Patto a sorpresa Arabia e Pakistan e il mondo s’interroga

Dal blog https://www.remocontro.it

30 Settembre 2025 Piero Orteca

Alcune settimane dall’attacco israeliano in Qatar, e le sue onde ‘sismiche’ arrivano sulla diplomazia. E accelerano alleanze in discussione da anni. Pochi giorni fa, quasi sotto traccia, è stato firmato un Patto di difesa tra il Pakistan (atomico) e l’Arabia Saudita, con implicazioni di vasta portata sui Paesi vicini e su tutta l’area.

L’accelerazione dopo il Qatar

L’intesa raggiunta tra i due Paesi, in un certo senso non solo sconvolge gli equilibri esistenti nel Golfo Persico, ma aggiunge potenziale instabilità in un’area, quella del subcontinente asiatico, dominata proprio dal titanico scontro di Islamabad col gigante indiano, per il controllo del Kashmir. Di più. Secondo molti analisti, il Patto rappresenta una formidabile testa di ponte anche per la Cina, la cui sagoma ingombrante si può intravedere tirare le fila dietro l’attivismo dei pakistani. I colloqui per definire l’intesa finora erano andati avanti a rilento, abbozzando solo le linee-guida, ma l’attacco deciso da Netanyahu, col bombardamento di Doha, ha fatto precipitare le cose. Il Patto di reciproco sostegno, in caso di ostilità, è stato firmato nel giro di una settimana. In pratica, ciò che non erano riusciti a combinare, in diversi anni i diplomatici sauditi e pakistani, lo ha invece reso possibile il tentativo di Netanyahu di assassinare i mediatori di Hamas. A quel punto, dicono gli analisti, sono cadute tutte le resistenze e i possibili distinguo: i Paesi arabi hanno deciso di cambiare radicalmente musica. E, fin dove è stato possibile, anche musicanti e direttore d’orchestra. Cioè, gli Stati Uniti. Per molti Paesi arabi, essi sono gli alleati a cui affidare la propria sicurezza internazionale che però, quando entra in ballo Israele, sembra assolutamente malriposta. Nel caso specifico, la comunità degli Stati islamici ha giudicato quantomeno ambigua la posizione di Washington. E qualcuno si è spinto persino a parlare di ‘complicità con gli israeliani’. Non ci si può sorprendere, quindi, se di fronte a questo scenario i sauditi, in primis, abbiano cominciato a guardare altrove, diversificando la loro politica di sicurezza.

Pakistan, l’alleato islamico ‘nucleare’

L’attacco israeliano in Qatar, dunque, da un lato ha fatto inferocire i Paesi arabi, dall’altro ha portato al massimo le loro preoccupazioni, sconvolgendo la normale dialettica diplomatica in tutta l’area considerata, che va dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, passando per il Golfo Persico. Riunendosi subito dopo il blitz di Doha, i Paesi islamici hanno ipotizzato una mossa clamorosa: la creazione di un patto militare di autodifesa comune, che ponesse un argine alla dilagante prepotenza dello Stato ebraico nella regione. Una specie di ‘Nato araba’, insomma. Per ora, più che essere un vero piano operativo, il progetto di alleanza sarebbe solo una ventilata minaccia, una clava diplomatica agitata furiosamente per far comprendere alla Casa Bianca che Israele ha abbondantemente superato tutte le linee rosse. Anche perché, parliamoci chiaro, tra i 22 Paesi chiusisi a conclave per valutare una risposta alla sprezzante sfida israeliana portata fin dentro il Qatar, in molti si sono convinti che il ruolo degli Stati Uniti debba essere stato, per forza di cose e come dicevamo prima, di complicità. Solo che la divergenza degli interessi nazionali, come spesso capita in questi casi, è superiore alla volontà di dare una risposta coesa. Insomma, per passare dalle chiacchiere ai fatti, ce ne vuole. Così, l’Arabia Saudita, dopo aver preso atto della difficoltà di conciliare sensibilità diverse, ha deciso di agire ‘bilateralmente’. Interpellati specificamente su alcune clausole del Patto, i diplomatici sauditi hanno ribadito che esso riguarda ‘tutto l’arsenale’ a disposizione delle due potenze. Il che significa, che il Pakistan, almeno sulla carta, sta mettendo a disposizione dell’Arabia Saudita il suo ‘ombrello nucleare’, come deterrenza, nel caso di qualche improvvido attacco ‘di terze parti’. E qui, si può viaggiare col realismo, pensando a possibili minacce presenti o future (come l’Iran).

I contraccolpi sull’India

Il Patto di difesa saudita-pakistano, inutile sottolinearlo, viene guardato con circospezione, quasi con sospetto, da molti importanti attori internazionali. Uno di questi, scontato e per molti motivi, è senz’altro l’Iran degli ayatollah, che vede i sunniti di Riad come i primi rivali per la sua pretesa di supremazia nel Golfo Persico. Ma l’altra potenza che potrebbe vedere la sua politica estera pesantemente condizionata è l’India di Narendra Modi. «L’India e l’Arabia Saudita hanno già una partnership strategica di vasta portata che si è notevolmente approfondita negli ultimi anni», ha voluto ricordare il portavoce del Ministero degli Esteri indiano Randhir Jaiswal ai giornalisti. «Ci aspettiamo che questa partnership strategica tenga conto degli interessi e delle sensibilità reciproci». Una dichiarazione che sembra più un avvertimento, a non sbilanciarsi troppo dal lato del Pakistan, che resta il primo mortale nemico di Nuova Delhi. Le paure indiane nascono dal connubio tra i grandi capitali a disposizione dell’Arabia Saudita, provenienti dai petrodollari, e gli ambiziosi piani varati da Islamabad, che punta a riarmarsi fino ai denti con materiale di ultima generazione, di produzione cinese. E l’annoso contenzioso bellico aperto in Kashmir, dove si è combattuto fino allo scorso maggio, non aiuta certo gli indiani a essere ottimisti su questo solido ‘fil rouge’ che ormai lega Riad, Islamabad e Pechino. L’ultimo conflitto di quattro giorni è stato utilizzato dalla Cina come una sorta di vetrina, un’esposizione universale a cielo aperto, per l’export delle sue armi. Come il caccia intercettore J10-CE che ha ottenuto la sua prima vittoria in combattimento, abbattendo un Rafale francese, dell’aviazione indiana. In definitiva, dietro la facciata del protocollo diplomatico, con dichiarazioni che lasciano la porta aperta a qualsiasi possibilità di riparare le relazioni, da parte indiana si cela un disagio tangibile. Secondo molti osservatori, il goverrno di Riad potrebbe sostenere la domanda di nuove tecnologie militari da parte del Pakistan, alterando l’equilibrio delle forze nel subcontinente asiatico.

Un’instabilità ormai ‘strutturale’

«Tuttavia, l’attenzione principale del Patto è rivolta alle minacce mediorientali piuttosto che ai conflitti nell’Asia meridionale», ha affermato Sriparna Pathak, professore di relazioni internazionali presso l’OP Jindal Global University in India. Questo significa che, alla luce dei nuovi sviluppi diplomatici, la guerra di Gaza e la crescente escalation di tensioni tra Israele e Iran, hanno aggiunto ulteriore instabilità alla regione tra Medio Oriente e Golfo Persico. Un’instabilità che ormai può essere considerata ‘strutturale’.

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