Il programma della Sinistra Europea per le elezioni di giugno

Dal blog https://transform-italia.it/

01/05/2024 di Franco Ferrari

La sinistra alternativa europea si presenta alle elezioni di giugno confermando la frammentazione tra diversi progetti sovranazionali che già si era registrata cinque anni fa. A questa tendenza si sono aggiunte alcune divisioni che si sono registrate in ambito nazionale ma che potranno avere conseguenze più generali.

La principale struttura istituzionale della sinistra è il gruppo al Parlamento europeo. Il vincolo esterno costituito dalle regole che impongono un numero minimo di deputati e di Stati rappresentati ha favorito la costruzione di un unico gruppo parlamentare. Per molto tempo questo, a partire dalla denominazione GUE-NGL, aveva una formazione confederale. Dopo un lungo processo ha modificato il proprio nome in “The Left” (La Sinistra) che almeno sulla carta doveva indicare una maggiore omogeneità politica. In realtà questo percorso è stato ostacolato dall’evoluzione del contesto politico complessivo. Su temi cruciali quale quello della guerra in Ucraina le diverse forze politiche della sinistra radicale hanno assunto posizioni divergenti.
Il gruppo ha al momento la seguente composizione suddivisa per partito:
Francia: Gauche Republicaine et Socialiste 1 (eletto nelle liste della France Insoumise si presenta ora in alleanza al PCF)
Grecia: Nuova Sinistra 2 (eletti nella lista di Syriza, da cui sono fuoriusciti a seguito della scissione della sinistra di quel partito)
Spagna: Anticapitalistas 1 (eletto nella lista unitaria della sinistra spagnola, si tratta del gruppo trotskista uscito da Podemos)
Danimarca: Enhedslisten 1
Irlanda: Indipendenti per il cambiamento 2
Belgio: PTB 1
Francia: La France Insoumise 4
Olanda: Partito animalista 1
Finlandia: Vasemmistoliitto 1
Spagna: Podemos 4
Grecia: Syriza 2
Svezia: Vansterpartiet 1
Irlanda: Sinn Fein 1
Spagna: Izquierda Unida 1
Portogallo: PC Portoghese 2
Portogallo: Bloco de Esquerda 2
Cipro: Akel 2
Repubblica Ceca: Partito Comunista Boemo-Moravo 1
Germania: Die Linke 5.
A questi si aggiungono un indipendente irlandese (il sistema elettorale utilizzato in Irlanda consente l’elezione di candidati che non aderiscono ad alcun partito) e una eletta della France Insoumise poi esclusa dalla delegazione ma non dal gruppo.
Nel complesso si tratta di 37 eletti che fanno di “The Left” il gruppo più piccolo tra quelli presenti nell’europarlamento. Sulla base degli ultimi sondaggi, il sito Europe Elects assegna a “The Left” 46 seggi (con un aumento 9 rispetto all’attuale composizione) mentre sia i Verdi che i Socialdemocratici risultano in forte calo. I primi perderebbero ben 22 seggi e i secondi 19. In discesa anche i liberali mentre complessivamente il centro-destra, inclusi i settori più estremi, guadagnerebbe una trentina di seggi.

Fra i partiti della sinistra radicale sono dati in crescita il PT belga (da 1 a 3), il Sinn Fein (da 1 a 6), la France Insoumise (da 4 a 7). Die Linke scenderebbe da 5 a 3 e fortemente indebolita sarebbe la presenza portoghese, dato che dei 4 parlamentari uscenti ne resterebbe solo uno eletto nelle fila del Bloco.

Nel calcolo complessivo di Europe Elects vengono attribuiti alla Sinistra i 7 possibili eletti del movimento di Sarah Wagenknecht che ha annunciato di voler formare un nuovo gruppo con altri partiti di cui per ora non si conoscono i nomi. Si è ipotizzato che ad esso possa aderire il Movimento 5 Stelle che dopo l’infelice alleanza con Nigel Farage è rimasto escluso da qualsiasi gruppo. Europe Elect ipotizza anche la presenza di 2 eletti in Italia, un dato che al momento è tutt’altro che certo. Entrerebbe per la prima volta al Parlamento europeo il partito Levica in Slovenia, mentre Nea Aristera potrebbe confermare 1 seggio.
Il quadro che emerge da queste che sono ancora previsioni basate sui sondaggi, dovrebbe confermare la possibilità di confermare la presenza del gruppo “The Left”, ma gli equilibri interni, che nel vecchio gruppo vedevano la preminenza di Linke, France Insoumise e Syriza, sarebbero fortemente modificati.
A differenza delle altre famiglie politiche, la sinistra radicale non è riuscita ad allineare il gruppo parlamentare con il partito di livello europeo. Il Partito della Sinistra Europea, fondato venti anni fa, comprende 45 partiti tra membri a pieno titolo, osservatori e partners. Non tutte queste formazioni sono effettivamente impegnate nelle attività del partito, mentre nel gruppo del Parlamento europeo restano fuori dalla SE formazioni come il PC Portoghese, Podemos, Sinn Fein e PT Belga. Con questi ultimi due le relazioni si sono però intensificate negli ultimi anni come conferma l’evento organizzato in vista delle elezioni europee che si è tenuto a Bruxelles, il 4 aprile scorso, organizzato congiuntamente dal Partito della Sinistra Europea, il PT Belga e l’AKEL cipriota con una partecipazione di rilievo del Sinn Fein.

A livello europeo sono attive anche altre iniziative i cui componenti sono in qualche caso anche componenti dell’SE. La più significativa è quella avviata nel 2019 da France Insoumise, Podemos e Bloco portoghese di “Adesso il popolo”, sorto dalle iniziative del cosiddetto movimento per il “Piano B”. Di questo Piano, che doveva costituire lo strumento per realizzare un cambiamento radicale dell’Unione Europea non si parla praticamente più. La maggior parte dei Partiti Comunisti presenti in Europa (tranne il KKE greco), su iniziativa del PC portoghese, hanno approvato un appello comune. Resta in campo Diem25, fondato e guidato da Yanis Varoufakis, che ha dato vita a partiti locali (tutti denominati Mera25), oltre alla Grecia, in Germania, Italia e Svezia. In Italia, per le prossime elezioni, sostiene la lista “Pace, Terra, Dignità”. È nata inoltre una nuova iniziativa, promossa dai polacchi di Lewica Razem, che raccoglie alcuni piccoli partiti dell’Europa centro-orientale.

Finora il Partito della Sinistra Europea è l’unico soggetto che ha realizzato un vero e proprio programma elettorale in vista delle elezioni europee di giugno. Un testo dettagliato per quanto riguarda le “proposte d’azione immediata”, ma dal quale emerge la difficoltà a definire una posizione condivisa su questioni fondamentali. Anche se, come tutti gli altri programmi elettorali, avrà una scarsa circolazione e ancor minore impatto sull’opinione pubblica (non mi pare esista una traduzione italiana del testo) offre comunque un utile punto di riferimento per capire come la sinistra radicale valuti i temi politici che dominano l’agenda europea.

Per quanto riguarda le guerre in corso il testo prende posizione sia sull’Ucraina che su Gaza.
Sul primo conflitto si dichiara: “Condanniamo l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, che costituisce un crimine alla luce del diritto umanitario internazionale. Le misure da applicare immediatamente per mettere fine a questa guerra sono: il ritorno alla tavola dei negoziati, il cessate-il-fuoco e il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina. Noi siamo favorevoli ai negoziati di pace. Siamo favorevoli alle sanzioni contro il complesso militare-industriale russo. Chiediamo delle sanzioni contro il complesso militare-industriale degli Stati Uniti che sostiene l’aggressione del governo dello Stato di Israele.”
Sull’aggressione a Gaza il manifesto afferma: “Israele deve mettere fine alla sua guerra barbara nella banda di Gaza come alle violenze in Cisgiordania. Noi abbiamo condannato il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Facciamo appello ad un cessate-il-fuoco immediato, la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza così come il ritiro immediato di Israele da tutti i territori che occupa. Israele deve mettere in opera le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia, che l’obbliga ad astenersi da ogni sanzione che possa condurre ad un genocidio a Gaza. Per questa ragione, l’UE deve applicare delle sanzioni economiche e politiche effettive per fare pressione sul governo israeliano. Noi siamo a fianco delle forze progressiste e di sinistra di Israele che fanno appello alla fine della guerra. Il mondo non può più tollerare l’oppressione sistematica dei palestinesi. Il popolo palestinese deve vedere garantito il suo diritto all’autodeterminazione in uno Stato indipendente e praticabile a fianco di Israele, nel rispetto delle frontiere del 1967”.
In termini più generali il manifesto lancia l’allarme sulla “guerra mondiale a pezzi” che può rapidamente degenerare in catastrofe nucleare internazionale. “Impedirlo – è scritto – è il nostro compito più importante. La Sinistra Europea si oppone a che l’Europa diventi “l’arena di una nuova guerra fredda e di una corsa agli armamenti” e a questo fine anche all’espansione della NATO e ad una nuova corsa agli armamenti. L’Europa deve assumere il tema della propria sicurezza in modo autonomo dagli Stati Uniti.

Fra i numerosi argomenti toccati dal documento (trasformazione sociale ed ecologica, lavoro, povertà, sviluppo condiviso anziché neocolonialismo, femminismo, rifiuto del ritorno all’austerità, ecc.) tra i più difficili nella ricerca di una posizione condivisa riguarda ruolo e destino dell’Unione Europea.
L’obbiettivo generale indicato dal manifesto è quello di “costruire un’unione veramente democratica dei popoli europei”.
Come conseguire effettivamente questo obbiettivo resta affidato a formule ancora piuttosto generiche. “Benché noi ci battiamo per delle riforme a partire dal quadro giuridico dell’UE, pensiamo che i trattati attuali dell’UE siano di ostacolo a una trasformazione sociale ed ecologica radicale così come ad una sovranità effettiva e democratica dei popoli. Noi facciamo appello dunque ad una rifondazione indipendente, solidale, partecipativa e democratica dell’Europa”.
I governi e i parlamenti degli Stati membri devono poter “respingere le misure antisociali e neoliberiste che sono loro imposte”.
Se da un lato il manifesto chiede il rispetto “all’autodeterminazione sovrana dei popoli europei”, dall’altro propone: “il Parlamento europeo, eletto a suffragio universale diretto, deve avere il diritto di attivare la legislazione, proporre leggi, eleggere la Commissione europea, proporre e decidere il budget dell’UE e di controllare le attività della Banca Centrale Europea”.

Per quanto riguarda le materie della politica estera e della sicurezza comune, fino a che il Parlamento europeo non avrà competenze in merito viene respinta l’idea di abolire il principio dell’unanimità in seno al Consiglio europeo.
Come modificare i rapporti di forza a livello europeo per far sì che queste proposte abbiano seguito, considerato l’attuale debolezza dei movimenti di lotta e la scarsa influenza dei partiti della sinistra radicale a livello di governo (nei 27 paesi d’Europa è presente a quel livello solo in Spagna e Slovenia)? Nel manifesto si afferma la volontà di “costruire un fronte unito della sinistra e del progressismo in Europa, un fronte capace di modificare le relazioni di potere attuali dando ai lavoratori e alle lavoratrici e ai sindacati i mezzi per dare forma alla futura Unione Europea”.

Vedremo in un prossimo articolo come questi temi sono affrontati da altre iniziative sovranazionali promosse nell’ambito della sinistra radicale.

Franco Ferrari

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