La nuova politica nascerà fuori dalla politica

Dal blog https://www.lafionda.org/

14 Ott , 2025|Matteo Masi

C’è un errore ricorrente che molti commettono ad ogni giro di elezioni, soprattutto amministrative, in Italia. Errore commesso da chi ha a cuore la nascita di una nuova politica che vada a scardinare il maledetto bipolarismo in cui ormai siamo già ri-scivolati dopo il tradimento dei 5 stelle. L’errore è quello di guardare alle elezioni con una prospettiva tatticista, da “mestierante” politico (che non è un male di per se), come se la nascita di un ipotetico “terzo polo populista” si possa pensare in termini di tattica, di liste, di coalizioni e di percentuali elettorali. Ma se davvero vogliamo dare vita a qualcosa di nuovo, questa logica non basta — anzi, è proprio ciò che dobbiamo superare.

Oggi non esiste ancora un vero spazio politico alternativo: manca una base, un’area, un immaginario collettivo in cui competenze tecniche di organizzazione elettorale possano essere utili. Applicarle ora significherebbe solo adattarsi alle strutture esistenti, finendo inevitabilmente per assomigliare a ciò che si dice di voler superare.

Il punto è che il nuovo progetto — quello che molti chiamano, con un termine forse ancora provvisorio, “terzo polo” — non può nascere dentro le dinamiche della sinistra radicale o del riformismo tradizionale, né tantomeno guardando a destra. Non deve porsi il problema di allearsi con “chi c’è”, ma di costruire qualcosa che ancora non c’è. E questo implica, almeno all’inizio, una scelta netta: nessuna alleanza, nessuna scorciatoia elettorale. Come accadde ai primi 5 Stelle, la forza dovrà venire da un voto di opinione, da una fiducia riposta in un progetto autenticamente nuovo e riconoscibile.

Solo in un secondo momento, quando il movimento avrà radici solide e consenso reale, potrà eventualmente aprirsi a chi vorrà aderire come “socio di minoranza”, non come partner paritario. L’obiettivo non è entrare nel gioco politico esistente, ma riscriverne le regole.

Dalla politica alla cultura, e oltre

L’errore più profondo, però, non è solo tattico: è culturale. Chi ragiona ancora in termini puramente “politicisti” — come se bastasse aggiungere un tocco di populismo a un discorso già stanco — non ha compreso la portata del cambiamento necessario.

Il nuovo soggetto, se mai nascerà, dovrà partire da un ripensamento radicale che tocchi la cultura, l’antropologia, la spiritualità. Non basta un nuovo linguaggio politico: serve un nuovo modo di guardare l’uomo, la comunità, il senso stesso della convivenza.

È un passaggio che alcuni, come il nostro direttore Nello Preterossi o Gabriele Guzzi sulle nostre pagine o con il suo movimento, indicano da tempo: occorre spostare l’asse dalla politica alla cultura e, ancora più in profondità, allo spirito.

Non si tratta di religione, ma di visione. Anche chi non condivide la prospettiva spirituale di Guzzi non può negarne il valore: la capacità di guardare le cose da un punto di vista altro, di introdurre nel discorso politico una dimensione simbolica, etica, interiore che oggi manca del tutto.

Il fallimento dei 5 Stelle è stato anche questo: aver intercettato una rabbia politica, ma non averla trasformata in un percorso culturale e umano. Hanno dato voce a un disagio reale, ma non l’hanno trascinato oltre la soglia del “vaffanculo”. Oggi quella spinta non si può più riattivare: serve qualcosa di più profondo, di più trasformativo.

Un progetto che nasce altrove

Per questo il nuovo soggetto politico — se vuole davvero essere tale — non può nascere nei vecchi circoli o nelle sigle della sinistra residuale o della destra (cosiddetta) sociale. Deve nascere altrove: tra chi oggi non fa politica, ma sente che qualcosa si è spezzato nel legame tra cittadini, istituzioni e significati.

Il compito non è “rimettere insieme una coalizione”, ma reimmaginare la comunità. Non è aggiungere un nuovo partito, ma fondare un nuovo linguaggio della convivenza.

Solo a partire da questa rifondazione culturale e spirituale potrà esistere un terzo polo che non sia la fotocopia degli altri due, ma una vera alternativa.

E, forse, la prima vera occasione di rigenerazione per l’Italia intera come nazione.

Di: Matteo Masi

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