Il veterano delle forze speciali USA Tony Aguilar denuncia scioccanti crimini di guerra a Gaza

Dal blog https://www.lafionda.org

Di: Samira Stephan 13 Ago , 2025

Traduzione dell’intervista di Tucker Carlson a Tony Aguilar, pubblicata il 13 agosto 2025 (“US Green Beret Veteran Tony Aguilar Details the Shocking War Crimes He’s Witnessing in Gaza”)

Intervistatore: Signor Aguilar, grazie mille per essersi unito a noi. Prima di farle qualsiasi domanda, voglio leggere la sua biografia, perché voglio che il pubblico capisca chi è. Dunque, lei è un tenente colonnello dell’Esercito degli Stati Uniti in congedo. Ha frequentato West Point. Ha ottenuto il suo incarico nell’esercito direttamente da West Point. Ha servito per 25 anni nell’Esercito americano come ufficiale di fanteria e come ufficiale delle forze speciali, un Berretto Verde. È stato dispiegato 12 volte: tre in Iraq, tre in Afghanistan, ed è stato dispiegato in Siria, Tagikistan, Kazakistan, Giordania, Filippine, Malaysia, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Ha visto combattimenti in molti di questi teatri di guerra. È altamente decorato. È stato ferito in combattimento, ha ricevuto il Purple Heart, ha ottenuto una Bronze Star per il valore in combattimento, un Army Commendation Medal per il valore in combattimento. E poi all’inizio di quest’anno si è trovato a lavorare a Gaza sotto la GHF. E le chiederò di spiegare cos’è tra un momento. È stato a Gaza dal 17 maggio di quest’anno, 2025, fino al 26 giugno 2025, cioè il mese scorso. È tutto corretto?

Aguilar: È corretto, signore.

Pochissimi americani sono stati a Gaza negli ultimi due anni. E non conosco altri che abbiano la sua esperienza in situazioni di combattimento che siano stati lì. E credo che questo conti davvero. Chiunque abbia avuto a che fare con la guerra sa che è estremamente caotica, e avere 25 anni di esperienza credo le dia maggiore credibilità perché suggerisce che può interpretare ciò che sta accadendo in modo accurato. Detto questo, voglio farle la prima domanda più ovvia: cos’è la GHF a Gaza?

Dunque, la Gaza Humanitarian Foundation è stata istituita per rilevare la distribuzione degli aiuti a Gaza, sostituendo il precedente meccanismo di distribuzione degli aiuti delle Nazioni Unite dopo il blocco nei confronti dell’enclave di Gaza. Non è arrivato alcun aiuto fino al 26 maggio, quando abbiamo iniziato le operazioni, e la Gaza Humanitarian Foundation è stata creata per guidare complessivamente questo sforzo. Non sono sicuro del loro status effettivo in termini di azienda, ONG o organizzazione non profit. Non so come siano classificati, ma so che la GHF è il capofila generale per l’appalto degli aiuti umanitari a Gaza.

Quindi, dopo 25 anni come ufficiale dell’Esercito americano, laureato a West Point, ufficiale delle forze speciali, tutti questi dispiegamenti in combattimento, tutte le decorazioni che ha ricevuto, come è finito a distribuire aiuti a Gaza?

Il 13 maggio ho ricevuto una chiamata da UG Solutions. UG Solutions è un subappaltatore per la sicurezza di questo processo di distribuzione degli aiuti. Hanno sede qui a Davidson, North Carolina, dove vivo io. Mi sono ritirato da Fort Bragg e mi hanno contattato cercando essenzialmente veterani di guerra con esperienza, recentemente ritirati o appena usciti dall’esercito, con background in operazioni delle forze speciali. Quindi mi hanno contattato e mi hanno spiegato la missione. Fino a quando ho ricevuto quella chiamata non ero a conoscenza di cosa fossero UG Solutions o la Gaza Humanitarian Foundation. Quindi ero interessato e ho ascoltato quello che avevano da dire.

Il motivo per cui le sto chiedendo questo è che so che dopo che questa intervista andrà in onda, ci sarà un tentativo concertato di screditarla. E sono certo, avendo visto questo accadere molte volte, che una delle critiche che le verranno mosse è che lei fosse una sorta di attivista con un motivazioni politiche o ideologiche. Lo è? Perché dalla storia che sta raccontando ora sembra che lei fosse un ufficiale dell’esercito in congedo che ha ricevuto una chiamata a causa della sua esperienza militare. È corretto?

Ho lasciato l’esercito il 1° gennaio e il mio ultimo giorno nell’esercito è stato il 1° marzo. Ero molto felice. Anche mia moglie ha svolto una carriera militare. È un ufficiale militare in pensione. Tra noi due, abbiamo 45 anni di servizio. Tra me e lei, con mio figlio, abbiamo perso quasi ogni compleanno, ogni anniversario, ogni Natale dal momento in cui è nato per la maggior parte del nostro matrimonio. E siamo ancora sposati 17 anni dopo. Quindi ero molto a mio agio e stabile nel mio stile di vita da militare in congedo. Nessuna aspirazione politica, nessuna aspirazione a entrare in un altro tipo di lavoro. Inizierò l’università in autunno. Quella era la mia aspirazione. Mi piaceva preparare la colazione per la mia famiglia, portare mio figlio a scuola ogni mattina, alle riunioni dei boy scout, alle riunioni del PTO, guardare le Golden Girls nel pomeriggio con una tazza di tè, portare a spasso il cane. Quella era la mia vita. Ed ero molto contento. Quando ho ricevuto la telefonata, poiché non sapevo molto della situazione, ho risposto: “Vorrei prendermi un giorno per fare le mie ricerche e capire di cosa si tratta”. Quindi mi sono preso un giorno e ho iniziato a cercare informazioni sulla GHF. Non c’è molta informazione disponibile. Mi sono informato Safe Reach Solutions, che è l’appaltatore principale. Non c’è molto. Ho letto qualcosa su UG Solutions. UG Solutions aveva avuto il contratto per inviare personale a Gaza tra fine gennaio e marzo, per controllare il checkpoint di Netzarim una volta che il cessate il fuoco era iniziato. Avevano una certa credibilità. Ho pensato che questa sarebbe stata un’opportunità per collaborare con una azienda che aveva esperienza, ma ero più interessato alla missione. Lo dico adesso e l’ho detto ancora, non conosco Johnny Moore, il direttore o CEO o qualunque sia il suo titolo preso la Gaza Humanitarian Foundation, ma c’è una cosa che ha detto con cui sono d’accordo: non c’è niente di più cristiano che nutrire le persone.

Sì.

E in termini di fare del bene, nutrire persone affamate, ho servito per la maggior parte della mia carriera dopo essere stato un ufficiale di fanteria ed essere andato alle forze speciali. Il motto delle forze speciali, come vede nell’immagine dietro di me del First Special Forces Group, è “De Oppresso Liber”, liberare gli oppressi. Questo è il nostro motto. Non l’avevo solo sulla mia uniforme. Io lo vivo. La popolazione civile a Gaza, a parte la politica, a parte le opinioni politiche, le posizioni religiose, è oppressa. Cibo, acqua, educazione, vita, dignità – volevo essere parte di questo sforzo per entrare e aiutare in qualche modo. Quindi non ho aspirazioni politiche. Non ho il desiderio di scrivere un libro; prima di riilasciare interviste non avevo nemmeno  social media, e non sono mai stato molto presente su internet. Tutto questo è molto impegnativo per me. Ma mia moglie è stata un fattore importante nel farmi testimoniare pubblicamente. Mia moglie, essendo anche lei un ufficiale militare in congedo, condivide molti dei miei stessi valori. E mi ha spiegato: “Nessun altro può raccontare questa storia. Tu eri sul posto e nessun altro l’ha visto attraverso gli occhi della tua esperienza. La lente attraverso cui guardi questo è diversa da quella che hanno la maggior parte delle persone. Devi dare la tua testimonianza pubblicamente. Il popolo americano ha bisogno di sapere”. Le mie motivazioni sono patriottiche. Voglio informare il popolo americano, i miei concittadini, su ciò che sta accadendo a Gaza, su ciò che i dollari dei contribuenti stanno finanziando e su ciò che i cittadini americani sul terreno stanno facendo. L’America ha bisogno di sapere.

Quindi, ci dica cosa ha visto. E sono grato a sua moglie per il suo incoraggiamento su questo. Penso che abbia assolutamente ragione. Gli Stati Uniti stanno finanziando quest’operazione e non c’è quasi nessuna informazione che esce da Gaza. I media ovviamente sono esclusi. Va avanti da più di un paio d’anni ormai. Saranno 3 anni a ottobre [sic]. E abbiamo la sensazione che stia accadendo qualcosa di profondo, ma ovviamente non c’è modo di sapere cosa sta succedendo. Quindi cosa ha visto quando è arrivato? Qual è stata la sua impressione di Gaza?

La mia impressione iniziale di Gaza è stata qualcosa che definirei  post-apocalittico, qualcosa simile a Terminator 2, quando i T-1000 camminano attraverso il paesaggio distrutto. È… è… è depravazione umana. È l’oppressione della dignità. È l’intera area… per esempio, nel sud, a Rafah, ho visto foto di Rafah prima dell’attuale guerra e c’erano bei palazzi, c’erano resort sulla spiaggia, c’erano lampioni e quartieri, e ora è livellato al suolo. Non c’è un edificio che sia ancora in piedi, tutte le case sono ridotte a cumuli di macerie, si può vedere il divano di qualcuno che penzola da un pezzo di ferro di rinforzo fuori dal secondo piano di un edificio, o un frigorifero distrutto, o foto di famiglia sul muro che ora sono in pezzi. Come se queste vite fossero state semplicemente distrutte e portate via. Questo è lo scenario di Gaza. Ai giornalisti è stato proibito di fare video o foto del panorama dall’alto. Perché se il mondo vedesse, penso che farebbe un passo indietro e si fermerebbe a pensare: “Cosa stiamo facendo? Cosa siamo diventati?”

Ha passato la sua vita in zone di combattimento. È per questo che penso che la sua testimonianza sia così convincente, perché ha un quadro di riferimento. Ha visto molta distruzione e morte per 25 anni. Come confronta ciò che ha visto a Gaza con ciò che ha visto, diciamo, in Afghanistan o in Iraq?

Niente è paragonabile. Niente di ciò che ho visto in Iraq, in Afghanistan, a Baghdad, a Mosul, a Sader City, in tutto l’Afghanistan, in Siria, nel sud delle Filippine, in altri luoghi densamente popolati. Non ho mai assistito a nulla di così brutale, distruttivo, violento, e direi che questo va ben oltre le nostre leggi internazionali su come perseguiamo le guerre e su come conduciamo la guerra. Abbiamo abbandonato da tempo quegli standard e l’America è parte di questo.

Perché è così chiaro che l’America sia parte di questo? Sappiamo che gli Stati Uniti stanno finanziando tutto ciò e lo hanno sempre fatto. Ma… vede armi americane? Vede personale militare americano? Voglio dire, quanto siamo coinvolti?

La maggior parte dei 314 contractor governativi sotto UG Solutions, non tutti, ma un ottanta  per cento, sono veterani militari che hanno servito direttamente nell’esercito, veterani di guerra come me. C’è un gruppo di veterani delle forze dell’ordine. C’è un gruppo di persone con esperienza in diversi settori della sicurezza. All’interno di quella parte militare, c’è una buona parte di veterani di operazioni speciali, Marine Corps, Navy Seals, Green Berets. Tutti i contractor sul terreno sono americani. E’ interessante che quando siamo entrati per la prima volta in Israele, con visto turistico, mi sono fermato e ho pensato: “Ma stiamo scherzando? Siamo in Israele, armati con armi automatiche, pistole, fucili a pompa, granate stordenti e mitragliatrici, e siamo entrati a Gaza con un visto turistico!” Siamo lì con un visto turistico. Quindi, se mia nonna volesse visitare Gerusalemme, sarebbe in Israele con lo stesso status con cui ero io.

Perché?

All’inizio non lo capivo, ma poi ho fatto delle ricerche per capire perché non abbiamo fatto un visto di ingresso B1, come esperti invitati dal governo, o sotto un’autorità diversa, ci sono varie opzioni per il visto di ingresso. E mi è venuto in mente che se vuoi richiedere una forma di B1 o una forma diversa di B2 con un visto di lavoro, uno, è costoso, e due, ci vuole tempo. Devi organizzarti in anticipo. E questa missione è stata messa insieme alla bell’e meglio. Non c’è nessuno all’interno di SRS o UG Solutions che si opponga, lo sappiamo tutti. La missione è stata organizzata molto in fretta ed era solo un tentativo di combinare diverse parti cercando di farle funzionare tutte insieme, io penso che le cose siano state fatte per essere rapide e superficiali. Ad esempio: “Ehi, vai online, compila il tuo visto israeliano, ottieni il tuo visto elettronico, visto turistico, 25 dollari, e vieni in Israele.”

Ha detto che tutti i contractor sono americani. L’esercito israeliano, l’IDF, ha raso al suolo Gaza. Ci sono israeliani che aiutano a nutrire o a sostenere la vita dei palestinesi o sono tutti americani quelli che forniscono aiuti?

Questo è un altro aspetto che è stato sia interessante che preoccupante per me e ho sollevato questo problema subito, perché, quando uso il termine crimini di guerra, la gente pensa che stia esagerando. Sono molto esperto nei protocolli della Convenzione di Ginevra, nei protocolli che regolano i conflitti armati, nei protocolli del diritto internazionale umanitario perché ho dovuto conoscere queste cose come ufficiale che guidava uomini in combattimento. Non avevo scelta. L’ignoranza non era un’opzione.  Una cosa che mi ha colpito è che ci sono solo quattro siti di distribuzione sicuri a Gaza sotto la Gaza Humanitarian Foundation. Quattro. Prima del blocco e prima che gli aiuti dell’ONU smettessero di entrare, ce n’erano 400. Quindi, dei quattro siti che abbiamo, solo quattro, tre di loro sono collocati a 150-200 metri l’uno dall’altro, tutti nell’estremo angolo sud-ovest dell’enclave vicino al confine egiziano. Non  sono vicino alle persone che ne hanno bisogno. A nord del corridoio di Netzarim, che divide Gaza centrale dal nord. Nel nord ci sono Gaza City e Jabalia. È lì che la popolazione in questo momento è più vulnerabile, è lì che ci sono morti, fame, sono isolati. Lì non arrivano aiuti e non ci sono punti di distribuzione. Quindi, prima del nostro dispiegamento, con una mentalità da pianificatore militare prudente, ho fatto quello che chiamerei preparazione operativa dell’ambiente. Ho fatto ricerche, ho guardato Gaza, ho studiato la popolazione, dove erano i centri abitati, cosa mangiava la gente, dove viveva principalmente e cosa faceva. E ho visto che l’intera enclave settentrionale di Gaza è tagliata fuori e isolata, e nessuno dei siti che abbiamo predisposto è in quell’area. Quindi, a chi stiamo fornendo aiuto? I tre siti che si trovano nella punta meridionale dell’enclave, sono tutti presidiati da un’unità di combattimento dell’IDF. Quell’area è dove l’IDF sta conducendo attualmente  l’operazione “Gideon Chariots”. È un’operazione offensiva. Non è difensiva. Non è di sicurezza. Non è un’operazione di aiuto. È un’operazione di combattimento offensiva. E stanno conducendo quella operazione nel sud dove si trovano tutti e tre i siti in questione. Abbiamo predisposto siti di distribuzione “sicuri”, per consegnare e distribuire aiuti umanitari, che  non solo sono collocati accanto a unità di combattimento israeliane, ma sono situati in una zona di combattimento attiva. Sono stato molto chiaro sia  con la leadership locale che con gli avvocati con cui ho parlato alla GHF e a UG Solutions: questo è un crimine di guerra. Parola per parola, secondo la definizione dei protocolli della Convenzione di Ginevra, di cui, l’ultima volta che ho controllato, gli Stati Uniti erano ancora firmatari. Appena arrivato lì, ho capito che la pianificazione e il coordinamento per questa operazione erano stati fatti da persone che non avevano nessuna idea, nessun concetto di pianificazione. Non puoi semplicemente entrare in una missione come questa e dire: “Oh, facciamo in fretta.” Devi considerare gli aspetti legali, politici, ambientali, culturali, militari. Devi considerare ogni aspetto quando pianifichi una missione del genere. Ed era ovvio che questo non era stato fatto. Quindi nella mia mente ho pensato: questa è completa ignoranza, oppure è intenzionale. Sono stati messi qui intenzionalmente. Non conosco la risposta. Un giorno verrà fuori, quando la verità verrà alla luce e la comunità internazionale aprirà questa scatola e inizierà a indagare. La verità verrà fuori. Quindi, è mia speranza che non l’abbiamo fatto intenzionalmente perché questo non solo ci renderebbe criminali di guerra, ma ci renderebbe semplicemente disumani. Ma il fatto rimane che tre dei quattro siti di distribuzione sono in una zona di combattimento attiva. Il quarto sito, nel centro di Gaza vicino al corridoio di Netzarim, è collocato accanto a un’unità di combattimento israeliana, una compagnia di carri armati Merkava, tra l’altro, adiacente al sito di distribuzione. Quindi, se qualcuno guardasse attraverso gli annali della storia e vedesse come il governo degli Stati Uniti ha partecipato alla distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, e guardasse le mappe, direbbe: “Cosa stava succedendo qui? Perché stavate distribuendo aiuti umanitari in mezzo a una zona di combattimento?” È una domanda che deve essere posta e che deve avere una risposta, penso.

Ha qualche idea di quale sia la popolazione attuale di Gaza, che è un altro modo per chiedere quante persone sono state uccise? Quanti palestinesi sono morti a Gaza? Lo sappiamo?

Non penso che nessuno abbia un numero preciso. So che il Ministero della Salute di Gaza ha un numero. Non sono stato in grado di convalidarlo o verificarlo. Una cosa che posso dirle con certezza è che le persone vengono uccise. L’ho visto. È un fatto. Le persone vengono uccise. Qual è la popolazione attuale ora? So che prima del blocco, più o meno l’ultimo censimento per Gaza che è stato fatto nel 2018, credo, la popolazione era circa 2,2, 2,3 milioni. Quanti siano ora non lo so, ma presumo che la popolazione sia diminuita notevolmente. Quello che so della popolazione al di là dei dati demografici, della dimensione, è che la maggioranza, una maggioranza schiacciante della popolazione è completamente isolata dalla parte centro-meridionale di Gaza, sono completamente isolati a nord del corridoio di Netzarim a Gaza City. Sarebbe come prendere tutti gli abitanti di New York e ammassarli nel sud di Manhattan, e dire che questo è l’unico posto dove possono stare in tutta New York City. È un incubo. E io… io non so perché. Beh, sai, per essere onesti, so perché sta accadendo. Non so perché lo stiamo accettando. Non so perché ne siamo parte, perché è un crimine di guerra. È un crimine di guerra spostare intenzionalmente la popolazione civile sul campo di battaglia nelle aree di combattimento. E’ un crimine spostare le persone da dove vivono a un posto dove non vivono e non lasciarle tornare indietro. È nel quarto protocollo della Convenzione di Ginevra e noi semplicemente chiudiamo un occhio. Sta accadendo. Netanyahu stesso lo ha detto ieri. La Gaza Humanitarian Foundation ha tenuto una conferenza stampa dove l’hanno persino presentato come “noi stiamo nutrendo la popolazione affamata e sfollata di Gaza”. Okay, avete appena ammesso un crimine di guerra. State spostando la popolazione. Voglio dire, queste non sono regole scritte da Tony Aguilar. Queste sono regole scritte dalla comunità internazionale e concordate e noi non le stiamo seguendo. Quello che fa l’IDF ricade su di noi di per sé a livello strategico, siamo sicuramente complici di questa operazione in corso. E quando il mondo si accorgerà… guardate cosa è successo negli ultimi giorni. La Francia li riconoscerà. Il Canada li riconoscerà. Il Regno Unito sta per riconoscerli. Motivazioni politiche a parte, il fatto è che riconosceranno uno Stato Palestinese. Questa è una realtà.  E quando guarderanno e apriranno quella scatola, l’IDF, il governo israeliano con le mani in alto, diranno: “Non siamo stati noi. L’America ci ha aiutato a farlo. Sono i loro soldi.” E il mondo dirà: “Che ne dite, America?” E in questo momento, non abbiamo una buona risposta. E se vogliamo contare sulla scusa: “Oh, beh, non lo sapevamo o abbiamo solo fatto quello che ha fatto l’IDF….” Vergogna. Vergogniamoci. Questi non sono i valori americani. Non abbassiamoci agli standard di qualcun altro. 

Come fanno le persone a mangiare nel nord se c’è un solo centro di distribuzione nel mezzo di una zona di combattimento e la maggioranza si trova nel nord o a Gaza centrale, come fanno a mangiare?

Bella domanda. Non lo so. Il governo israeliano sta portando cibo? So che all’interno del governo israeliano c’è un’organizzazione chiamata COGAT. È simile a quello che sarebbe USAID se USAID appartenesse al Ministero della Difesa, e fosse assistenza umanitaria militarizzata. Questo è come lo descriverei. Ma è un’organizzazione chiamata COGAT, è un acronimo. So che COGAT coordina per l’IDF. L’IDF scorta camion di aiuti umanitari che forniamo, camion GHF, noi ne forniremo alcuni agli israeliani attraversare certe aree del corridoio centrale. Quando vedete nei telegiornali i camion che vengono assaliti da migliaia di persone, non è nel sud vicino ai tre siti di distribuzione o a Gaza centrale, è a nord del corridoio di Netzarim. Quei camion attraversano il valico di Erez, che è il valico israelo-gazaiano a nord, e entrano direttamente con aiuti a una popolazione affamata che non ha avuto cibo per mesi. Quindi, cosa stanno mangiando, quello che hanno mangiato, non lo so. E penso che quando l’ONU tornerà lì,  e la comunità internazionale entrerà lì, troveremo alcune cose che… non sarà bello. Quel giorno del giudizio sta arrivando. Le persone nella parte settentrionale stanno affrontando una carestia di massa. Ora, non sono esperto in assistenza umanitaria o nel Programma Alimentare Mondiale per sapere come si definisce uno stato tecnico di carestia. So che non avere accesso al cibo per un certo numero di giorni equivale a carestia. Quindi, non so se potrei tecnicamente chiamarla carestia perché non so quali siano quelle regole, ma la chiamerei inedia (starvation). Sono contento che il presidente degli Stati Uniti abbia detto che riconosce e ammette l’inedia a Gaza. Grazie, Signor Presidente. Questo è esattamente quello che sta succedendo. Chi dice che non c’è fame a Gaza è in malafede. È vergognoso che che ci sia chi lo dice. Non solo è evidente al mondo, io l’ho visto. Quindi se non ti fidi dei dottori e degli avvocati e degli operatori umanitari e delle ONG e degli europei e degli occidentali e dei mediorientali e di tutte queste persone in tutto il mondo, asiatici, tutti quelli che sono stati lì e hanno visto, se non ti fidi di loro, puoi fidarti di me. Sono un americano. Ero lì. Non ho secondi fini. Ho visto genitori palestinesi, uomini e donne, madri e padri, portare i loro figli morti tra le braccia, scheletri. Ho visto questo. Ho visto persone completamente emaciate e affamate. Non è falso. Quindi se i negazionisti vogliono pensare che abbiamo portato Stanley Kubrick a Gaza e preso un mucchio di attori e girato un film per fingere questa fame… è reale, e le persone stanno morendo in questo momento, proprio ora, perché noi, gli Stati Uniti, la Gaza Humanitarian Fund, abbiamo alzato la mano e detto che ce ne saremmo occupati noi. La fame è peggiorata rispetto a prima perché il processo della Gaza Humanitarian Foundation sta portando a quella fame, perché non sta fornendo abbastanza aiuti. Neanche lontanamente abbastanza. Neanche lontanamente per essere una frazione di abbastanza. E ho dei numeri di cui possiamo parlare se vuoi, ed è scioccante quando guardi i numeri.

Io sarei interessato a saperne di più sulla Gaza Humanitarian Foundation. Penso che il mondo vorrebbe saperne di più sulla fondazione. L’uomo che la dirige, che era un prominente sionista cristiano, non credo abbia un background nella distribuzione di aiuti. Mi sembra, da quello che ho letto su di lui, una figura politica. Quindi, sono un po’ confuso, ma sembra che abbiamo tutti motivo di essere allarmati per questo. Quindi, se potesse procedere con quei numeri…

Dovreste essere allarmati. Mi sentirei più sicuro a fare un esame di guida con Ray Charles che ad ascoltare Johnny Moore parlare di assistenza umanitaria. Non ha alcun background in questo settore. Ha incontrato Johnny… scusi se rido. Ha incontrato Johnny Moore?

No.

Io l’ho visto quando è venuto al centro di controllo principale a Gaza per un’ispezione e poi è uscito per una photo-op al sito uno. Poi lo hanno portato dentro con una pesante scorta armata. Come quando arrivano i suoceri, tiri fuori gli asciugamani buoni. Quando arriva Johnny Moore, tiri fuori il tappeto rosso. Quindi, ovviamente, quando arriva, tutto è fantastico. Tutto è a posto. Ma quello che è divertente è che non era a posto perché mentre era a parlare, si sentivano spari di mitragliatrice in sottofondo. E’ come Baghdad Bob nel 2003, che proclamava su CNN che non c’erano americani a Baghdad mentre un carro armato M1 Abrams gli passava proprio dietro. “Non ci sono americani a Baghdad.” E poi il carro armato Abrams della Terza ID gli passa proprio dietro e lui si gira e fa: “Okay, ci sono alcuni americani a Baghdad.” Questo è quello che sta succedendo ora. Ad esempio, nessuno sta morendo di fame a Gaza. Beh, quella persona sembra che stia morendo di fame. Okay, ci sono alcune persone che stanno morendo di fame a Gaza.  Questa è la realtà. Le persone stanno morendo. Quindi, sì, mi piacerebbe saperne di più sulla Gaza Humanitarian Foundation. Non molti riescono a capirci qualcosa. Mi piacerebbe. Non rivelare le tue fonti, non rivelare chi sei, non rivelare da dove viene il tuo reddito, non rivelare chi ti sostiene, non rivelare cosa fai, non fornire rapporti, non aprire ai reporter, non permettere ai giornalisti di entrare, non permettere uno sguardo trasparente sulla tua operazione – l’America è fondata sulla trasparenza. Eppure, stiamo a guardare e lasciamo che accada. 

Sa chi sta finanziando la Gaza Humanitarian Foundation? È un ramo del Dipartimento di Stato? È un’ONG indipendente? Da dove vengono i soldi?

Io non so chi la sta finanziando e chi l’ha finanziata dall’inizio e chi ha messo il denaro iniziale per farla partire. Non ne ho idea. Abbiamo la Gaza Humanitarian Fund guidata da un sionista cristiano che non ha esperienza in assistenza umanitaria e aiuti umanitari. La Svizzera non ha accettato di aprire conti per la GHF. La Svizzera ha aperto un conto per Jeffrey Epstein, e non ne ha aperto uno per la GHF. Questo è indicativo. Il numero uno al comando della GHF, Gaza Humanitarian Foundation, Jake Wood, è un ex dipendente dei contractor paramilitari di Blackwater, non so se fosse necessariamente legato direttamente a Blackwater, ma so che era in quel mondo di contractor. Jake Wood. Il primo giorno in cui abbiamo iniziato la distribuzione il 26 maggio, taglio del nastro, pala d’oro, sparo di inizio per la maratona, sai cosa ha fatto Jake Wood? Se ne è andato. Si è rifiutato di farne parte. L’uomo al comando dell’intera Gaza Humanitarian Foundation il giorno in cui abbiamo iniziato la distribuzione si è dimesso. E si è dimesso denunciando pratiche non etiche, dicendo di non essere in grado di eseguire la missione correttamente. Ed è esattamente quello che è. Poi un paio di settimane dopo, la Boston Consulting Group, si sono ritirati perché hanno scoperto che c’erano cose che accadevano che non erano state inizialmente… comunicate loro nel contratto. Quindi sono andati via. Quando tutti iniziano a abbandonare la nave, inizi a guardarti intorno. In questo momento, mi sento come se gli Stati Uniti stessero solo risistemando le sedie sul ponte del Titanic. Si è spezzato. Sta affondando. E invece di cercare di capire come arrivare a una scialuppa di salvataggio o chiamare aiuto, stiamo solo sistemando le sedie, ascoltando la banda, mentre la nave affonda, perché crediamo a quello che dicono persone come Johnny Moore. Non sono qui per screditare nessuno. Sono qui solo per presentare fatti. Fatti che la GHF stessa ha dichiarato. Quindi ieri  quando Chapin Fay ha finito la conferenza stampa della Gaza Humanitarian Foundation, durante la quale non hanno risposto a domande, quando ha finito ha detto: “Torneremo al lavoro, abbiamo consegnato 96 milioni di pasti fino ad oggi.” Non dovremmo vantarci questo. Non è un traguardo per cui congratularsi. Ecco perché. Abbiamo distribuito aiuti per 65 giorni. 65 giorni. Ora, non devi essere Copernico per capirlo. 96 milioni diviso 2,2 milioni diviso tre pasti al giorno diviso 65 giorni. Abbiamo fornito cibo per 15 giorni su 65 nell’enclave. Che ne è stato degli altri 50 giorni? Quando dicono che le persone non stanno morendo di fame, mi permetto di dissentire. Voglio dire, presumo che lei preferisca mangiare almeno un pasto al giorno, forse due o tre, sai, tipo la colazione, il pranzo e la cena. La maggior parte degli americani pensa che questo sia lo standard. Se le dicessi che io mangio solo un pasto il giovedì e un pasto il lunedì, questo è tutto quello che mangio, direbbe: “Oh, fantastico. Sei fortunato”? No, direbbe: “È stupido. Perché ti stai affamando?” Se mio figlio andasse a scuola e l’insegnante iniziasse a notare che sta perdendo peso ed è emaciato, e venissero a casa mia e dicessero: “Signor Aguilar, suo figlio sta mangiando?” “Sì, lo nutro ogni terzo giorno. Una ciotola di cereali. Ogni tre giorni lo nutro.” direbbero: “Non dovresti essere un genitore e ti portiamo via tuo figlio.” Quindi, la Gaza Humanitarian Foundation non dovrebbe fare assistenza umanitaria e il governo degli Stati Uniti dovrebbe dire no e portare via il bambino, che è la Palestina, Gaza, e prendere tutti quei soldi e sostenere il processo delle Nazioni Unite. Siamo stati parte delle Nazioni Unite per 80 anni quest’anno. 80 anni. Dal 1945, da quando gli Stati Uniti  hanno sostenuto la creazione delle Nazioni Unite, e gli stiamo facendo il dito medio. Perché? 

Come viene trattato lei e come vengono trattati gli altri contractor americani dall’IDF e dal governo israeliano?

E’ diverso a seconda del livello in cui ti trovi. Io ricordo chiaramente, era il 24 maggio, un gruppo di noi, un gruppo di leader selezionati è stato portato ai siti di distribuzione sicuri per dare un’occhiata e per fare una valutazione. Sono andato in una delle torri. Questo era il sito uno. Il sito uno è molto vicino al Mediterraneo, proprio nell’angolo tra Egitto e Gaza e il mare. Sono salito nella torre occidentale e ho guardato fuori, valutando l’area. Seduto vicino alla torre, alla base, fuori dalla barriera del terrapieno, c’era un gruppo di soldati israeliani. Mi hanno guardato e mi hanno detto: “Sei americano?” E io ho detto: “Sì, sì.” E loro: “Sei qui per gli aiuti?” E io: “Sì.” E mi hanno chiesto: “Perché state dando da mangiare al nostro nemico? Perché l’America viene qui a dare da mangiare al nostro nemico? Non state aiutando.” I soldati sul terreno, la loro percezione è che gli aiuti umanitari che entrano a Gaza stiano dando da mangiare al nemico. E le donne e i bambini? Voglio dire, capisco che non vogliano che aiutiamo Hamas, la leadership di Hamas. Ha senso. Ma questi sono civili che stiamo nutrendo, giusto? Anziani, donne, bambini, disabili, bisognosi. È a loro che stiamo dando da mangiare. O dovrei dire che è a loro che non stiamo dando da mangiare. È a loro che dovremmo dare da mangiare. Come possono quelle persone essere il nemico in qualsiasi guerra? Quelle sono solo le persone che stanno a guardare. Quelle sono le persone che non hanno scelto la guerra, che non combattevano nella guerra, che venivano solo ferite dalla guerra. E il commento di questo soldato di fanteria dell’IDF sul terreno, e abbiamo sentito lo stesso dai più alti livelli del governo israeliano, è che tutta Gaza, tutti sono Hamas. Tutti sono Hamas. E il motivo per cui questo mi colpisce è perché mi sembra che qualcuno abbia consegnato a Bibi Netanyahu una lista delle violazioni della Convenzione di Ginevra, e lui le sta spuntando una alla volta, tipo, spostare la popolazione. Fatto. Okay, beh, quello è un crimine di guerra. Sparare ai civili per controllare la popolazione. Okay. Prendere di mira i civili con munizioni letali per controllare la popolazione, parola per parola, è un crimine di guerra. Fatto. Spunta. Cosa c’è dopo? Ah sì, costruiremo i siti di distribuzione umanitaria in mezzo alle zone di combattimento. C’è il protocollo 3. Fatto. Cosa c’è dopo? Etichettiamo l’intera società come Hamas e li uccidiamo tutti. Wow. Bingo. Hai fatto tombola perché ora hai commesso un altro crimine di guerra, perché la Convenzione di Ginevra vieta specificamente la classificazione di un’intera popolazione come nemico in base alle azioni di pochi. Hamas è tutta Gaza? No. No, ovviamente non lo è. Li stiamo trattando come se fossero tutti Hamas? Sì, lo stiamo facendo. Un altro crimine di guerra. I crimini di guerra vengono realizzati secondo la loro definizione, parola per parola. In base a quello che dichiarano loro, non noi. Loro lo dicono. Stiamo spostando la popolazione per fare operazioni di combattimento. Questo è un crimine di guerra. Non so cosa altro dirvi. 

Lei è un ufficiale dell’esercito professionista di 25 anni, laureato a West Point. Quindi questo è il suo lavoro. Ci sono regole.

Lo è. Sì.

Penso che lei abbia credibilità. Questi sono letteralmente crimini di guerra perché c’è una definizione effettiva. Ci sono cose che per definizione violano i protocolli della Convenzione di Ginevra, violano le leggi dei conflitti armati. Sono bianco o nero. Violano anche la coscienza di chiunque stia guardando. E questo è abbastanza per noi. Ha fornito un contesto molto, molto utile e ancora, grazie per averlo fatto. L’esercito israeliano, l’IDF, come tratta i civili palestinesi?

Li trattano come animali. E anche il personale di UG solutions e SRS sul terreno lo fa. Questo è preoccupante per me, perché l’ho visto in Iraq: quando inizi a descrivere le persone in un certo modo, inizi a disumanizzarle. Anche i contractor americani sul terreno li chiamavano “l’orda di zombie”. L’IDF, e in alcuni casi anche noi, non riconosciamo queste persone come esseri umani. Questa foto qui, questo è sul sito uno. Quello è un essere umano. Ho scattato io questa foto. Questo non viene da qualche giornalista di estrema sinistra o dal Ministero della Salute di Gaza. Io ho scattato quella foto. Queste sono le persone che stiamo disumanizzando, che stiamo uccidendo in massa, che stiamo privando di cibo e acqua, che stiamo torturando, perché non stanno mangiando affatto. E li chiamiamo tutti Hamas. Così li stiamo chiamando. L’ho visto con i miei occhi. Non tutti sono Hamas. E per essere onesti, ho distribuito in ogni sito attraverso le finestre di distribuzione mattina, pomeriggio e sera. La maggior parte dei contractor lì lavora solo al sito cui sono assegnati. A causa della natura del mio lavoro, sono andato in tutti i siti. Non una volta, mai, ho visto una minaccia, un atto ostile, un’arma, nessuno da “Hamas”. Certo, non si presentano con una maglietta che dice Hamas. Quindi ti dicono, c’è Hamas tra la popolazione. Beh, certo che c’è, ma non significa che l’intera popolazione sia Hamas. Questo è il tipo di disciplina, comprensione, maturità e preparazione richiesta per un’operazione come questa, e non c’è. È il far west. Li trattiamo come animali senza dignità.

Penso che lei abbia molta esperienza nell’interpretare ciò che ha visto. Dice che non ha visto alcuna minaccia. Non ha visto palestinesi con armi. Non si è sentito minacciato.  Ma ha detto che c’erano spari. Chi stava sparando a cosa e perché?

Per far capire a tutti come funziona un sito di distribuzione, cioè come le persone vengono uccise – come succede? La mattina presto, i palestinesi, perché badate bene, i palestinesi per arrivare al sud, non possono guidare, devono camminare in una certa direzione dal posto dove vivono, perché devono passare attraverso i corridoi militari stabiliti, c’è solo un percorso per arrivare dove devono arrivare… non possono semplicemente camminare dritti fino al sito. Devono andare a ovest verso il corridoio costiero, giù per il corridoio costiero, nel corridoio Morag, giù fino ai siti. Quindi camminano da 8 a 12 chilometri attraverso il percorso per arrivare al sito. Quando si mettono in fila la mattina, all’incrocio tra il corridoio Morag e la strada costiera, una fila di migliaia di persone, l’IDF li trattiene lì con i carri armati in posizione. Quando il personale di UG solutions chiama alla radio l’IDF per dire che il sito è pronto, la folla viene rilasciata in un’enorme ondata di persone. È disumanizzante. Si precipitano di corsa verso il sito perché stanno morendo di fame. Mentre stanno arrivando al sito, l’IDF spara a loro con mitragliatrici, mortai, colpi di carro armato, artiglieria. Ho ripreso tutto questo in video. In pochi minuti, 2 minuti, 15 secondi, centinaia di palestinesi sono già sul sito. Io l’ho visto.  

Prima dell’alba, il sole sorge sul Mediterraneo, migliaia di palestinesi  si precipitano verso il sito e sopra le loro teste vedi solo proiettili traccianti che volano, traccianti, colpi di carro armato, colpi di artiglieria, e lo fanno per mantenere i palestinesi sul percorso giusto. Il mio suggerimento fin dall’inizio è stato: provate con un cartello, mettete un cartello lì fuori, mettete un cartello sulla strada che dice andate da questa parte, invece di sparare un colpo di carro armato Merkava… No, costa troppo, non lo faremo. E’ una risposta rivelatrice. Mentre stanno arrivando al sito e vengono uccisi, è buio. Le forze israeliane nel sud sono riservisti coscritti. Non sono l’élite dell’esercito attivo. Sono riservisti coscritti. Non ricevono molto addestramento. Raramente sparano con le loro armi e non hanno capacità di visione notturna. Quindi stanno sparando nel buio a migliaia di persone. Quando sorge il sole e si vedono i corpi sparsi lungo la strada l’IDF dice: “Non siamo stati noi.” Davvero? Come è successo allora? Certo che l’avete fatto voi. Siete stati voi. No, l’ha fatto Hamas. Ma Hamas non è da nessuna parte qui. Questa intera area è una zona militarizzata controllata. Non c’è Hamas qui. Io dicevo: “Se Hamas è entrata qui, voi davvero non state facendo il vostro lavoro.” Non c’è Hamas, nessuno con armi, e ci sono cadaveri sparsi lungo le strade. Al telegiornale si vede l’ospedale Nasser, e i feriti e i cadaveri che vengono portati dentro, e poi dicono: “E’ solo propaganda di Hamas.” No, non lo è. Non è propaganda di Hamas. È reale. Gli spari, gli spari indiscriminati quando arrivano sul sito e questa folla enorme. 

Immagina come se fosse il Black Friday al Walmart e svuotassero il Walmart. Tirano fuori tutto e nel mezzo del Walmart mettono solo una scatola di TV e sono gratis. Chi arriva primo le prende e alle 9:00 la porta si apre e tutti si schiacciano attraverso questa piccola porta in questa area e hai due guardie di sicurezza lì. In ogni sito, ci sono 22 guardie di sicurezza armate che fanno sicurezza. Quindi è un rapporto di uno a 409. Un guardiano ogni 409 persone. Non c’è modo che le guardie armate possano gestire o controllare in sicurezza. Non c’è modo. È impossibile. Quindi quando arrivano sul sito, io li chiamo gli 8 minuti di caos, in otto minuti, 25.000 scatole di cibo vengono prese, portate via e finite. Otto minuti. È una delle cose più caotiche, depravate, disumanizzanti che abbia mai visto in vita mia. E io ero a Baghuz Fawqani quando l’ISIS si è arreso. Altro che disumanizzazione. E’ la cosa peggiore che ho visto in vita mia. Alla fine quando sono rimaste alcune persone a raccogliere i resti del cibo, alcuni fagioli, del riso, il personale di UG solutions inizia a sgombrare la folla con le procedure che hanno adottato dall’IDF, e lanciamo granate stordenti. Spruzziamo spray al pepe. Ho visto in un video recente la scorsa settimana di una persona di UG Solutions che conosco, so chi è quella persona. Sta su un terrapieno e hanno questi nuovi dispositivi che sono grandi più o meno come un estintore con un tubo per la nebbia per spruzzare gas lacrimogeno. Quello è lo standard operativo. E quando arrivano al cancello e i cancelli sono chiusi, l’IDF saluta i contractor che poi sparano a loro ai loro piedi sopra le loro teste in aria proprio come fa l’IDF. Quando la GHF ha fatto la sua conferenza stampa hanno anche detto che il signor Aguilar ha detto che sono stati sparati colpi ai civili. Noi spariamo solo ai loro piedi, sopra la loro testa e in aria. E’ esattamente quello che sto dicendo. Lo fate. Avete ragione. Ma quando spari proiettili che escono da un fucile automatico a una folla di migliaia di persone, e non puoi vederli perché c’è polvere e non c’è visibilità, ucciderai qualcuno. Punto. I nostri ragazzi non sparano a loro. Sparano ai loro piedi. Sparano sopra la testa. Sparano in aria. Okay. Gli sparano, prendono di mira civili innocenti e disarmati sul campo di battaglia allo scopo di controllare la folla. Ecco, un altro crimine di guerra. Quando facciamo queste cose, stiamo violando le leggi internazionali. Gli standard che noi come americani ci aspettiamo. Ci sono persone che sono state impiccate a Norimberga per cose del genere. Letteralmente è come sparare ai prigionieri. Sì. Sparare ai prigionieri. Nell’esercito americano, se stessi combattendo in Germania e un squadrone di soldati tedeschi che mi stava sparando, depone le armi e alza le mani, sono appena diventati prigionieri. Devo dar loro da mangiare. Devo dar loro acqua. Devo prendermi cura di loro. Devo dare loro un passaggio sicuro alla prigionia o alla detenzione. Non puoi semplicemente sparargli addosso. Ci sono regole nel combattimento. Ci sono regole nei conflitti e dobbiamo rispettarle. In tutti i giorni e in tutti i tempi e in tutti i siti, non ho premuto il grilletto del mio fucile una sola volta. Non ho estratto l’arma da fuoco una sola volta. Mai nemmeno tirata fuori dalla fondina. Non ho usato granate stordenti, gas lacrimogeno, perché non avevo bisogno… e non perché sia un tipo non-violento, semplicemente non ne ho avuto bisogno. Sono stato a più distribuzioni, a più siti, più tempo di qualsiasi altra singola persona nell’ambito di UG solutions. E mai una volta ho mai avuto bisogno di farlo. Mai. E penso di sapere qualcosa su quando è il momento di sparare. Non dobbiamo sparare perché l’IDF dice che va bene farlo e quindi possiamo farlo. Invece abbiamo creato questa situazione e ci siamo dentro. E questa situazione sarà esaminata dalla comunità internazionale. E se non facciamo qualcosa ora, oggi, domani, se non ci mobilitiamo e facciamo qualcosa a riguardo, stiamo andando su quella strada. E non è una buona strada. 

Lasci che le chieda della storia che ha raccontato. È una storia davvero difficile, una storia terribile. La storia del ragazzino con cui era in contatto che è stato ucciso, colpito a morte. Cosa è successo?

Questo ragazzino ha un’età simile a quella di mio figlio. Occhi marroni. Mio figlio ha gli occhi marroni. Vedo il viso di mio figlio quando lo guardo. E questo ragazzino, sai, non è ISIS. Non è un combattente. Questo era sul sito di distribuzione sicuro numero due, il 28 maggio, il nostro secondo giorno di distribuzione. Ero in quella posizione. Non è un’esperienza di seconda mano. Non l’ho visto da lontano e poi ho dichiarato di averlo visto. L’ho toccato. L’ho sentito. Altre persone l’hanno visto. Questo bambino, il suo nome è Amir. Lo so perché quando è venuto verso di me dalla folla di persone, è venuto verso di me. C’erano due di noi in piedi lì, due guardie di UG solutions in piedi in quell’area, e lui stava venendo verso di noi. Abbiamo pensato che fosse ferito o che stesse chiedendo altro cibo, perché tutto quello che aveva tra le braccia era una piccola busta di riso, mezza busta di farina, alcune lenticchie che aveva raccolto da terra. Non aveva molto e abbiamo pensato che forse volesse chiedere altro cibo. Gli abbiamo fatto cenno di avvicinarsi e lui è venuto e ci ha teso la mano, e così io mi sono avvicinato a lui e gli ho fatto cenno di avvicinarsi. Questo bambino prende la mano del ragazzo accanto a me e la bacia, e poi viene da me e mi prende la mano e la bacia. Nella cultura araba questo è un segno di rispetto molto significativo. Non è qualcosa da prendere alla leggera, è un grande segno di rispetto. E noi siamo stati colpiti da questo. L’uomo accanto a me era anche lui un veterano di guerra. Era stato in Afghanistan, Iraq, e capiva… ne è stato colpito. È stato toccato. Io sono stato toccato. E mentre era lì in piedi, lo stavamo guardando entrambi ed era molto emaciato. Non aveva scarpe. I suoi pantaloni erano strappati. Aveva una specie di corda o spago che gli teneva su i pantaloni. Sporco, probabilmente non faceva il bagno da mesi, probabilmente non mangiava da giorni. E, a proposito, quando camminano 8-12 chilometri per arrivare a questi siti, la Gaza Humanitarian Foundation non fornisce acqua. Zero. Non una singola bottiglia perché è troppo costoso. Distribuire acqua pesa così tanto che aumenta troppo il costo per ogni camion. Questo è un fatto. Ho chiesto perché, e mi è stata data questa spiegazione. Questo è il motivo. È troppo costoso. Così, non diamo loro acqua. Tutto il cibo che distribuiamo, tra l’altro, richiede acqua per essere consumato. Riso, lenticchie, fagioli, farina. Devi avere acqua. Quello che gli stiamo dando, non so come lo stiano mangiando. Ma lui viene, sta lì, e io gli ho messo una mano sulla spalla sinistra, e lo guardo, e posso sentire le ossa nella sua spalla. Posso sentire la debolezza nel suo braccio. Posso sentire la vulnerabilità. Posso sentire la disperazione. E lo guardo e mi sono inginocchiato e lo sto guardando negli occhi. E poi gli dico, gli ho detto: “Alla gente importa di te. All’America importa di te. Non sarai dimenticato. Alla gente nel mondo importa.” E lui non parla inglese e io non parlo arabo, ci siamo guardati, e lui ha sentito  per la prima volta dopo molto tempo che c’era qualcuno a cui importava. E mi sono inginocchiato e sono sceso al suo livello. Lui ha appoggiato in terra gli oggetti che aveva in mano, alza le mani e sono piccole, fragili. Puoi vedere le ossa che sporgono, sai, solo le ossa attraverso la pelle e mette le mani sulla mia faccia e mi bacia e mi guarda negli occhi e dice: “Grazie.” L’ha detto in inglese. Grazie. 

Le persone stanno morendo di fame a Gaza. Le persone stanno morendo a Gaza. Questi bambini stanno morendo di fame, stanno morendo. Questi… questi bambini,  sembrano bambini americani qualsiasi. Questo bambino sta raccogliendo noodles da terra con le mani nude perché non è rimasto cibo. Sta raccogliendo noodles per metterli nel suo zaino. Amir torna indietro verso il gruppo principale ed esce dall’uscita. Avevamo un protocollo molto rigoroso, devono entrare in un certo modo, prendono gli aiuti e poi escono in un certo modo. Questo li riporta indietro dalla stessa parte da cui sono entrati. L’uscita li riporta indietro nello stesso modo. Entrano dal corridoio Morag, vanno a sud, passano attraverso la stazione, escono e vanno a nord verso il corridoio Morag. Entrando e uscendo, sono riportati direttamente nella zona di combattimento attiva. Il sito numero due in particolare è un po’ diverso dagli altri siti perché è tra il sito uno e due e c’è un avamposto di combattimento dell’IDF appena fuori dall’angolo di SDS2. C’è un terrapieno che costeggia quella strada che esce. Quando la gente esce, chi è sul lato est del terrapieno e spara sulla folla da questa parte, non può vedere cosa c’è dall’altra parte di quel terrapieno, a causa dell’oscuramento del campo di tiro. L’IDF spara alla folla che sta uscendo. Mentre la folla usciva e raggiungeva il corridoio Morag per andare a ovest, l’IDF sparava su di loro, sparava ai loro piedi, sparava sopra la loro testa. Noi spariamo su di loro, spariamo ai loro piedi, spariamo sopra la testa, spariamo in aria, e i proiettili iniziano a colpire il terreno. C’è un video di questo. È nel video della BBC. Colpiscono il terreno, vedi la terra volare, e io ero ancora sul sito. Ero sotto il terrapieno. Era la seconda volta che facevamo la distribuzione. Quando ho sentito iniziare gli spari, il fuoco di mitragliatrice automatica, ho pensato che fossimo sotto attacco. Ho pensato che fosse successo qualcosa. Quindi sono corso verso il terrapieno sud e mi sono sdraiato per mettermi al riparo. Guardo e vedo che gli spari continuano, e i palestinesi cadono sul lato della strada. Amir non è tornato a casa. Ha camminato 12 km per prendere del cibo, ha raccolto gli avanzi da terra, perché era tutto quello che era rimasto, perché nel caos di 8 minuti si erano presi tutto il cibo, e quando è arrivato lì, camminando senza scarpe, affamato e stanco, l’unica cosa che gli era rimasta era raccogliere alcuni resti da terra. E quando è uscito, è stato… è stato ucciso dall’IDF. 

Perché? Perché non hanno disciplina, non hanno principi e non hanno la minima decenza umana. Penso che abbiano intenzionalmente sparato a lui o alle persone a cui stavano sparando? No. Ma quando usi mitragliatrici e colpi di carro armato e colpi di mortaio per controllare una folla, cosa pensi che succederà? E gli Stati Uniti stanno a guardare mentre accade, come nella conferenza stampa che la GHF ha fatto ieri sera. Non è così che si comportano i professionisti quando hanno a che fare con una popolazione civile. Usi cartelli. Un possibile strumento sarebbe stato un altoparlante con un interprete, perché nessuno lì parla arabo e loro non parlano inglese. Hai a che fare con una folla di 8-9.000 persone e stai cercando di comunicare con loro, e io dicevo: “Che ne dite di fare due cose prima di iniziare a sparare? Uno, forniamo un altoparlante con un traduttore. Due, mettiamo cartelli. Mettiamo cartelli là fuori che dicono andate da questa parte, andate da quella parte, girate a sinistra.” Non sanno dove stanno andando. Non vivono qui. È una zona di guerra. 

L’unico modo per descrivere i siti di distrubuzione è che sono trappole mortali. E non sono diventati trappole mortali. Sono stati progettati per essere trappole mortali. Gli Stati Uniti forniscono gli aiuti e noi li attiriamo nella trappola. E quando se ne vanno, vengono uccisi. Entrano, e vengono uccisi mentre escono. I dottori dell’ospedale Nasser hanno testimoniato che ogni volta che la GHF fa una distribuzione al sito 1, 2 o 3, (la strada da quelli va direttamente all’ospedale Nasser) ricevono un enorme afflusso di pazienti in quello che chiamano un incidente con molte vittime, un MCI. Hai mai sentito dire che qualsiasi altro paese abbia fatto… io non ho mai sentito niente del genere, e ho passato 25 anni dispiegato in zone di guerra. Voglio dire solo… io non l’ho mai visto prima. 

Non l’ha mai visto da nessuna parte?

Da nessuna parte su questa scala. In altri paesi in cui sono stato con forze alleate, a volte, c’era un elemento indisciplinato, un cattivo elemento nel gruppo che viene punito per  il suo comportamento. Questo l’ho visto succedere. Ma su questa scala, e in modo così ampiamente accettato… e il fatto che anche i contractor di UG solutions lo fanno, perché “l’IDF lo fa, quindi per noi va bene farlo”. Mai… mai ho visto un americano comportarsi così. Mai ho visto un esercito, e, sai, ho visto alcuni eserciti piuttosto disordinati ai miei tempi. E mai ho visto questo livello di depravazione e mancanza di rispetto per la dignità umana. 

Ha raccontato questa storia  un paio di giorni fa per la prima volta,  e c’è stata un’immediata resistenza, come c’è sempre. La sua integrità è stata messa in discussione. Hanno detto che lei è un bugiardo, è un propagandista e questo bambino non è morto. Questo bambino non è morto, così hanno detto. Può parlarne?

Mi sono rivolto direttamente all’avvocato della GHF, ho chiesto che ritirasse quella dichiarazione e ho ribadito ciò che è successo. L’immagine che hanno usato, che la GHF ha usato e ha fatto circolare, l’immagine che hanno di un ragazzino con un contractor con le mani sulla sua testa, messa a confronto con l’immagine che ho fotografato io – l’ironia è che la fotografia che hanno del contractor in piedi lì con la mano sulla testa del ragazzo, l’ho scattata io. È come se mi stessero restituendo il mio materiale come prova della loro versione. È assurdo. L’immagine che ho io, questa immagine, mostra me stesso e Amir, e tutti sul sito, quello è il sito di distribuzione numero due il 29 maggio. Quell’immagine è stata geolocalizzata, controllata con i metadati. È legittima. L’immagine che hanno fornito per dire: “Oh, guarda. Ecco un’immagine di questo contractor due giorni dopo con un bambino uguale.” … è disgustoso. Disgustoso. Quella seconda fotografia, che ho scattato io, il ragazzo con la mano sulla testa del bambino, è dal sito numero quattro. Non c’è modo fisicamente possibile che il bambino possa essere arrivato lì dal sito due. I siti 1, 2 e 3 sono tutti giù nel sud, a sud del corridoio Morag. Il sito numero quattro è su nel centro, al corridoio di Netzarim. Nessuno può passare tra quelle due aree. Quindi, a meno che non abbia volato lì o lo abbiano teletrasportato lì, non può essere lui. E poi, metti le immagini proprio una accanto all’altra. E’ ovvio che non sono la stessa persona. Non hanno gli stessi capelli. Non hanno gli stessi denti. Le orecchie sono di dimensioni diverse. L’ho fatto passare attraverso un software AI e ha dimostrato che non è la stessa persona, perché non è la stessa persona. Amir è stato ucciso il 29 maggio. 

Perché questa fondazione umanitaria, dei cui finanziamenti non sappiamo nulla, guidata da questo… non è esattamente chiaro chi sia… dice anche di essere un predicatore. Johnny Moore, un predicatore cristiano. Perché un predicatore cristiano cercherebbe di nascondere il fatto che un bambino è stato ucciso?

Ci sono organizzazioni umanitarie a Gaza che stanno attualmente cercando i parenti di Amir a partire da quella foto. La verità verrà fuori. La verità vince sempre. L’ho saputo per tutta la mia vita. La verità vince sempre. E so che è la verità,  perché ho scattato io quelle foto. Ero lì, ho scattato quelle foto. Quindi so che non è vero, perché l’immagine che hanno di un paio di giorni dopo è dal sito numero quattro. Lo so, ero lì. Ho scattato io la foto. Non sono lo stesso bambino. Perché la copertura, perché la menzogna? Quello che c’è in gioco sono un sacco di soldi, dell’ordine di decine di milioni, centinaia di milioni di dollari. Cosa importa a loro di una vita palestinese, o che le persone sappiano di quella vita, rispetto al guadagno di centinaia di milioni di dollari? A chi vuoi credere? A chi crederai? Al sionista evangelico che ha miliardi di dollari da guadagnarci? A chi crederai? Al tizio che sta a Washington DC che è stato a Gaza una volta, o al suo avvocato che non è mai stato a Gaza, o crederai alla persona che era lì, che ha scattato le foto, che ha toccato il ragazzo, che l’ha visto con i suoi occhi? 

Cosa dovrebbe fare l’amministrazione Trump, cosa dovrebbe fare il governo degli Stati Uniti in risposta? Io spero che ogni decision maker, e farò tutto il possibile per assicurarmi che questo accada, veda la sua testimonianza, veda questo video, ascolti quello che ha appena detto, e che lei ha sperimentato in prima persona. Ma come dovrebbero rispondere?

Mi piacerebbe che condivideste quello che ho prodotto con il confronto fra la foto del bambino che hanno detto fosse lui,  e la sua foto, e ho unito la geolocalizzazione e i metadati. Condividere quello sarebbe importante perché penso che sia vergognoso fare una strumentalizzazione politica di una cosa del genere. Ma è anche in un certo senso rivelatore del fatto che, secondo Johnny Moore, ogni palestinese sembra uguale al’altro. Per quanto riguarda la sua domanda su cosa dovrebbe essere fatto, è un’ottima domanda. Ho svolto un’analisi e l’ho già data a UG solutions. La Gaza Humanitarian Foundation dovrebbe cessare di esistere. Ed ecco perché. L’esistenza della Gaza Humanitarian Foundation afferma una menzogna, cioè che questo meccanismo funziona e che l’ONU non è necessaria. Questa è una menzogna. Indipendentemente da come chiamiamo il metodo, sia che sia GHF, sia che sia l’ONU, sia che sia Greta Thunberg che distribuisce panini al burro di arachidi e gelatina sulla spiaggia del Mediterraneo, qualunque sia il metodo, deve essere in grado di nutrire 2,2 milioni di persone al giorno, tre pasti al giorno, ogni giorno, e portare acqua e carburante. Ricordate che gli aiuti della GHF non portano acqua, pannolini, carburante, medicine, prodotti per l’igiene, solo cibo secco. Nient’altro. Nient’altro. Quindi il metodo, qualunque esso sia, deve essere un metodo che possa gestire una capacità di 500-550 camion al giorno, ogni giorno, e che possa gestire 400-500 siti in tutta Gaza. Immaginate se nello stato della Florida dicessero: “Ehi, volete cibo, dovete venire giù alle Keys.” E’ assurdo. Il metodo che deve essere messo in atto deve essere in grado di servire 4-500 siti a Gaza. Deve essere in grado di servire 500-550 camion al giorno. Questa è matematica.  E devono farlo ogni giorno. Devono avere esperti in assistenza umanitaria. L’ONU può fornire questo. Questo era il modello dell’ONU. Il modello dell’ONU prevedeva 550-600 camion al giorno, che raggiungevano 400 siti, con dottori, veterani, infermieri, insegnanti, acqua, carburante, cibo a sufficienza, quello era il meccanismo. Perciò hanno dichiarato che il processo di aiuti dell’ONU dava tutto a Hamas. Ora, Israele stesso, l’apparato di intelligence all’interno di Israele, l’USAID americano, il Dipartimento di Stato americano, altre nazioni hanno affermato che non ci sono prove che gli aiuti umanitari siano finiti nelle mani di Hamas a un tasso che sia considerevole per avere un impatto sull’alimentazione. Ora, una parte è finita nelle mani di Hamas? Beh, certo, perché Hamas è tra la popolazione. Gli Stati Uniti devono smettere di finanziare la Gaza Humanitarian Foundation ora, oggi. Chiedere conto di dove siano andati quei soldi, perché posso dire, essendo stato lì e avendo visto le risorse che abbiamo speso, che non ho idea di dove siano andati quei 30 milioni. Non sono andati a Gaza. Qualcuno dovrebbe controllare alcuni conti bancari. 

Sì. Immediatamente. Ma ma non è stata la Gaza Humanitarian Foundation a sparare ad Amir. Quindi la domanda è perché gli Stati Uniti sarebbero… lei descrive l’IDF come totalmente senza decenza, senza disciplina, persone che commettono crimini di guerra ogni giorno. Perché il governo degli Stati Uniti lo sta finanziando?

Anch’io sto con Israele nel condannare la violenza di Hamas. Quando sono arrivato in Israele ho preso un’auto a noleggio e sono andato da Beer Sheva, e ho guidato fino al kibbutz Be’eri. Il kibbutz Be’eri è il kibbutz fuori dal cancello 96 che Hamas ha colpito per primo quando sono passati attraverso il cancello 96. Quello è il cancello attraverso cui sono passati e hanno massacrato e ucciso 300 più persone nel kibbutz. Poi sono andati al Nova Music Festival. Sono andato in quei posti. Ci sono andato di proposito perché volevo sentire la gravità della posizione di Israele. E ho sentito rabbia? Sì. Ho sentito disgusto? Sì. Ho sentito dolore, tristezza e desiderio di vendetta? Sì. Ma ci sono regole. Se perdiamo la nostra umanità nel dire che, beh, faremo quello che ha fatto Hamas perché loro l’hanno fatto quindi possiamo farlo a loro, abbiamo perso. Hamas ha già vinto. Abbiamo perso la nostra strada. Quindi, quello che chiedo al popolo di Israele e all’esercito israeliano, non perdiamo la nostra strada. America e Israele, non perdiamo la nostra strada. Restiamo sul percorso di ciò che è collaudato e vero e di ciò che abbiamo conosciuto per tutta la vita, e questa è dignità e rispetto per gli esseri umani. Lo chiediamo tutti. Le forze che sono dispiegate nel sud, i coscritti di riserva dell’IDF devono essere meglio addestrati e meglio equipaggiati, e avere una leadership migliore per essere nella situazione in cui sono. Il comportamento che ho visto è classico. L’ho visto in tutta la mia carriera. È una questione di disciplina. È una questione di leadership. La leadership non è riuscita a fornire guida e risorse e istruzione e formazione. Lo stesso con l’IDF a Gaza. La loro leadership li ha  messi in una situazione che è insostenibile, dove non puoi evitare le morti civili. La leadership non ha fornito loro alcuna guida su come controllare quella situazione proprio come non hanno fornito alcuna guida al personale di UG solutions su come controllare quella situazione. Questo è un problema di leadership che arriva fino al livello tattico. Ora l’IDF dovrebbe essere ritenuta responsabile di questo, indipendentemente dal motivo per cui è accaduto. Quando spari ai civili con carri armati, mortai, fucili, mitragliatrici, quando sposti intenzionalmente la popolazione, quando usi intenzionalmente filo spinato, ancora, filo spinato vietato dalla Convenzione di Ginevra per l’uso civile per ospedali, punti d’acqua e siti di distribuzione. Questo è quello che stiamo usando, filo spinato. E UG Solutions ha voluto così. Quando l’hanno fatto, io ho detto: “Whoa, ho, passo indietro, cowboy. Non è una buona idea. Viola la Convenzione di Ginevra. Non possiamo usare il filo spinato.” Beh, non c’è differenza, mi hanno detto. E io ho detto, c’è una differenza tra filo spinato, filo spinato a spirale e filo spinato a lama. E il filo spinato a lama è specificamente condannato dalla convenzione di Ginevra, se usato in siti civili. Non usatelo. Ah, ce l’ha dato l’IDF, hanno detto che andava bene. Okay. Quindi, accumuliamo un altro crimine di guerra. L’IDF deve essere ritenuta responsabile. Queste cose devono essere investigate. 

Colonnello, io… le sono grato. Dio la benedica per aver fatto questo. Non ne trae beneficio. Sarà attaccato. Penso che chiunque guardi quello che ha appena detto possa farsi un’idea sulla sua credibilità e integrità, ma dalla mia prospettiva, lei è assolutamente il meglio che mandiamo. E quindi ancora, Dio la benedica. Grazie.

Grazie. Apprezzo il tempo e… e grazie per tutto quello che fa.

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Condividi Di: Samira Stephan

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