Scacco soprintendenze. Un dl contro la tutela

Dal blog https://ilmanifesto.it/

Paolo Berdini 18 settembre 2025

Soprintendenze di Stato Dietro il faro della lotta alla burocrazia si nasconde il principio economico che autorizza gli enti locali a intervenire sullo «sviluppo territoriale» e quindi a cementificare

Festa grande al Senato della Repubblica. Finalmente la maggioranza di governo ha stabilito che le Soprintendenze di Stato, un pilastro di storia della difesa dei beni storici e paesaggistici italiani, devono essere messe nella condizione di non nuocere. Nelle stesse ore, come noto, venivano forzati i regolamenti procedurali per approvare in fretta il provvedimento contro la magistratura. Nell’uno e nell’altro caso si smantella la struttura della Costituzione repubblicana che, come noto affida un potere indipendente alla magistratura e – all’articolo 9, all’interno dei principi generali – afferma che «la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

Le Soprintendenze di Stato hanno svolto per decenni un ruolo inedito e straordinario per dare attuazione al dettato costituzionale. Chiunque si interessi del patrimonio artistico e paesaggistico italiano conosce perfettamente quale sia stato il merito dell’azione di uomini e donne appassionati che hanno saputo preservare dagli scempi beni inestimabili e hanno saputo costruire una rete museale unica al mondo, in grado di restituire la complessità e l’originalità culturale italiana. Con l’approvazione del Ddl 1372 (Delega al governo per la revisione del Codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica) si è dato un colpo violento al Mic.

VEDIAMONE alcune perle. Viene variato il Codice dei beni culturali e si sancisce (art. 2, comma 1, b) che i pareri delle Soprintendenze «sono obbligatori ma non vincolanti». È, ovviamente, una aperta violazione dell’articolo 9, ma si può fare un esempio concreto. Da poco tempo è stata scongiurata la realizzazione di un quartiere residenziale adiacente alla Villa Adriana di Tivoli grazie anche all’azione di tutela della Soprintendenza. Una fortuna irripetibile: alla prossima speculazione il parere emesso non sarà più vincolante. Decide il faro della «lotta contro la burocrazia che frena lo sviluppo economico». Si afferma proprio così: «All’articolo 167, comma 5, e all’articolo 181, comma 1-quater, viene esteso il principio del silenzio-assenso per le richieste di autorizzazione, evitando che l’inerzia amministrativa possa bloccare progetti di sviluppo territoriale». Una mostruosità.

Ancora. Il provvedimento approvato ieri prevede la delega al governo per riscrivere molte parti del Codice dei beni culturali sottraendolo dunque alla discussione democratica. I vari provvedimenti saranno infatti approvati attraverso decreti legge: una competenza attribuita costituzionalmente alla «Repubblica», e cioè all’insieme dei partiti che possono dire la loro, viene affidato al presidente del Consiglio pro tempore. Si legge (art. 3) che il governo è abilitato a «prevedere che gli interventi di lieve entità (…) non siano sottoposti a parere della Soprintendenza e competano esclusivamente agli enti locali, previa verifica di conformità con il Piano paesaggistico regionale». È noto che sono pochissimi i Piani paesistici approvati dalle Regioni e il Senato della Repubblica. Se si pensa poi – ed è questione centrale – che saranno i sindaci dei comuni, notoriamente colti e amanti della bellezza come ad esempio quello di Terni, ci si rende conto del baratro che il legislatore ha voluto aprire sulla tutela dei beni culturali.

E INFINE, alla lettera f dell’articolo 3, si confessa apertamente un altro grande obiettivo che si prefiggevano i cementificatori dell’Italia. Si legge infatti che nel futuro bisognerà «istituire, in collaborazione con gli enti locali, sportelli unici per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e urbanistiche, assicurando agli utenti un riscontro entro quarantacinque giorni dalla presentazione dell’istanza». Si badi bene che si parla di autorizzazioni paesaggistiche e urbanistiche. Una grande lottizzazione o un piano di recupero di una città storica dovrà essere approvata in un mese e mezzo perché altrimenti si ferma l’economia.

Il provvedimento eversivo deve essere ora approvato alla Camera e si spera che le opposizioni presenti in aula, superata la sbornia anti-Soprintendenze che pure ha caratterizzato l’azione dell’ex ministro Franceschini, conduca una battaglia limpida in difesa della Costituzione repubblicana.

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