«L’emergenza del debito è in arrivo»

Dal blog https://www.remocontro.it/

20 Ottobre 2025 Valerio Sale

Numeri da far paura

Il dato più eclatante indica come il mondo ricco sia indebitato per il 110% del proprio PIL.  Mai così alto dalla fine delle guerre napoleoniche, quando la Gran Bretagna, prima potenza economica dell’epoca, l’aveva abbassato a suon di tasse.  Ma dopo due secoli, parlare di tasse rappresenta il suicidio per ogni forza politica che voglia vincere un’elezione. Per questo motivo, quasi ovunque si guardi nel mondo ricco, le finanze pubbliche sono in rovina: dalla Francia, alla Gran Bretagna al Giappone, fino all’Italia. Su tutti incombe l’insostenibile deficit americano del 6% del PIL, che Donald Trump ha bellamente aumentato con il suo ‘Beautiful Bill’ che ha tagliato le tasse a ricchi e super ricchi.

Più debiti e più armi

Aumenta il debito, ma i governi non evitano l’aumento degli interessi e della spesa per la difesa. Si potrebbe sperare che la crescita della produttività, alimentata dall’intelligenza artificiale aiuti le entrate dello Stato e migliori il bilancio pubblico. Ma è un cane che si morde la coda. Le pensioni e la spesa sanitaria tendono ad aumentare con i redditi: se si vuole tutelare il welfare aumenteranno insieme alla produttività. I modelli economici standard dimostrano che lo stesso accade con i tassi di interesse. Se l’intelligenza artificiale avrà effetti miracolosi sulla crescita, la spesa esorbitante per data center e microchip diventerà ancora più grande e così l’aumento del debito e dei tassi.

Inflazione per il suicidio

È quindi sempre più probabile che i governi ricorrano invece all’inflazione per ridurre il valore reale dei loro alti debiti, come hanno fatto nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale. I populisti come Trump e Nigel Farage attaccano già le banche centrali del loro paese con richieste sulla riduzione dei tassi che di fatto indebolirebbero le difese contro l’inflazione. Quindi alta inflazione uguale riduzione del debito, ma al tempo stesso è uguale a erosione sistematica del potere d’acquisto delle classi lavoratrici.

L’inflazione sta con i ricchi e i banditi

L’inflazione, si sa, ridistribuisce la ricchezza in modo iniquo: dai creditori ai debitori; da chi ha contanti e obbligazioni a chi possiede beni reali come le case; e da coloro che vivono del proprio salario a coloro che posso agire sulla leva dei prezzi e spesso lo fanno con astuzia. Lo dimostra la recente fase inflazionistica post-pandemia che ha liberato lo spirito animale dei tanti che, a fronte di aumenti di costo del 15%, hanno applicato aumenti corrispondenti del 30%. I panieri dell’inflazione non rispecchiano il costo della vita. Il costo della vita, in Italia per es., è più alto del paniere definito. Oltre al già pesante carrello della spesa, c’è un costo per i diritti sociali e quello è schizzato alle stelle. Ci riferiamo al costo per curarsi bene, per avere una scuola che funziona, per avere una casa; costi che non sono nel paniere dell’inflazione.

‘Beni preziosi’ per chi possiede

Nel contempo i beni di lusso anch’essi aumentano diventando delle vere e proprie riserve di valore (quadri, metalli preziosi). L’aumento del costo della vita, superiore ai tassi d’inflazione ufficiali, è la realtà quotidiana delle persone comuni. Così come la perdita di valore della moneta è ciò che sta avvenendo sui mercati finanziari dove l’erosione di valore si riversa sui beni rifugio come l’oro, il cui valore ha toccato record storici. La media dei contratti di scambio dell’oro sui mercati internazionali è salita dai 100mila contratti/giorno dell’anno scorso agli attuali 300mila contratti giorno. Tutti segnali evidenti per annunciare l’emergenza dei conti pubblici, ovvero delle spese che lo Stato potrebbe non poter sostenere nel breve termine.

Al bivio, ma la politica è all’altezza?

Il rapporto de l’Economist si conclude con una previsione ad alto contenuto politico. «Siamo ad un bivio: quale strada prenderà il mondo ricco quando le crisi di bilancio colpiranno in molti paesi?».

Quando l’emergenza dei conti pubblici toccherà il culmine, i populisti avranno la strada spianata – risponde il rapporto – Poiché avrà buon gioco la narrazione che il debito è stato accumulato nel tempo dagli ‘altri’. In questo caso – avverte il settimanale britannico – il risanamento dei conti rischia di gettare le economie più importanti del mondo nel caos.

L’altra direzione del bivio è invece quella di una «una coalizione di risparmiatori e obbligazionisti che si opporrà all’inflazione». Cittadini, li chiameremmo noi, che si oppongono al pagare il conto di chi ha mangiato a sbafo fino ad oggi, a forza di elusione, evasione, bonus, flat tax, salvataggi bancari ad opera dei contribuenti e protezionismo corporativo.

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