La grande sete del mondo: 2,1 miliardi di persone senz’acqua sicura (mentre viene quotata in borsa come l’oro)

http://www.greenme.it – Riccardo Liguori, 27 Agosto 2025

Oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso a fonti di acqua sicura: il nuovo report UNICEF/OMS descrive un mondo a due velocità, dove un diritto umano fondamentale resta un miraggio per troppi

Mentre noi apriamo il rubinetto, un gesto quasi banale, la finanza globale scommette sul futuro della sete.

Dal 2020 l’acqua è quotata in Borsa: un bene essenziale per la vita, la cui crescente scarsità lo ha trasformato in un asset su cui investire, proprio come l’oro. Ma questa astratta realtà finanziaria si scontra con il dramma concreto e quotidiano di miliardi di persone.

A raccontarlo non sono proiezioni, ma i numeri del nuovo rapporto UNICEF/OMS “Progressi nell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici nelle case 2000-2024”: sono 2,1 miliardi le persone che non possono bere da una fonte sicura; 3,4 miliardi quelle senza un bagno dignitoso; 1,7 miliardi coloro che non possono nemmeno lavarsi le mani in casa.

Lanciato durante la Settimana Mondiale dell’Acqua, il documento è un severo atto d’accusa: la promessa di garantire a tutti questi diritti entro il 2030 è pericolosamente fuori rotta.

Le vittime della disuguaglianza

Il rapporto evidenzia che la mancanza di accesso ai servizi essenziali non è casuale, ma segue precise linee di frattura sociale ed economica. Le persone che vivono in Paesi a basso reddito, in contesti fragili, nelle comunità rurali e le minoranze etniche sono quelle che subiscono le maggiori disparità. Un abitante di un Paese meno sviluppato ha una probabilità più che doppia di non disporre di acqua potabile di base e più che tripla di non avere accesso a strutture per l’igiene.

Questa disuguaglianza ha un impatto particolarmente severo su donne e ragazze, che portano il carico più pesante di questa crisi. Nella maggior parte dei Paesi con dati disponibili, sono loro le principali responsabili della raccolta dell’acqua, un’attività che in molte regioni dell’Africa subsahariana e dell’Asia richiede più di 30 minuti al giorno. Questo onere si traduce in meno tempo per l’istruzione e maggiori rischi per la sicurezza. “Queste disuguaglianze sono particolarmente evidenti per le ragazze, che spesso devono sobbarcarsi il peso della raccolta dell’acqua e affrontare ulteriori ostacoli durante il ciclo mestruale”, ha affermato Cecilia Scharp, direttrice per Acqua e servizi igienici dell’UNICEF.

I dati confermano che le adolescenti (15-19 anni) hanno meno probabilità di partecipare ad attività scolastiche, lavorative e sociali durante il loro ciclo.

Una corsa contro il tempo: gli obiettivi 2030 si allontanano

A cinque anni dalla scadenza fissata dall’Agenda 2030, il rapporto certifica un ritardo quasi incolmabile. Raggiungere la copertura universale di servizi gestiti in modo sicuro “sembra sempre più irraggiungibile”. Per centrare l’obiettivo sull’acqua potabile sicura, il tasso di progresso globale dovrebbe aumentare di otto volte. Per i servizi igienici, servirebbe un’ accelerazione di sei volte.

Anche gli obiettivi più basilari, come l’eliminazione della defecazione all’aperto, praticata ancora da 354 milioni di persone, richiederanno un’accelerazione significativa. Di questo passo, la promessa di garantire acqua e servizi igienici a ogni bambino sta diventando un miraggio, un monito a dover “agire più rapidamente e con maggiore coraggio per raggiungere coloro che ne hanno più bisogno”.

“L’acqua e i servizi igienici non sono privilegi, ma diritti umani fondamentali”, ha dichiarato il dottor Ruediger Krech dell’OMS. Le sue parole ribadiscono il cuore del problema: non si tratta di un mero deficit infrastrutturale, ma della negazione di un diritto essenziale per la salute, la dignità e il futuro di un quarto della popolazione mondiale.

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