimi tre anni, viene definito “pienamente compatibile” con le politiche a lungo termine di diversificazione delle fonti energetiche e, come detto, con l’attuazione della tabella di marcia REPowerEU.
L’Ue, conclude la nota della Commissione, “rimane pienamente impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.

