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di Luigi Tedeschi – 20/12/2025
Fonte: Italicum
Il Consiglio europeo del 18 dicembre, si è concluso con una sconfitta devastante per i vertici della UE. La linea della Commissione e della Germania, che prevedeva l’utilizzo degli asset russi congelati in Europa per 210 miliardi, a sostegno dell’Ucraina, ha subito una clamorosa debacle, dovuta all’opposizione, oltre che del Belgio (paese in cui ha sede Euroclear, depositaria di 185 miliardi di asset russi), di altri paesi, quali l’Italia, la Francia, l’Ungheria, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, Malta. Si è verificata una frattura interna alla UE, suscettibile di produrre conflittualità insanabili tra i paesi membri dagli effetti potenzialmente assai rilevanti nel prossimo futuro.
Si è optato, in sede di Consiglio europeo, per un finanziamento di 90 miliardi per il biennio 2026 – 2027, con le sole garanzie del bilancio pluriennale comunitario. Per ottenere il voto unanime dei paesi membri, si è raggiunto un compromesso consistente nell’esentare a prestare garanzie in futuro su tale prestito l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia.
Trattasi di un finanziamento costituito mediante il debito comune: una misura che si configura come una mortificante sconfitta per la Germania e i paesi frugali, da sempre avversi a qualsiasi ipotesi di emissione di eurobond.
Il ricorso al debito comune, seppur alternativo alla confisca degli asset russi, rappresenta una manovra varata dalla UE in spregio agli interessi dei popoli europei: la UE emette eurobond per gli armamenti, ma si è sempre rifiutata di creare un debito comune a sostegno dell’economia e del welfare dei paesi europei.
I 90 miliardi inoltre, si aggiungono a quelli previsti dal ReArm Europe e dall’impegno assunto dai paesi UE di destinate il 5% del Pil al riarmo. L’industria degli armamenti made in USA (con i connessi titoli in borsa), viene ulteriormente finanziata a spese degli europei.
La rinuncia all’utilizzo degli asset russi, non ha però placato l’ostilità di Mosca nei confronti dell’Europa. Gli asset russi restano congelati a tempo indeterminato. Il cancelliere tedesco Merz ha dichiarato che l’Ucraina potrà rimborsare il prestito solo successivamente al risarcimento dei danni di guerra da parte della Russia.
Nel caso in cui la Russia si rifiutasse, la UE si rivarrebbe sugli asset russi congelati a titolo di rimborso coattivo del prestito. A parte l’assurda pretesa che siano gli sconfitti della UE – Nato ad imporre il risarcimento dei danni di guerra alla potenza vincitrice, da tale dichiarazione, emerge chiaramente la volontà della UE di proseguire ad libitum la guerra, per interposta Ucraina, si intende.
Nella assurda prospettiva di un futuribile crollo della Russia, del tutto irreale. La Banca Centrale russa inoltre, ha intentato una causa contro Euroclear, con la pretesa di un risarcimento di 230 miliardi. La Banca Centrale russa infatti accusa la UE di attività illecite, in quanto quest’ultima si sarebbe resa responsabile di “furto di beni sovrani”, deliberandone il sequestro a tempo indeterminato. Una sentenza interna favorevole alla Russia, non sarebbe valida nel contesto internazionale, ma potrebbe essere usata come strumento di pressione, per suscitare l’avversità dei paesi alleati con la Russia (Cina, Emirati Arabi Uniti, Kazakistan ecc…), nei confronti della UE ed inficiare la credibilità dell’euro nei mercati internazionali.
La decisione della Commissione di utilizzare gli asset russi per finanziare l’Ucraina, aveva peraltro riscosso l’ostilità degli stessi USA. Infatti, nei 28 punti del piano di pace proposto in novembre da Trump, era previsto che tali fondi dovessero essere utilizzati congiuntamente da USA e Russia per la ricostruzione dell’Ucraina stessa.
Gli USA pertanto non avrebbero tollerato la sottrazione ad opera della UE di tali asset, che avrebbero prodotto, nella prospettiva trumpiana, congrui profitti.
Ma soprattutto, è da ritenersi plausibile che a far venir meno in sede di Consiglio europeo il pressing congiunto di Merz e della Von der Leyen sia stato l’avvertimento dell’agenzia di rating americana Fitch, che aveva minacciato Euroclear (società controllata da J.P. Morgan), di declassamento “a causa di potenziali problemi di liquidità legati ai piani dell’Ue per un prestito all’Ucraina”. In un sistema neoliberista, solo minacce di stampo finanziario possono sortire effetti decisivi. E per un uomo della finanza prestato alla politica quale è Merz, quello del ricatto finanziario è l’unico linguaggio comprensibile.
Gli aiuti europei all’Ucraina, sia in denaro che in armamenti, sono assai diluiti nel tempo. Ma l’andamento della guerra si rivela sempre più sfavorevole all’Ucraina. Il tempo incalza ed indurre l’Ucraina ad una massacrante resistenza in vista di una impossibile vittoria, può solo provocare ulteriori migliaia di morti e distruzioni senza fine, con l’effetto di farla prima o poi collassare e far conseguire alla Russia una vittoria totale. La UE si è resa responsabile morale del disastro umanitario ucraino, con la prospettiva di una definitiva disfatta che potrebbe compromettere la sua stessa indipendenza.
La UE, per esorcizzare i suoi fallimenti, si alimenta del prorogarsi della guerra, onde dilazionare nel tempo la sua stessa fine. La guerra costituisce quindi il farmaco salvavita per una UE ormai in come profondo: siamo giunti ad una fase di accanimento terapeutico. Ed il paziente UE sopravvive mediante l’emergenza permanente, la censura, la repressione interna.
Sulla UE incombe lo spettro della pace. Evidentemente per una UE, dissociata dalla realtà e votata al suicidio, l’unica pace auspicabile potrebbe essere quella del cimitero della storia in cui verrà sepolta, senza viatico e rimpianto alcuno.