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Lunedì 17 novembre 2025
È stata avviata in Canada e riguarda il famoso programma segreto di controllo mentale MKUltra, sperimentato durante la Guerra fredda
Nell’aprile del 1958 Lana Ponting trascorse un mese in un istituto di Montreal. Trasferirsi in città da Ottawa, la capitale del Canada, per lei era stato difficile: aveva 16 anni, frequentava amici che ai suoi genitori non piacevano ed era scappata di casa più volte, motivo per cui un giudice le ordinò di andare lì. Oggi che di anni ne ha 78, dice di non avere molti ricordi di quel periodo né dei due anni successivi, ma ha ancora presente l’odore dell’istituto, che le ricordava quello di un ospedale, e come venisse legata su un tavolo per le braccia e le caviglie, e costretta a prendere LSD, metamfetamine o barbiturici.
Ponting fu una delle moltissime persone che durante la Guerra fredda vennero usate come cavie per MKUltra, il programma segreto e illegale di esperimenti sugli esseri umani che ha ispirato anche lo spunto iniziale di Stranger Things. Adesso è una delle due persone citate per nome e cognome in una class action – cioè una causa legale intentata da un gruppo di persone – che ha l’obiettivo di ottenere le scuse del governo canadese, e una compensazione per chiunque abbia subìto più o meno indirettamente le conseguenze di ciò che succedeva al centro.
In un’intervista data alla BBC, Ponting dice di aver preso per tutta la vita una serie di farmaci per gestire i problemi di salute mentale che attribuisce al periodo trascorso all’Allan Memorial Institute, il centro dove Ewen Cameron, ricercatore dell’Università McGill, sperimentava procedimenti che chiamava di “esplorazione”. Testava l’effetto di sostanze psichedeliche senza il consenso dei pazienti, per poi osservare la loro reazione e il loro comportamento. Studiava anche l’effetto di sonniferi, della privazione sensoriale e del coma farmacologico.
Nei referti medici del tempo Ponting veniva descritta come «insofferente e ostile». In una lettera datata 10 maggio 1958, dopo le dimissioni dall’istituto, Cameron scriveva al medico che la prese in cura che dopo aver assunto LSD e protossido di azoto, la sostanza nota come gas esilarante, era diventata molto tesa e particolarmente violenta. «La metà delle volte non sapevo nemmeno chi ero. Era quasi come un carcere, era tremendo», ha raccontato Ponting alla tv pubblica canadese CBC.
Il programma MKUltra fu condotto dalla CIA sia negli Stati Uniti che in Canada, e aveva l’obiettivo di sviluppare tecniche di manipolazione psicologica che potessero essere usate durante gli interrogatori, per estorcere informazioni. Coinvolse in totale un centinaio di istituti tra ospedali, scuole e carceri in entrambi i paesi, e se ne scoprì qualcosa solo negli anni Settanta, quando lo scandalo Watergate cominciò ad attirare attenzioni enormi sulle attività segrete del governo statunitense. Il programma fu chiuso rapidamente nel 1973.
Le cause legali intentate negli Stati Uniti nel tempo si sono concluse perlopiù nel nulla. Nel 1988 però un giudice canadese ordinò al governo statunitense di risarcire nove persone con 67mila dollari ciascuna, e quattro anni dopo il governo federale canadese pagò a sua volta 100mila dollari canadesi a 77 ex pazienti di Cameron, ma senza assumersi alcuna responsabilità. Da allora ci sono stati altri accordi extragiudiziali.
Al tempo comunque Ponting non ebbe diritto ad alcuna compensazione perché non sapeva di essere coinvolta. Lo ha scoperto solo qualche anno fa, grazie a un provvedimento che consente ai cittadini di accedere liberamente alle informazioni e ai dati raccolti dalle pubbliche amministrazioni (i cosiddetti Freedom of Information Act).
La class action è stata avviata nel gennaio del 2019 al tribunale provinciale del Quebec e rappresenta chiunque fosse stato sottoposto agli esperimenti di Cameron tra il 1948 e il 1964, ma anche eredi e familiari. La causa è contro i procuratori generali di Stati Uniti e Canada, l’istituto per la salute della McGill University e il Royal Victoria Hospital, che è il principale ospedale a cui si appoggia l’università e si era opposto alla class action. Visto che un giudice ha respinto l’appello, la class action può proseguire. Gli avvocati che seguono la causa collettiva ritengono che le persone a cui si rivolge possano essere centinaia.
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