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25 Agosto 2025 Valerio Sale
Per difendere la supremazia del dollaro, Trump ha varato il Genius Act ed agganciare una moneta privata, Stablecoin, al biglietto verde. I soliti noti del casinò globale, dai grandi fondi di investimento alle maggiori banche d’affari hanno sostenuto l’operazione

‘Stablecoin’, valuta da Monopoli?
Una moneta per essere accettata deve corrispondere a due requisiti fondamentali: fiducia, in chi la emette, e stabilità del suo corso. Il ‘colpo di genio’ (da cui il nome della legge) del sempre modesto Trump consisterebbe nell’agganciare una criptovaluta, lo Stablecoin appunto, al collaterale dei Treasury, i titoli di Stato Usa. In pratica, la fiducia nell’emittente è riposta nel debito Usa, il più grande passivo finanziario pubblico del pianeta. Un giochetto da Monopoli sulla pelle di milioni di risparmiatori, «una minaccia sempre più concreta alla stabilità finanziaria globale» come ha affermato con nettezza la vice direttrice generale della Banca d’Italia, Chiara Scotti.
L’economia del dollaro sul mondo
Secondo Scotti questo significa che milioni di transazioni digitali in Europa — oggi ancora limitate, ma in rapida espansione — si basano di fatto sulla valuta americana. “È una larvata dollarizzazione dell’economia europea che rischia di spiazzare i nostri strumenti di pagamento tradizionali, dalle banconote alle carte, con conseguenze gravi in caso di shock”. In altri termini: se gli utenti perdessero fiducia nelle piattaforme che gestiscono le stablecoin, come Tether per esempio, si potrebbe verificare un effetto domino simile a quello visto nelle grandi crisi bancarie. Ciò che sta avvenendo nel mondo una sorta di ’dollarizzazione digitale’, per cui l’uso massiccio di stablecoin collegati al dollaro che vengono utilizzati per pagamenti in mancanza di valute locali forti.
Stop ‘dollarizzazione digitale’
La rapida avanzata di una nuova forma di pagamento da parte della finanza Usa, ha costretto le economie di Cina ed Europa a correre ai ripari. In entrambi i continenti l’emissione e la circolazione delle criptovalute è stata limitata (Europa) e vietata (in Cina) temendo, ragionevolmente, gli effetti sulla stabilità dei rispettivi sistemi finanziari nazionali. Ma, si sa, i mercati sono sempre alla ricerca di scorciatoie e l’innovazione rappresentata dai pagamenti digitali sta spingendo la finanza americana nella gestione del commercio internazionale.
Contro il dollaro finto
Il circuito Swift che monitora i flussi di pagamento mondiali, indica che la quota mondiale dei pagamenti in euro è al 9,3%, quella in yuan è scesa al 2,88% del totale globale degli scambi, mentre il dollaro è saldo al 47,19%. Pare quindi questo il motivo per cui la Cina, da sempre contraria alle criptovalute, sta per varare a fine mese, forse in occasione del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) una stablecoin.
La ‘controcripto’ cinese
Sarà una criptovaluta progettata per mantenere un valore costante, ancorata allo yuan, la moneta nazionale non convertibile. Una divisa digitale cinese sarà «un’ulteriore arma per espandersi finanziariamente nei Paesi amici aderenti allo Sco e nelle aree del mondo in cui Pechino è forte commercialmente, in barba ai dazi americani», scrive il Sole 24ore.
Euro digitate dalla Bce
A Francoforte le preoccupazioni legate all’approvazione del Genius Act americano e al dominio del dollaro sul mercato delle stablecoin, sembra possa accelerare l’adozione dell’euro digitale, emesso direttamente dalla Bce e non da società private come avviene in Usa, scrive il Financial Times. Esistono stablecoin in euro, ma emesse anch’esse da società private e straniere (come nel caso di Circle).
Criptomoneta pubblica
Obiettivo della Bce è invece una moneta pubblica emessa direttamente dalla Banca centrale, accessibile gratuitamente a tutti, e il cui utilizzo affiancherebbe quello del contante, sempre più in disuso.
Ricordiamo la totale dipendenza del circuito delle carte di credito da società americane. Ora, l’urgenza di contrastare la dollarizzazione digitale è diventata al tempo stesso necessità di indipendenza economica e tutela del risparmio dei cittadini europei.
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