Aiuto, l’immobilismo.

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Dal blog https://goodmorninggenova.org/

Maggio 21, 2024 Luca Borzani

Senza Toti ci ritroveremo una Liguria abbandonata a sé stessa, ripiegata, consegnata alle locomotive a vapore per attraversare l’Appennino o al cabotaggio dei gozzi per collegare levante e ponente. In questo prefigurare la paralisi regionale e una fosca fuoriuscita dalla modernità c’è insieme la rimozione di quanto accaduto e l’aspirazione alla continuità del totismo pur senza Toti. Qualcosa che alimenta una versione giustificazionista:” avrà sbagliato ma..”.

Probabilmente è uno degli effetti del brusco risveglio di tanti per effetto delle inchieste giudiziarie. A cui è seguito in molti un sonno disturbato, attraversato, appunto da incubi. Peraltro continuare a tenere gli occhi chiusi, cercare di dormire, anche se male, è in fondo meglio del dover prendere atto della fine di una stagione. Evita di doversi misurarsi sugli esiti di una narrazione farlocca, in cui in fondo è stato bello e facile adagiarsi. Addirittura si poteva salire in cattedra, o meglio in televisione, un giorno si e un altro no per ammonire il “popolo del no”, metterlo all’indice, ridurlo a oggetto di scherno. Che bei tempi. Che poi forse il “popolo del no” non esistesse nei termini in cui veniva descritto era del tutto irrilevante. Se uno slogan è buono è la realtà che si deve adattare a questo.

Vale anche per il confuso intreccio tra promozione di un supermercato e la propaganda elettorale del sindaco Bucci. Solo un misunderstanding, un fraintendimento. Ma questa è appunto un’altra storia.

Più interessante per avere consapevolezza della pervasività della narrazione è verificare lo stato di realizzazione delle infrastrutture su cui lo stesso Toti, nella sua prima campagna elettorale del 2015, denunciava un vergognoso ritardo. Inaccettabile per una regione che stesse al passo con i tempi. Il Terzo Valico verrà completato nel 2026. Forse. Perché al febbraio del 2024 l’avanzamento complessivo era del solo 55 per cento. Con l’avvio lavori nel 2012. La “Gronda” cioè il passante autostradale destinato a raccogliere i flussi di grande percorrenza e liberare il tratto urbano della A10 sarà funzionante, se va bene nel 2034. Percompletare i 65 km dell’opera, l’81% dei quali in galleria, per un costo complessivo di 4,2 miliardi,saranno necessari altri dieci anni. Quale sia lo stato attuale delle autostrade liguri è, al contempo, sotto gli occhi di tutti. Ancora, lo scolmatore del Bisagno, opera decisiva per salvare la città dalle alluvioni, è slittato a fine 2025. Così solo per citare alcuni dei “tormentoni” ventennali della politica genovese. Vale anche per gli Erzelli, il porto petroli, i forti. A cui è possibile aggiungere una pluralità di progetti fatti e poi ritirati perché tecnicamente sbagliati o bloccati per il sovracosti in corso d’opera.

Insomma, l’efficienza, pur a fronte di un flusso finanziario mai così rilevante, proprio non si vede. Per non parlare della Diga e del nodo ferroviario. Più che del prossimo futuro è proprio il presente a doverci preoccupare. Per questo meglio tornare a dormire e girarsi dall’altra parte. Che è poi quello che molti hanno fatto in questi dieci anni. Per noi l’incubo vero del dopo Toti è un altro. Che in forme e modi diversi quella consorteria oligarchico-familistica continui a sopravvivere. A stringere questa regione in una morsa politico affaristica che si è strutturata e consolidata al di là dei suoi eventuali aspetti penali. E su cui il giudizio deve essere innanzitutto politico e morale indipendentemente dagli esiti giudiziari. Che a quel sistema sia corrisposto oltre che una profonda lesione di democrazia anche una sostanziale immobilità e assenza di sviluppo è solo una delle tante beffe. Non del destino.

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