Da una email di rete Ambientalista
| RETE Ambientalista <movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it> | 8 dic 2025, 22:08 (10 ore fa) |
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Solvay di Spinetta Marengo scarica il 76% delle emissioni nazionali di gas fluorurati.
pportunamente interviene Greenpeace ad avvalorare l’allarme sul quale sono anni che insistono Lino Balza e Claudio Lombardi: il disastro sanitario e ambientale inferto ad Alessandria dalla Solvay Syensqo di Spinetta Marengo è originato dalle emissioni in atmosfera (con ricaduta su polmoni, suolo e acque) ancor più che dagli scarichi idrici in falda e Bormida.
Ebbene, Greenpeace Italia ha analizzato i dati del registro europeo, elaborando anche quelli di Ispra: “Tra il 2007 e il 2023, il 76% delle emissioni nazionali di gas fluorurati sono state prodotte in Piemonte dalla Solvay di Spinetta Marengo”, quindi 2.863 tonnellate rilasciate. Inevitabilmente: perché Solvay è l’unica industria chimica italiana che produce ancora Pfas, in particolare il “nuovo” C6O4 altrettanto micidiale come i suoi progenitori.
Perciò il Movimento di lotta per la salute Maccacaro, con Circoli, Comitati e Associazioni, chiedono la cessazione delle produzioni inquinanti. E, preso atto, del fallimento dei processi in sede penale, avviano in sede civile azioni inibitoria e risarcitoria. Con urgenza sanitaria, senza attendere una legge di messa al bando dei Pfas, che la lobby chimica sta bloccando in Parlamento (clicca qui).
Le emissioni in atmosfera, una volta dispersi, si “trasformano” in acido trifluoroacetico (TFA), la tipologia di Pfas più di?usa al mondo. Oltre ai noti rischi sanitari, gli F-gas provocano anche l’effetto serra, con un potenziale di riscaldamento globale (GWP) migliaia di volte superiore a quello della CO2.
Per maggiori approfondimenti, leggi Luisiana Gaita (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/08/pfas-solvay-alessandria-inquinamento-aria-notizie/8218202/) o vai al Sito www.rete-ambientalista.it dove trovi quasi 1.300 articoli.
Pubblicato il8 Dicembre 2025
Fare a meno dei Pfas oppure fare a meno di pane, pasta, biscotti, farina…
Gli studi tossicologici associano definitivamente il TFA acido trifluoroacetico, uno dei composti sintetici noti come sostanze chimiche “eterne” PFAS (estremamente persistenti, mobili, idrosolubili, indegradabili, accumulabili) agli effetti tossici e cancerogeni sulla riproduzione e sullo sviluppo, oltre che agli impatti su tiroide, fegato e sistema immunitario. Le popolazioni più vulnerabili sono in particolare i bambini e le donne in gravidanza.
Dunque, è urgente la necessità di vietare immediatamente i pesticidi fluorurati PFAS per fermare l’ulteriore contaminazione della catena alimentare, a maggior ragione dopo il nuovo studio di Pesticide Action Network (PAN)Europe che ha rilevato la presenza diffusa di TFA in prodotti a base di cereali in 16 Paesi europei.
Il TFA è stato riscontrato in oltre l’81% dei campioni analizzati e le concentrazioni medie risultano fino a 107 volte superiori a quelle dell’acqua del rubinetto. I prodotti più contaminati sono risultati i cerealiper la colazione, con picchi fino a 360 µg/kg in singoli campioni.
Lo studio segnala che i prodotti a base di grano (pane, pasta, biscotti, farina e dolci tipici) tendono ad accumulare più TFA, suggerendo che il grano possa assorbire e trattenere più facilmente questo composto dall’ambiente.
Pubblicato il8 Dicembre 2025
Mettere fine ai pesticidi? No, la UE non è interessata alla nostra salute.
La Commissione Europea non sembra interessata alla nostra salute e all’ambiente, perché il suo obiettivo è, invece, semplificare la vita all’industria chimica. Infatti, la Commissione sta proponendo una serie di misure per deregolamentare in modo massiccio i pesticidi. In questo modo, l’UE consentirà l’uso di più pesticidi tossici, senza controlli regolari e almeno per altri tre anni. Lo spacciano per un accesso più facile alle sostanze di biocontrollo, come gli “erbicidi naturali”, ma le modifiche si applicano anche ai pesticidi altamente tossici. Eppure, la scienza è chiara: i pesticidi danneggiano la nostra salute e uccidono la biodiversità, danneggiano gli esseri umani, gli impollinatori e gli ecosistemi. (Clicca sul titolo per vedere la tabella)
Acqua, suolo e cibo sono inquinati dai pesticidi PFAS: avrebbero dovuto essere vietati anni fa. Danneggiano il nostro cervello, il sistema immunitario, lo sviluppo dei bambini e sono un disastro per l’ambiente. Abbiamo perso fino a ¾ degli insetti, mentre i parassiti sono diventati resistenti alle sostanze chimiche e dosi più elevate di sostanze ancora più tossiche non saranno d’aiuto. Le alternative necessarie sono disponibili.
Pubblicato il8 Dicembre 2025
Siamo ancora qui.
Le grandi e diffuse iniziative nelle piazze per la Palestina di ottobre e novembre dimostrano che la mobilitazione non è per nulla finita con la falsa “pace” di Trump e che il genocidio del popolo palestinese ha svelato la “nuova” logica dell’ordine globale, riorganizzata sempre più attorno alla guerra: il regime di guerra necessita di un apparato logistico pienamente funzionante. I porti, in questo senso, hanno un ruolo centrale. Quelli che sono in alto temono molto i blocchi dei porti, partiti da Genova e diffusi in altre città europee.
A Genova (nella foto), la città dove tutto è cominciato con il blocco delle navi effettuato dagli operatori portuali del CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali), più di 10.000 manifestanti hanno aderito allo sciopero, con una presenza elevatissima di studenti e giovani. Il giorno successivo si è tenuta una manifestazione nazionale a Roma, alla quale hanno partecipato circa 100.000 persone.
Il regime di guerra, pluriforme nei suoi modi di agire, necessita di un apparato logistico pienamente funzionante. Guerra e logistica, com’è noto, vanno di pari passo da secoli. Non esiste guerra senza logistica, così come non esiste logistica senza un’organizzazione “militare” dei flussi di approvvigionamento lungo l’intera catena. Di tutto ciò sono pienamente consapevoli i portuali del CALP – che organizzano il blocco delle navi con carichi di armi dal 2019 – così come tutti gli altri soggetti che hanno articolato le proprie lotte con quella dei portuali. Una consapevolezza che ha contagiato i lavoratori di altri porti, sia in Italia sia in altri paesi europei (Grecia, Cipro, Francia, Spagna e, in una certa misura, Portogallo). Il “blocchiamo tutto” è diventato la parola d’ordine che ha accompagnato le mobilitazioni in molte città contro il regime di guerra nel quale vogliono trascinarci – o nel quale siamo già stati trascinati.
Glifosato. Venticinque anni di autorizzazioni basate su fondamenta marce.
Spesso ricordiamo come la lobby chimica riesca a influenzare il dibattito scientifico e le decisioni regolatorie in Europa e nel mondo, prendendo come esempio la finta “ricerca indipendente” per la presunta innocuità dei Pfas contrabbandata per decenni.
Alla stessa stregua, dopo un quarto di secolo, crolla uno dei pilastri su cui si è basata la difesa del glifosato (Roundup). La prestigiosa rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology ha formalmente ritrattato lo studio del 2000 firmato da Williams, Kroes e Munro, che per 25 anni è stato considerato un punto di riferimento nella valutazione della presunta sicurezza dell’erbicida più utilizzato al mondo. I due autori avevano ricevuto compensi finanziari da Monsanto per il loro lavoro, addirittura assistiti da dipendenti della stessa Monsanto che forniva pure gli studi, mentre volutamente ignoravano di altri studi che affermavano la cancerogenicità del glifosato.
Le conseguenze di questo inganno scientifico sono incalcolabili. L’articolo ha influenzato per decenni le decisioni regolatorie sul glifosato in Europa e nel resto del mondo, e migliaia di tonnellate di cancerogeni sono state sparse sui campi. La ritrattazione formale di questo scellerato studio dovrebbe obbligarle a rivedere le autorizzazioni. E a rafforzare anche le cause legali in corso contro i produttori di glifosato: Bayer ha acquisito Monsanto nel 2018.
Pubblicato il8 Dicembre 2025
Una sentenza amianto dalla parte del lavoratore.
Il Tribunale di Roma ha accolto integralmente il ricorso di un lavoratore dello stabilimento Videocolor di Anagni contro l’Inail: ha riconosciuto la natura professionale della patologia asbesto-correlata, il danno biologico permanente e, soprattutto, l’esposizione qualificata ad amianto dal 1990 al 2006, per circa 16 anni. I giudici affermano che il lavoratore, manutentore per oltre vent’anni, è stato esposto in modo continuativo, massiccio e diretto a polveri e fibre di amianto presenti nei forni, nelle coibentazioni, nelle guarnizioni, nei macchinari, nelle rulliere e in numerose parti strutturali dell’impianto. Oltre al riconoscimento del danno, il lavoratore ha ottenuto 8 anni di maggiorazione contributiva con accesso immediato al prepensionamento.
Pubblicato il8 Dicembre 2025
