La Germania anti Russia ora parla cinese

Dal blog https://www.remocontro.it/

15 Dicembre 2025 Valerio Sale

La Germania sta vivendo il quarto anno consecutivo di crisi economica. L’Istituto nazionale di statistica DeStatis certifica che l’industria tedesca è tornata ai livelli del 2005. Il dato va oltre i parametri economici e assume le proporzioni di una trasformazione profonda dell’identità nazionale.

a dell’identità nazionale.

Pezzi importanti dell’industria tedesca si spostano in Cina

Mentre le fabbriche chiudono reparti e licenziano migliaia di lavoratori, mentre i sindacati protestano e i land perdono gettito fiscale, pezzi importanti dell’industria tedesca si spostano in Cina. La quota di mercato di marchi automobilistici come Volkswagen, Mercedes, Bmw è crollata dal 25% del 2021 al 10% del 2025. Volkswagen ha appena annunciato che produrrà un veicolo elettrico interamente in Cina a metà del prezzo per poter competere con la folta schiera di marchi cinesi che producono auto ad altissimo contenuto tecnologico.L’equilibrio commerciale si è rovesciato e riguarda la trasformazione della Cina da fonte di approvvigionamento a concorrente diretto. La concorrenza cinese si è estesa anche ai settori della meccanica e dell’ingegneria industriale, nei quali la Germania aveva costruito la sua tradizione industriale e la leadership di mercato. Infatti, l’export cinese di macchinari verso l’Europa è quasi raddoppiato negli ultimi sei anni, raggiungendo circa 40 miliardi di euro. Secondo le previsioni dell’Agenzia statale per l’internazionalizzazione Germany Trade & Invest (Gtai), il disavanzo commerciale con la Cina arriverà alla quota record di 87 miliardi di euro quest’anno, con un aumento di circa venti miliardi rispetto al 2024.

Esportazioni cinesi verso Germania ed Europa

Secondo dati di Pechino, tra gennaio e settembre le esportazioni cinesi in Germania sono cresciute dell’11% e dell’8% quelle verso l’Europa. Sono gli effetti indiretti dei dazi di Trump contro il Made in China, costretto a trovare sbocchi alternativi. Nello stesso periodo le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 17%. La Gtai prevede che le importazioni tedesche dalla Cina aumenteranno complessivamente del 6% a circa 167 miliardi di euro nel 2025, confermando l’economia di Pechino nel ruolo di primo fornitore della Germania. L’asimmetria ridefinisce completamente il rapporto tra i due paesi e pone la Germania in una posizione di crescente vulnerabilità strategica di fronte alla Cina. Così come la maggior parte delle industrie europee le dipendenze riguardano soprattutto le materie prime. Il sistema di licenze per l’esportazione di terre rare regolato lo scorso aprile dalle autorità di Pechino è il caso limite. Le aziende tedesche ed europee che vogliono ottenere una licenza di esportazione per le terre rare devono ora fornire informazioni dettagliate sulle loro catene di approvvigionamento e sui loro piani di produzione pluriennali.

Si tratta di dati sensibili che rafforzano ulteriormente l’asimmetria informativa tra i due paesi, permettendo alla Cina di conoscere in profondità le realtà produttive europee mentre mantiene in comparti stagni le proprie dinamiche produttive.

Alternative per processi industriali complessi

Trovare fornitori alternativi per processi industriali complessi come quello automobilistico, richiede tempo, certificazioni, test di affidabilità e investimenti in nuove linee di produzione. Alcune aziende tedesche hanno lanciato programmi di emergenza per diversificare le fonti, ma gli esperti del settore stimano che serviranno dai tre ai sette anni per costruire catene di approvvigionamento alternative per semiconduttori e terre rare. Dietro questa pressione competitiva c’è la strategia industriale cinese che cerca sbocco al fenomeno della sua sovracapacità produttiva. Dall’altro late le aziende tedesche ed europee che hanno operato in Cina in questi anni e hanno approfittato dei bassi prezzi cinesi in cambio del trasferimento di competenze tecniche per realizzare ampi margini di profitto. Mantenendo nel tempo il vantaggio dei costi e offrendo prezzi bassi la Cina ha reso economicamente poco conveniente per le aziende europee costruire capacità produttive alternative. Così si è ripetuta una storia commerciale vecchia come il mondo: quando il monopolio del fornitore si è consolidato, Pechino ha iniziato a utilizzarlo come strumento di pressione sul cliente.

Rischio strategico noto

La consapevolezza del rischio strategico che correvano le industrie tedesche era un dato acquisito da ben prima che si arrivasse alla paralisi attuale. Un rischio assunto su mandato degli azionisti in nome di utili stellari e assecondato dalla classe politica. Oggi, sostenere i costi della riduzione del rischio per diversificare le fonti di approvvigionamento, significherebbe per le imprese riassorbire questi costi aggiuntivi riducendo i margini. In un contesto di crisi come quello attuale ciò potrebbe spingerle fuori dal mercato. Un processo di cambiamento che potrebbe essere affrontato solo con la volontà politica e la coesione sociale di un’intera nazione, ma assai difficili da intravedere all’orizzonte.

Tags:CinaGERMANIA

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