La battaglia decisiva (II)

Dalla pg FB di Giustiniano Rossi

LA STORIA DA RICORDARE DI COME UN PICCOLO POPOLO HA SCONFITTO POTENZE COLONIALI

Anche la direzione politica e militare intorno al presidente Ho Chi Minh e al generale Vo Nguyen Giap, nel centro della resistenza di Viet Bac nei monti del nord, ha deciso in dicembre di preparare a Dien Bien Phu una “battaglia di importanza strategica”. La decisione di eliminare il caposaldo è preceduta da considerazioni sulla fattibilità di un progetto senza precedenti, estremamente rischioso. Malgrado la ricognizione aerea, i francesi non si accorgono che, dissimulate magistralmente e protette dalla fitta boscaglia, le prime unità dell’Esercito popolare avanzano. Anche l’inizio di lavori sui pendii della montagna coperti dalla vegetazione passa inosservato. A lungo ignorati dall’avversario, da gennaio due divisioni e due reggimenti di fanteria, quattro reparti di artiglieria sostenuti da un reggimento della contraerea e dei genieri, un anello di ferro circonda la gigantesca area del caposaldo. Cannoni tirati su a forza di muscoli in postazioni dissimulate nella montagna sono pronti all’impiego. Le unità vietnamite devono percorrere centinaia di km attraverso la zona montagnosa. I trasporti sono impossibili per i camion. Lunghissime colonne di portatori, generalmente giovani volontari provenienti dalle minoranze etniche insediate sulle montagne portano intorno al caposaldo prima e durante la battaglia migliaia di tonnellate di munizioni, provvigioni, materiale sanitario ed altri rifornimenti con più di 10.000 biciclette da carico, barche e zattere, a dorso di mulo e sulle proprie spalle.

L’attacco comincia la mattina del 13 marzo con improvvisi tiri di artiglieria sul forte più importante e sugli aeroporti. Alla fine di marzo gli USA offrono ai francesi l’impiego di bombardieri strategici B-29. Un comando operativo della US Air Force si mette al lavoro ad Hanoi. Traccia le rotte verso gli obiettivi. Ma le proteste internazionali bloccano l’intervento. Malgrado l’accanita difesa e gli intensi attacchi aerei, anche con bombe al napalm, a metà aprile le forze vietnamite irrompono, in parte dopo scontri corpo a corpo, nel cuore dell’impianto, fino all’aeroporto centrale, attraverso il quale il caposaldo è rifornito dall’aria. In questa situazione Dulles offre al collega Georges Bidault, come si viene a sapere in seguito, due bombe atomiche già a bordo delle portaerei. Ma Parigi non osa servirsene.

Il 1° maggio l’Esercito popolare sferra l’attacco finale. Il 7 maggio cade il bunker del comando. Dien Bien Phu capitola. Il comandante della base, promosso in extremis generale di brigata, colonnello Christian Marie Fernand conte de la Croix de Castries è preso prigioniero. Sarà rilasciato già nel settembre 1954. Sebbene singole unità francesi, evidentemente in mancanza di informazioni, combattono ancora in alcune zone dopo il 7 maggio, il “Corps Expeditionnaire Français en Extrême Orient è in ginocchio. Ha perso a Dien Bien Phu 9.800 uomini. 1600, prevalentemente nordafricani, disertano. Sei battaglioni della Legione straniera, costituiti al’80% da tedeschi, non esistono più. Lontani campi di prigionia aspettano 10.300 uomini. Le perdite dell’Esercito popolare non sono comunicate ufficialmente: fonti occidentali parlano di 20.000 uomini. Probabilmente.

Da allora sono passati 70 anni. Se non ci fossero dei memoriali sulla grande area, niente o quasi attirerebbe l’attenzione su quei tempi. Le ferite inferte al paesaggio sono guarite. Sono rimaste le cicatrici. Il ricordo degli eventi della prima metà degli anni 50 del secolo scorso è tenuto vivo in varie forme. Nella provincia sorgono 33 memoriali della battaglia. Un enorme monumento è dedicato ai vincitori. Dal 1984 c’è il principale memoriale nel capoluogo di provincia: il museo della vittoria di Dien Bien Phu. Statue nella “Sala delle cerimonie” del presidente Ho Chi Minh e del generale Vo Nguyen Giap ricordano le discussioni fra i due per i preparativi, nel gennaio 1954, dell’attacco. All’interno il gigantesco quadro “La guerra” con 4.500 figure rappresentate – opera di 100 pittori – trasmette una forte impressione della “offensiva di Dien-Bien-Phu”.

Il centro del comando supremo vietnamita è nel comune di Miong Phang, 30 km ad est della capitale provinciale. A 1000 metri di altezza, circondati dalla foresta ci sono i bunker del comando, un posto di guardia e la torre di guardia, la sala riunioni e altre costruzioni. Gli abitanti del luogo chiamano la foresta circostante “foresta del generale”, il generale Vo Nguyen Giap il “capo del villaggio” e il suo bunker “casa del capovillaggio Giap”. Da questo bunker, che il generale Giap divideva con il suo capo di Stato maggiore, generale Hoang Van Thai, si puo’ raggiungere la cima e vedere l’intera area con i suoi forti. Là molti abitanti della regione hanno ricordato come un eroe popolare il figlio di un maestro di villaggio, morto il 4 ottobre 2013 all’età di 102 anni.

Sulla battaglia sono stati girati film e documentari. Dien Bien Phu e Vo Nguyen Giap : il luogo e la persona sono inseparabili. Diventato ministro della Difesa dell’allora Repubblica Democratica del Vietnam dopo la battaglia, ricopre la carica come generale di Corpo d’armata fino al 1980 nella Repubblica Socialista del Vietnam proclamata nel 1976. Gode di presztigio internazionale. Il generale William Westmoreland, dal 1965 comandante delle truppe USA nel Vietnam del sud, gli riconosce le qualità di un’eccezionale guida militare. Il generale britannico Peter McDonald, in un libro su Giap, stima che è difficile paragonare a lui altri generali…

Hellmut Kapfenberger

Liberamente tradotto dal tedesco da Giustiniano

22 maggio 2024 (Fine)

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