Per come la vedo io sul tema della manifestazione per la pace sia sul territorio di Savona, sia a livello nazionale è un grande casino. Mi spiego.
Ci sono forze preponderanti di origine nel mondo ecclesiale, dell’associazionismo cristiano e piddina che forzano per fare azione contro la guerra , ciò è in se una buona cosa.
Ma la loro argomentazione senza discriminanti, genericamente contro la guerra, non contro tutte le guerre,non contro militarismo e produzioni di morte, è il risultato di una cultura di inciucio seminata nel tempo che è deleteria e confonde o non fa capire qual’è il modello da cui si sono ispirati di società civile futura per loro utile.
Ci sono due concezioni opposte:
1) chi sta comunque dentro questo sistema finanziario e guerrafondaio atlantico ed europeo con l’idea che sia modificabile dall’interno, strappando via via concessioni e miglioramenti. Gli ultimi vent’anni di storia sociale dicono che non funziona perché è già stato fatto” e siamo a questo punto a mettere distinguo, a parlare di antifascismo a sproposito (la stessa Meloni ha ufficialmente abiurato per quello che vale). Alcune organizzazioni di peso trascinano alla partecipazione, ma la questione è: anneghiamo il nostro pensiero dentro alla maggioranza che poi è quella del voto dato da quel oltre 50% ai vari partiti che sono parte in causa della crisi economica, sociale, energetica, sanitaria, del militarismo Nato e atlantico?
2) chi è per esperienza e convinzione politica, radicale e contro ogni guerra, contro questo sistema di cui la guerra, come la comunicazione addomesticata sono aspetti oggettivi di un sistema irriformabile e che va combattuto nel suo insieme. Questo non vuol dire non continuare lotte anche specifiche e particolari, sindacali per strappare successi provvisori, ma mirando alto. Chi si riconosce in questo ambito deve fare i conti con il fatto che oggi tutte le rappresentanze istituzionali(anche le più combattive e agguerrite) stanno implodendo, hanno pochi strumenti, poca rappresentanza significativa, mentre i sindacati confederati sono del tutto con rare eccezioni funzionali a questo potere. L’ultimo sciopero generale fatto contro il governo con i ministri ufficialmente ancora in carica e comunque responsabili della crisi in testa al corteo, è il sistema soprattutto piddino di depistare e far dimenticare le colpe oggettive…
Per me il problema se partecipare o no alle varie manifestazioni sui territori può essere una scelta personale ed individuale di ognuno in coscienza. In un caos politico come quello attuale la storia dell’uso delle bandiere non mi appassiona proprio perché non ci sono attenuanti per nessuno in questo percorso asimmetrico sino ad oggi.
Detto questo siamo da capo.
Non basta essere presenti ed autoreferenziali sul tema guerra, ci vanno forme diverse di organizzazione e di allargamento delle argomentazioni,delle analisi e delle proposte a partire dal basso con un sussulto di autorevolezza cosciente e creatività, senza farsi trascinare in strade divergenti.
Sembra scontato che tutti siano contro la guerra, ma non è così.
Servono strategie al di là della manifestazione per aggregare, fare convergenza fra gruppi, ma con argomentazioni chiare e precise.
Nelle riunioni di Savona Disarmo nel territorio dove abito, ma credo in molte città, magari con minor approfondimento queste affermazioni sono presenti. Semi di questa coscienza collettiva ancora minoritaria, non disperdiamoli.
Il punto non è la manifestazione, ma cosa succede immediatamente prima e dopo, pensare iniziative, dibattiti, darsi strumenti comunicativi, ecc, ecc.
Non rappresento che me stesso, però mi pare utile questa riflessione in un mese cruciale senza farsi tirare per la giacca da chi non ha nessuna intenzione di dialogare, ma rappresenta correnti di pensiero senza uscita, pienamente dentro questo mondo implicitamente accettato nel suo complesso. Aprite la bocca….
Gianni Gatti