Dal blog https://www.remocontro.it/
19 Agosto 2025 Remocontro
Migliaia di manifestanti antigovernativi in Serbia, polizia antisommossa a colpi di manganelli ed arresti, il presidente Vucic che minaccia una ‘grande repressione’ e compra 1,6 miliardi di armi da Israele.

Protesta di Belgrado e violenze a margine
Dopo un raduno pacifico, alcuni gruppi di dimostranti di appartenenza sospetta hanno effettuato blocchi stradali in alcuni punti del centro della capitale, dirigendosi poi verso una sezione del Partito che fa capo al presidente Aleksandar Vucic, che hanno bersagliato con lancio di sassi e altri oggetti. Polizia in assetto antisommossa a difesa con granate assordanti e gas lacrimogeni.
Malessere non soltanto studentesco
Proteste di piazza per fortuna raramente violente che si succedono da mesi. Assalti a edifici pubblici e sedi di altri partiti politici si erano già registrati nei giorni scorsi a Belgrado, Novi Sad, Valjevo. Raduni e proteste antigovernative si sono svolte in serata in altre città della Serbia – Pozega, Bor, Zrenjanin, Kostolac, Kragujevac, Smederevo, Sremska Mitrovica, Sombor, Obrenovac, Srbobran.
Democrazia e trasparenza
Struttura di potere oligarchia e corrotta, l’accusa dei manifestanti. ‘Blokaderi’ (come in Serbia vengono indicati gli studenti autori di blocchi stradali) accusati di «non avere alcun piano, nessuna idea, nessun programma. Non sanno fare altro che distruggere e incendiare», l’accusa di Vucic che promette ‘misure drastiche’, escludendo però l’imposizione dello stato di emergenza.
La minaccia vera da oltre frontiera
La Serbia ha firmato un contratto di 1,6 miliardi di dollari con l’israeliana Elbit Systems, una delle più grandi commesse mai concluse da Tel Aviv nel settore della difesa. Un evento sottaciuto che sposta equilibri militari, economici e geopolitici in un’area, i Balcani, segnata storicamente da fragilità e tensioni latenti. Ora la generalizzata corsa europea al riarmo offre l’occasione attesa dalla caduta di Milosevic.
Armi per 1,6 miliardi di dollari da Israele
Sul piano economico, Elbit Systems si conferma attore di primo piano nel mercato globale della difesa, e rafforza la propria proiezione in Europa sudorientale, costruendo legami diretti con un Paese candidato all’adesione UE e tradizionalmente vicino a Mosca. È un messaggio chiaro, segnala su InsideOver Giuseppe Gagliano: «Israele non limita le sue relazioni alla sicurezza mediorientale, ma intende diventare fornitore strategico anche in aree periferiche ma sensibili».
Impatti regionali e strategici
L’acquisto da parte di Belgrado apre inevitabilmente una serie di interrogativi sulla stabilità dei Balcani. Il rafforzamento militare serbo può essere percepito come una minaccia dagli Stati vicini, in particolare dal Kosovo, ma anche da Croazia e Bosnia-Erzegovina, dove la memoria dei conflitti degli anni Novanta è ancora viva. Washington e Bruxelles, favorevoli alla modernizzazione degli eserciti euro-balcanici, dovrebbero ora porsi qualche dubbio.
Scenari economici e catene di fornitura
La Serbia, la cui situazione economica non è certo brillante, investe una cifra imponente in rapporto al proprio bilancio statale. Per i serbi, sacrifici interni sulla scia di nazionalismi balcanici mai morti. Per Israele, che non vende solo armi, ma pacchetti integrati che includono manutenzione, addestramento e cooperazione tecnologica, un legame di dipendenza tecnologica a lungo termine in terra europea.