L’autunno caldo dell’economia globale

Dal blog https://www.remocontro.it/

20 Settembre 2025 Valerio Sale

La Federal Reserve Usa ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto, la metà di quanto richiesto da Trump. «In autunno ne vedremo delle belle», mormorano molti analisti alle prese con i rapporti per investitori e governi di mezzo mondo.

Federal Reserve e Trump

La decisione è stata presa con un solo voto contrario che, malgrado il voto sia segreto, è facile attribuire a Stephen Mirran, il consigliere economico e ideologo dei dazi messo di traverso dal presidente americano nel consiglio della banca centrale. Entro la fine dell’anno sono previste altre due sedute della Fed con altrettanti tagli dei tassi reclamati da Trump. L’editorialista di Reuters Mike Dolan sottolinea che la Fed abbassando ulteriormente i tassi potrebbe finire per stimolare un’economia che non ha bisogno di più energia. Resta quindi aperta la questione se l’indipendenza della banca centrale potrà sopravvivere all’assalto del padrone della Casa Bianca.

Economia bene ma non l’industria

Per adesso l’economia americana va bene per due motivi principali: primo, è sostenuta dai servizi e non dall’industria. Sono i servizi digitali delle Big Tech che fanno girare due terzi del valore della borsa americana. Secondo motivo, l’effetto dazi non si è ancora manifestato del tutto. A questo proposito Bloomberg avverte che un primo segnale sta arrivando dal settore dei trasporti: una semplice teoria suggerisce che l’industria e i trasporti devono salire in tandem per confermare crescita economica e rally di Borsa.

Sarà Wall Street a decidere

Eppure, mentre l’indice Dow Jones tocca un record dopo l’altro, i trasporti sono rimasti indietro, segnale inquietante per gli analisti. Potrebbero essere quindi i mercati finanziari a ridimensionare l’immobiliarista di New York. In un sistema in cui la sicurezza economica dipende dalle fluttuazioni del mercato, piuttosto che dallo Stato sociale i cittadini statunitensi dipendono infatti mani e piedi da Wall Street, l’Inps americana. E le elezioni di mid-term sono tra un anno esatto.

Dazi contro l’Europa

Ma se l’economia a stelle e strisce è a rischio di rallentare, è in Europa che l’uso dissennato dei dazi da parte di Trump si sta trasformando in realtà per gli esportatori europei e qui l’autunno caldo potrebbe farsi sentire maggiormente. Francia in testa, seguita dall’Italia dove Istat segnala che l’export è in calo nel secondo trimestre (aprile-giugno). «Trump ci manderà a fondo?» si chiede Giuliano Noci del Politecnico di Milano. Mentre gli inglesi trattano con Trump sulla riduzione del 10% a suon di tappeti rossi e fanfare, la Ue di Ursula von der Leyen tentenna anche sull’unica leva rimasta di negoziazione. Il surplus di 100 miliardi dei servizi digitali americani sulle cui norme di funzionamento Trump chiede di fare retromarcia.

Don Abbondio Ue

Se il Don Abbondio Europeo è rimasto alla porta, la Cina è l’unico paese che sa gestire l’aggressività bullista di Trump. Negli scorsi giorni la Cina ha imposto alle sue aziende di smettere di testare il chip Nvidia e di annullare gli ordini in essere. Ora, annullare l’ordine a un fornitore è un atto di forza in ogni regolamento commerciale che solo la Cina dimostra di avere. Un messaggio per nulla rassicurante per gli emissari di Washington di ritorno dai negoziati di Madrid dello scorso 15-17 settembre dove si è prospettata una soluzione sulla proprietà di Tik Tok in America, ma dove le richieste cinesi di rimuovere certi dazi sulle esportazioni non sono state integralmente soddisfatte.

Basta colpi di mano unilaterali?

Le dichiarazioni seguite alla tanto attesa telefonata di Trump con Xi Jinping, durata due ore, è sintomatico del livello di confronto alla pari che Trump è costretto ad accettare. Il presidente cinese: «La nostra posizione è chiara, bisogna evitare restrizioni commerciali unilaterali». Il presidente Usa, addirittura diplomatico: «La chiamata è stata produttiva, parleremo di nuovo al telefono». È bene ricordare che i chip per computer sono il motore dell’economia digitale e le loro crescenti capacità stanno abilitando tecnologie come l’IA generativa. Sono al centro della competizione tra Usa e Cina.

Gigante Cina ‘fai da te’

Pochi giorni dopo che la Cina ha ordinato alle aziende di interrompere l’acquisto del chip RTX Pro 6000D di Nvidia, che può essere riutilizzato per applicazioni di intelligenza artificiale, Huawei ha presentato una nuova tecnologia con una maggiore potenza di calcolo per sfidare il suo concorrente statunitense. Il Financial Times ha riportato che i produttori di chip cinesi stanno cercando di triplicare nel prossimo anno la produzione totale di processori per intelligenza artificiale. Una prospettiva chiara in termini semplici: rapporti di forza.

Tags:economiaFederal reserveUsa

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