Sorveglianza totale: Israele, Microsoft e il controllo totale sui Palestinesi

Dal blog https://giuseppesalamone.substack.com/

Giuseppe Salamone ago 07, 2025

Quello che emerge da questa inchiesta è letteralmente inquietante.

Secondo un approfondito lavoro investigativo pubblicato da The Guardian, Israele ha messo in piedi uno dei più estesi sistemi di sorveglianza al mondo, destinato interamente alla popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania. A gestirlo è la famigerata Unità 8200, il braccio tecnologico dell’intelligence militare israeliana. Ma quello che dovrebbe farci davvero sobbalzare è il partner tecnico: Microsoft.

Sì, Microsoft. La multinazionale tra le più potenti e influenti al mondo ha fornito il proprio servizio di cloud computing, Azure, per memorizzare e processare milioni di telefonate palestinesi: conversazioni quotidiane di civili, familiari, medici, operatori umanitari. Tutto registrato, tutto conservato, tutto potenzialmente usato come strumento di guerra.

Oltre 11.000 terabyte di dati vocali

Le cifre danno i brividi: secondo documenti visionati dai giornalisti, tra giugno e luglio 2025 i dati archiviati su server Azure hanno superato gli 11.000 terabyte, pari a 200 milioni di ore di registrazioni vocali. Il sistema, attivo dal 2022, funziona senza interruzione e alimenta le operazioni di intelligence israeliane, comprese le campagne di bombardamenti mirati che hanno già causato migliaia di morti tra i civili.

Fonti interne alla stessa Unità 8200 hanno confermato che l’infrastruttura Microsoft è stata essenziale per l’identificazione e la localizzazione dei bersagli. In altre parole, la tecnologia di una delle aziende più ricche e globalizzate del pianeta è stata utilizzata per rendere più efficienti le operazioni militari in un contesto già devastato da occupazione, assedi e crimini documentati contro la popolazione civile.

Israele non è solo un regime d’apartheid. È un pericolo globale.

Non siamo più di fronte solo a un’occupazione militare, a un blocco illegale o a una guerra continua che è sfociata in genocidio. Siamo di fronte a una macchina perfettamente rodata di controllo totale, in cui ogni dettaglio della vita quotidiana dei Palestinesi viene acquisito, archiviato e potenzialmente usato contro di loro. E lo è con la complicità attiva delle grandi aziende occidentali.

Questo ci impone una riflessione: quanto siamo al sicuro anche noi?

Se un sistema del genere può essere applicato su scala locale per colpire una popolazione occupata, cosa impedisce che venga replicato, esteso, normalizzato altrove? La sorveglianza di massa, il trattamento dei dati personali come armi, l’infrastruttura della guerra digitale non conoscono confini.

Israele è diventato un laboratorio globale della tecnologia di guerra e la sua pericolosità va ben oltre il Medio Oriente. È un attore, criminale, sempre più centrale nel commercio globale di spyware, software militare e sorveglianza predittiva. È un modello che si esporta ed è anche questo a renderlo oggi una minaccia per l’intera umanità.

Microsoft sapeva?

Secondo quanto riportato da The Guardian, Microsoft ha negato di essere a conoscenza dell’uso dei propri servizi per queste finalità. Ma è davvero credibile che una multinazionale di queste dimensioni, con protocolli di compliance ovunque nel mondo, non sapesse come venivano impiegate le sue risorse?

Il dubbio è più che legittimo. E anche se così fosse, l’ignoranza non può essere una giustificazione morale, né tantomeno politica. Collaborare con un esercito terrorista, in un contesto segnato da gravi e documentate violazioni dei diritti umani, autore di genocidio, non è mai neutrale.

Questa inchiesta è una sveglia che non possiamo ignorare. Israele, con il sostegno silenzioso (o complice) delle Big Tech, ha superato ogni limite immaginabile nella sorveglianza e repressione di un intero popolo. Chiudere gli occhi significa accettare che questa forma di dominio tecnologico possa diventare la nuova norma.

Ecco perché oggi non possiamo più limitarci a parlare di “conflitto”.

Dobbiamo chiamarlo con il suo nome: genocidio programmato, sistema di controllo, tecnocrazia militare.

E dobbiamo avere il coraggio di denunciare chi, come Microsoft, contribuisce attivamente a renderlo possibile.

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