La svolta di Charlie Kirk: quando la destra Usa contesta il sostegno a Israele

Dal blog https://krisis.info/i

di Chris Hedges22 Settembre 2025

Estratto del colloquio sull’assassinio di Charlie Kirk fra il Premio Pulitzer Chris Hedges e Max Blumenthal, direttore di «The Grayzone».

«Achille piange la morte di Patroclo», dipinto da Gavin Hamilton fra il 1760 e il 1763. Wikimedia Common. Public Domain.

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Il giornalista Max Blumenthal, che ha iniziato a seguire Charlie Kirk nel 2015, ricostruisce la sua traiettoria politica e il suo progressivo distacco dalla lobby pro-Israele che l’aveva finanziato. In un’intervista con l’ex giornalista del «New York Times» Chris Hedges, sostiene che l’attivista conservatore assassinato lo scorso 10 settembre avrebbe subito forti pressioni dopo aver criticato in pubblico l’influenza israeliana sulla politica americana. Secondo fonti riservate di Blumenthal, Netanyahu avrebbe personalmente offerto a Kirk un’ingente somma di denaro affinché mutasse la sua posizione, ricevendone in cambio un rifiuto. L’intervento di Blumenthal offre uno spaccato delle tensioni interne al movimento conservatore statunitense, evidenziando le crescenti fratture sul sostegno a Israele fra i repubblicani, i giovani in particolare.

Ascolta l’articolo, narrato da Giulio Bellotto:

Pubblichiamo un estratto dell’intervista realizzata dal Premio Pulitzer Chris Hedges, ex giornalista del «New York Times», a Max Blumenthal, direttore di «The Grayzone», sull’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk e sulle tensioni politiche che lo hanno coinvolto.

«The Grayzone», un sito indipendente statunitense che critica la politica estera di Washington e che è oggetto di dibattito per la sua linea radicale, ha pubblicato un articolo in cui sostiene che, prima di essere assassinato il 10 settembre 2025 a Orem (Utah), Charlie Kirk era stato «spaventato» da forze pro Israele.   

Precisiamo che Max Blumenthal cita informazioni provenienti da fonti anonime, una pratica da tempo consolidata nel giornalismo d’inchiesta su temi sensibili. Segnaliamo inoltre che l’intervista riporta ipotesi non suffragate da prove pubbliche, in particolare riguardo a presunti legami tra la morte di Kirk e attori internazionali.

La scelta di pubblicare questo testo non implica la condivisione di tali congetture. Tenendo fede allo spirito pluralista di «Krisis», intende informare i lettori su un significativo aspetto del dibattito in corso negli Stati Uniti e pressoché ignorato in Italia.

L’intervento di Blumenthal getta luce sulle fratture nel movimento conservatore statunitense sul sostegno a Israele, un tema divisivo che ha portato Kirk a scontrarsi con i suoi storici finanziatori. Per garantire accuratezza ed evitare semplificazioni, abbiamo omesso i passaggi più speculativi sulle circostanze della morte di Kirk, concentrandoci sulla documentata evoluzione del suo rapporto con i finanziamenti pro-Israele e sulle tensioni interne al conservatorismo americano.

Abbiamo tuttavia conservato un passaggio in cui Blumenthal riflette esplicitamente sui limiti delle sue informazioni («Sto dicendo che Israele ha ucciso Charlie Kirk? Come potrei saperlo? Non esiste alcuna prova…»), ritenendolo significativo per comprendere la sua metodologia di inchiesta. Sottolineiamo che questa affermazione non costituisce un’accusa, ma un esempio di cautela giornalistica di fronte a fonti non verificabili. Segnaliamo inoltre che tali congetture sono state smentite con sdegno in più occasioni dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Poiché il testo originale dell’intervista è molto lungo, ecco una selezione dei passaggi più rilevanti per il pubblico italiano, che comunque invitiamo a una lettura critica e consapevole. 

Charlie Kirk il 13 luglio 2025 allo Student Action Summit di Tampa. Florida. Foto Gage Skidmore. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 4.0.
Charlie Kirk il 13 luglio 2025 allo Student Action Summit di Tampa. Florida. Foto Gage Skidmore. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 4.0.

L’assassinio di Charlie Kirk preannuncia una nuova e letale fase della disgregazione di un’America lacerata e altamente polarizzata. La violenza politica – dall’omicidio della speaker della Camera del Minnesota, Melissa Hortman, e di suo marito, fino ai due tentativi di attentato contro Donald Trump – sembra destinata a crescere. Allo stesso modo, aumenterà la repressione statale contro individui e gruppi accusati, dall’estrema destra e dall’amministrazione Trump, di aver fomentato l’odio che avrebbe portato all’uccisione di Kirk.

Trump attribuisce la colpa alla «sinistra radicale», sostenendo che sia «direttamente responsabile del terrorismo che stiamo vedendo oggi nel nostro Paese e deve finire subito». Ha promesso di «rintracciare uno per uno tutti coloro che hanno contribuito a questa atrocità e ad altre violenze politiche, comprese le organizzazioni che le finanziano e sostengono, così come coloro che attaccano i nostri giudici, le forze dell’ordine e chiunque porti ordine nel Paese».

Se Trump manterrà la parola, e sospetto che lo farà, assisteremo all’impiego dell’intera macchina del governo federale per colpire gli oppositori di Trump e le loro organizzazioni, dal Partito democratico ai media, dalle università ai gruppi di pressione, già sotto pesante attacco. Ancora più inquietante: questo darà via libera ai gruppi di vigilantes di estrema destra per colpire violentemente chi viene accusato di «avvelenare l’America»: musulmani, comunità LGBTQ, collettivi come Antifa, femministe, liberali e progressisti, immigrati senza documenti, poveri e persone di colore.

Per discutere dell’assassinio di Kirk, di cosa significhi per gli Stati Uniti e per il futuro della nostra democrazia in frantumi, è con me Max Blumenthal, direttore di The Grayzone. Il suo ultimo articolo, intitolato «Charlie Kirk ha rifiutato i finanziamenti offerti da Netanyahu, era ‘spaventato’ dalle pressioni pro-Israele prima della morte, rivela un amico», aggiunge un nuovo tassello a questa vicenda in continua evoluzione.

Chris Hedges: Max, prima di affrontare le implicazioni dell’assassinio in termini di libertà civili e repressione, parliamo un po’ dell’articolo che ha appena pubblicato sul rapporto sempre più difficile tra Kirk e la lobby sionista. So che segue Kirk da tempo.

Max Blumenthal: «Sì, scrivo di lui dal 2015, tre anni dopo la fondazione di TPUSA (Turning Point USA, l’organizzazione politica fondata nel 2012 da Charlie Kirk, ndr), che sarebbe poi diventata la più grande e influente organizzazione giovanile conservatrice della storia. In quel periodo, Kirk era al centro di una massiccia iniezione di fondi provenienti dalla lobby israeliana, veicolati tramite il David Horowitz Freedom Center, che di fatto lo ha trasformato in una sorta di “proprietà di Israele” in cambio di questo patto faustiano.

Charlie Kirk alla seconda edizione del Winter Gala della sua organizzazione Turning Point USA al Mar-A-Lago Club di Palm Beach, in Florida, il 18 dicembre 2019. Foto Gage Skidmore. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 2.0.
Charlie Kirk alla seconda edizione del Winter Gala della sua organizzazione Turning Point USA al Mar-A-Lago Club di Palm Beach, in Florida, il 18 dicembre 2019. Foto Gage Skidmore. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 2.0.

Kirk si è così trovato al vertice del movimento giovanile conservatore di base, reale o solo di facciata. E poteva parlare di razza, immigrazione, questioni sociali e spingersi alle posizioni più estreme, dire qualunque cosa volesse, purché sostenesse la cosiddetta relazione “giudeo-cristiana”, rivendicasse costantemente le radici giudeo-cristiane del Paese, difendesse Israele e attaccasse il movimento BDS [Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni], che stava crescendo nei campus universitari, ogni volta che ne avesse avuto l’occasione.

Così, Kirk si è trovato anche in prima linea nella realizzazione di molte liste nere che mettevano nel mirino professori universitari e studenti. Frequentava gli stessi ambienti di chi era dietro Canary Mission (sito web anonimo che pubblica informazioni personali di studenti, professori e organizzazioni attive in ambito universitario nordamericano, accusandoli di antisemitismo, ndr), oggi usato perfino per colpire titolari di Green card e visti, per le deportazioni dell’amministrazione Trump.

Io l’ho seguito fin dagli inizi, quando ancora nessuno ne aveva sentito parlare. All’epoca sembrava un attivista con l’aria del bravo ragazzo, ma era chiaramente instancabile, dotato, una risorsa enorme…

E arriviamo a luglio di quest’anno: Charlie Kirk è ormai l’attivista conservatore più influente in assoluto. È sulla strada per diventare, con buone probabilità, il prossimo presidente. Quasi certamente sarebbe diventato senatore (…). TPUSA è un gigante, ma allo stesso tempo è in crisi. Perché Kirk subisce pressioni dalla sua stessa base sul tema di Israele.

Sotto la guida di Netanyahu, Israele esercita un’enorme influenza su Trump, nel pieno di un genocidio, e questo sta alienando la base conservatrice. Se si osservano i sondaggi più recenti – YouGov e Pew – solo il 25% circa dei repubblicani sotto i 35 anni sostiene Israele anziché i palestinesi.

Il Presidente Donald J. Trump con il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il 27 gennaio 2020, nello Studio Ovale della Casa Bianca. Foto ufficiale della Casa Bianca di Shealah Craighead. Public Domain.
Il Presidente Donald J. Trump con il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il 27 gennaio 2020, nello Studio Ovale della Casa Bianca. Foto ufficiale della Casa Bianca di Shealah Craighead. Public Domain.

Se si guarda a quello che dice Nick Fuentes – il più influente streamer della destra “America First” – si vede che la loro rabbia non riguarda solo l’influenza ebraica. Non sono soltanto antiebrei. Sono sconvolti dalle stesse cose che indignano noi: vedere la fame deliberata inflitta a una popolazione civile in tempo reale e vedere il proprio presidente cedere a uno Stato straniero che pratica l’apartheid.

Così questa pressione cresceva all’interno del campo di Kirk e lui stesso cominciava a cambiare posizione. La questione è deflagrata in pubblico durante lo Student Action Summit, che si è tenuto a Tampa, Florida, nel luglio 2025. Ed è lì che Charlie Kirk ha portato Tucker Carlson. Carlson aveva già preso le distanze da questa vicenda in pubblico, non solo per parlare apertamente di Jeffrey Epstein come possibile agente del Mossad, ma anche per chiedere che coloro che erano andati a combattere per Israele, quegli ebrei americani che avevano servito l’esercito israeliano anziché quello statunitense, venissero privati della cittadinanza.

Kirk ha anche attaccato Bill Ackman, uno dei più potenti miliardari sionisti negli Stati Uniti, definendolo un burattino di Netanyahu (…). E la folla si godeva lo spettacolo ed esultava. Megyn Kelly di Fox News è arrivata perfino a definire Epstein un agente del Mossad. Poi Charlie Kirk ha dato il via a un dibattito incentrato sul sionismo, mettendo a confronto un ebreo antisionista, il comico Dave Smith con Joshua Hammer di Newsweek, un apparatchik sionista. Dave Smith, che è davvero efficace, lo ha stracciato. Ha parlato anche di violazioni dei diritti umani e la platea era chiaramente dalla sua parte.

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Dopo questo summit, Kirk è stato travolto da telefonate e messaggi furibondi (…). Kirk ne è uscito offeso, estraniato. Non era abituato a essere trattato così, come se fosse un oggetto. Ma, una volta che entri in quel sistema, non puoi uscirne. Allo stesso tempo, un suo amico di lunga data mi ha detto che Charlie Kirk era terrorizzato dal modo in cui era stato trattato. In sostanza, era come se una vera e propria mafia gli stesse facendo capire chi comandava (…).

Quanto ho scritto, in base a fonti confidenziali, coincide con ciò che Charlie Kirk dichiarava in pubblico: che veniva bombardato da coloro che definiva stakeholder ebrei, riferendosi ai suoi  finanziatori, e che sentiva di non poter più esprimere liberamente le proprie opinioni in quanto americano. Stava iniziando a smarcarsi anche in pubblico.

Ora, consideriamo le conseguenze di una figura come Charlie Kirk, destinata a ereditare l’eredità del trumpismo e che controlla una larga parte di quel movimento, che trascina la base lontano dall’asse giudeo-cristiano e dal sostegno incondizionato a Israele, proprio mentre Israele combatte una guerra su sette fronti e porta avanti un genocidio.

Bambina palestinese di 4 anni che ha perso la vita a causa della malnutrizione e della mancanza di cure dovute alla guerra a Gaza nell'agosto 2024. Foto Ashraf Amra / UNRWA. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 3.0 IGO.
Bambina palestinese di 4 anni che ha perso la vita a causa della malnutrizione e della mancanza di cure dovute alla guerra a Gaza nell’agosto 2024. Foto Ashraf Amra / UNRWA. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 3.0 IGO.

Netanyahu crede di avere una finestra temporale ristretta per imporre un cambio di regime in Iran (…) Ho anche appreso da diverse fonti che Kirk è arrivato al punto di recarsi di persona alla Casa Bianca per dissuadere Trump dal bombardare l’Iran a giugno e che è stato zittito. Trump lo ha rimproverato con rabbia (…).

Sto dicendo che Israele ha ucciso Charlie Kirk? Come potrei saperlo? Non esiste alcuna prova in merito. Ma come potrei esimermi dal raccontare questi retroscena illuminanti sulla direzione che stanno prendendo il movimento conservatore e il Partito Repubblicano sulla questione di Israele, dal momento che li ho appresi dopo la sua morte?

Così tanti aspetti insoliti nelle indagini, così tanti errori da parte dell’Fbi e un comportamento tanto strano da parte del governo israeliano e dello stesso Netanyahu dopo l’uccisione di Kirk hanno alimentato le congetture di milioni di persone online su un possibile coinvolgimento israeliano.

Voglio dire, perché non dovrebbero avanzare congetture, quando Israele sembra assassinare chiunque lo sfidi nella sua stessa regione e ha perfino inviato migliaia di pager a membri di basso livello di Hezbollah e alle loro famiglie per assassinarli?

Tucker Carlson e Charlie Kirk al summit di Student Action, organizzato da Turning Point USA a West Palm Beach, Florida, nel dicembre 2018. Foto Gage Skidmore. Wikipedia Commons. Licenza CC BY-SA 2.0.
Tucker Carlson e Charlie Kirk al summit di Student Action, organizzato da Turning Point USA a West Palm Beach, Florida, nel dicembre 2018. Foto Gage Skidmore. Wikipedia Commons. Licenza CC BY-SA 2.0.

Pur essendo qualcosa che ci si potrebbe aspettare in questo clima, non sto affermando in modo esplicito che Israele abbia assassinato Charlie Kirk. Quello che sto dicendo è che penso che lo avrebbero rimosso. La lobby israeliana lo avrebbe fatto di sicuro, ma non avrebbe avuto bisogno di agire fisicamente. Avrebbero potuto semplicemente tagliargli i fondi e poi attaccarlo duramente, come stanno facendo con figure come Candace Owens o Tucker Carlson, che si sono schierate contro di loro. Ma questa, a mio avviso, è solo una chiave di lettura affascinante degli ultimi giorni di Charlie Kirk e delle pressioni politiche a cui era sottoposto».

Chris Hedges: Primo: di quanti soldi stiamo parlando? E secondo: può raccontare la reazione di Netanyahu e, come scrive nel suo pezzo, le sue interazioni con Kirk?

Max Blumenthal: «Si tratta di informazioni che non erano note al pubblico. Mi è stato riferito da un amico molto vicino a Charlie Kirk, che lo seguiva negli ultimi giorni della sua vita, che Netanyahu si sarebbe personalmente presentato per offrire a Kirk di rifinanziare TPUSA con un’enorme iniezione di fondi provenienti da ambienti sionisti. Il budget di TPUSA, al suo apice, raggiungeva circa 80 milioni di dollari. Parliamo di cifre colossali. Basta guardare lo Student Action Summit (la conferenza annuale di Turning Point USA, ndr), diventato così controverso. Non esiste nulla di simile a sinistra o perfino nelle organizzazioni collegate al Partito democratico. Era uno show sfavillante.

Guardiamo agli ultimi momenti di vita di Charlie Kirk (il 10 settembre 2025, durante il dibattito sul palco della Utah Valley University, ndr). Sembrava quasi un candidato alla Presidenza. Sembrava un comizio di Trump, con una schiera di ex Navy SEALs e uomini delle forze speciali attorno a lui, sicurezza ad alto livello. Un livello di protezione del genere richiede risorse enormi. Quindi Kirk disponeva già di fondi importanti, ma rischiava di perderne una parte consistente.

È in questo contesto che Netanyahu si sarebbe rivolto a lui dicendo, in sostanza: “Vieni dalla nostra parte (a essere precisi Max Blumenthal parla di «parte oscura», ndr). Smetti di parlare di queste cose e penseremo noi a te. Chiamerò i miei intermediari e sarà tutto sistemato.”

E Charlie Kirk ha rifiutato. E, da quanto sto apprendendo, non era la prima volta negli ultimi mesi che respingeva offerte provenienti da persone vicine a Netanyahu. Questo lo avrebbe raggelato, reso ansioso e, secondo le parole del suo amico, spaventato».

Testo tratto da: https://chrishedges.substack.com/p/israel-charlie-kirk-and-the-weaponization (traduzione a cura di Krisis).

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Autore

  • Chris HedgesChris Hedges Giornalista e scrittore americano, vincitore del premio Pulitzer. Per quasi 20 anni corrispondente dall’estero per The New York Times, Dallas Morning News, Christian Science Monitor e National Public Radio, ha lavorato in Medio Oriente, America Latina, Africa e Balcani. Per The New York Times ha trascorso sette anni a seguire il conflitto israelo-palestinese, gran parte del tempo a Gaza. Attualmente pubblica articoli e podcast su «The Chris Hedges Report». Autore di 14 libri, in Italia sono stati pubblicati Il fascino oscuro della guerra (Laterza, 2004) e Fascisti americani. La Destra Cristiana e la guerra in America (Vertigo, 2007).

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