Elena Basile: «Quando la forza sostituisce il diritto»

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di Elena Basile22 Dicembre 2025

Le amare riflessioni dell’ambasciatrice sulla crisi delle democrazie liberali.

Elena Basile analizza la deriva autoritaria dell’Occidente, dove l’arbitrio ha ormai soppiantato la legalità. In ogni ambito: dal declino del multilateralismo allo smantellamento dello Stato sociale. Tra censura mediatica, algoritmi e il silenzio dell’intelligencija, il pensiero critico è sotto attacco. Un appello urgente alla razionalità e all’unione per invertire la rotta, prima che la «rana bollita» della nostra civiltà soccomba.

La forza sostituisce il diritto. Sul piano internazionale si è trattato di un processo graduale, iniziato negli anni Novanta con la distruzione del multilateralismo e con la sostituzione di Osce e Onu con la Nato, promossa, da Alleanza militare difensiva dal Patto di Varsavia, a organizzazione per la sicurezza e la democrazia con un raggio di azione non più limitato all’Europa.

La forza sostituisce il diritto sul piano economico-sociale. Termina la dialettica capitale/lavoro. La detassazione dei ceti capitalisti, possibile in virtù della libera circolazione dei capitali, innesta il processo di finanziarizzazione dell’economia dando vita alla distanza sociale mai avuta in precedenza tra privilegiati e non.

Striscione dei Cobas alla manifestazione pro Gaza a Milano il 29 novembre 2025. Foto Elisabetta Burba.
Striscione dei Cobas alla manifestazione pro Gaza a Milano il 29 novembre 2025. Foto Elisabetta Burba.

La forza sostituisce il diritto in quanto lo Stato sociale viene smantellato. Le classi sociali affluenti ricorrono a sanità e istruzione a pagamento. I beni pubblici sono privatizzati.

La forza sostituisce il diritto nell’informazione e nella cultura. I circuiti mediatici globali divengono aggregati di potere. L’osmosi tra i proprietari dei media e la società dell’1 per cento dà inizio a una censura sottile e disconosciuta.

I media silenziano il pensiero scomodo con la complicità di un’intelligencija che si guarda bene dal fare il nome dei silenziati. Ogni intellettuale, ogni giornalista e analista, ogni diplomatico che viene eletto dai guru televisivi si compiace del privilegio e si guarda bene dall’indispettire i media con denunce inopportune.

L’intelligencija insieme a una società civile operosa si ritira negli spazi consentiti, organizza eventi di poca risonanza, si abitua a contesti minoritari e tragicamente irrilevanti. Ciascuno gioca nell’ombra e in guerra con gli altri la sua micro-rivoluzione.

La forza sostituisce il diritto in quanto anche gli ambiti marginali del dissenso vengono censurati. Non è possibile discutere di russofobia, di pace, di libertà di stampa nelle università neanche in sale private, in teatri ed altri luoghi cittadini. In rete le tv alternative e gli youtuber, appena divengono più popolari, si imbattono nella censura, si vedono chiudere i conti. L’algoritmo invisibile blocca il pensiero non corretto.

La forza sostituisce il diritto perché i principi costituzionali e quelli inscritti nei trattati e nelle carte delle organizzazioni internazionali sono violati. La libertà di espressione e di stampa, i diritti individuali, la risoluzione pacifica delle controversie, il ripudio della guerra, l’applicazione delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, delle sentenze delle corti, appartengono al passato.

Nelle democrazie liberali storiche come il Regno Unito vengono arrestati come terroristi studenti, adulti in sedie a rotelle, un eccentrico giornalista e politico come George Galloway è costretto a lasciare il suo Paese. Soprusi e limiti alle libertà si moltiplicano, poco esistono per i media che difendono ogni giorno la democrazia ucraina contro le autocrazie, la democrazia israeliana contro l’Islam.

Lo Stato profondo si esprime attraverso le burocrazie non elette europee. Marionette che hanno smarrito l’identità delle grandi famiglie politiche liberali, democristiane e socialiste rincorrono le veline dell’intelligence per essere bene accetti ai potentati, asse portante delle oligarchie occidentali.

Il piano di pace dell’anomalo presidente statunitense viene boicottato. E si è cercato di tramare nell’illegalità per inviare i fondi sequestrati russi all’Ucraina con un’operazione di debito pubblico europeo, con l’opposizione di pochi Stati tra cui il Belgio e l’Ungheria.

La forza sostituisce il diritto perché le vittime ucraine, palestinesi, libanesi, siriane, iraniane, venezuelane non hanno voce e i pochi che le rappresentano sono cancellati.

La forza sostituisce il diritto perché i Parlamenti sono esautorati e si entra in guerra con una potenza nucleare senza dichiararlo.

La forza sostituisce il diritto perché i giovani sono monadi impazzite, prive di aggregati sociali, che non avranno le pensioni e che lottano con disoccupazione e precariato.

La forza sostituisce il diritto perché muore la cultura man mano rimpiazzata dal pensiero allineato, dall’algoritmo della Ia, dalla sottocultura che attraverso la tv e i telefonini ha privato la maggioranza della società civile del pensiero critico e di consapevolezza politica.

La rana è quasi bollita. È il momento per tutti coloro che credono nel liberalismo occidentale, nella giustizia sociale, nei valori costituzionali di unirsi per opporsi alla deriva autoritaria, alle guerre che le élite stanno preparando.

In Approdo per noi naufraghi, in spregio alla postverità, mi appello alla razionalità che ci accomuna, alle ricostruzioni storiche fattuali che ci rivelano la chiave di quanto accade, le profonde motivazioni dell’élite.

La rana è moribonda. A breve non ci saranno più strumenti per invertire la rotta.

Licenza Creative Commons CC BY-NC-ND Ver. 4.0 Internazionale

Elena Basile

Elena Basile

Si è laureata in Scienze politiche con una tesi sullo Stato etico con Biagio De Giovanni. Entrata nella carriera diplomatica nel 1985, è stata funzionario vicario dell’ambasciatore d’Italia in Madagascar, Ungheria e Portogallo e console a Toronto. Dal 2013 al 2021 è stata ambasciatrice d’Italia in Svezia e in Belgio, prima donna a guidare la nostra ambasciata a Bruxelles. Nel 2023 ha dato le dimissioni per incompatibilità fra i suoi principi morali e gli obiettivi della politica estera nostrana. Si è quindi dedicata all’analisi della politica internazionale, divenendo una firma del Fatto Quotidiano e una delle voci più critiche del mainstream. Ha scritto cinque libri di narrativa.

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