Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Oltre 12 anni fa comincia per Julian Assange un’interminabile privazione della libertà: carcere preventivo, arresti domiciliari, asilo in un’ambasciata e, infine, carcere speciale. Dopo l’avvio delle indagini delle autorità USA contro il giornalista australiano, gestore della piattaforma Wikileaks, nel 2010 la Svezia spicca un mandato di cattura per due pretesi stupri. In mancanza di prove, le indagini sono chiuse nove anni dopo. Assange non puo’ più muoversi liberamente dal 7 dicembre 2010. Quel giorno si presenta alle autorità britanniche per verificare la conformità alla legge della richiesta di estradizione in Svezia. Una settimana dopo è liberato su cauzione. Il 16 dicembre è condannato agli arresti domiciliari e deve portare una cavigliera elettronica.
“Ogni giorno 71.000 persone di 191 paesi, che rappresentano 27 diverse agenzie USA, si svegliano e passano davanti a bandiere, recinzioni e posti di guardia in uno degli edifici fortificati che costituiscono le 169 ambasciate ed altre missioni del ministero degli Esteri USA”, scrive Assange nella prefazione del libro “The Wikileaks Files”. E prosegue: “Nel loro percorso sono accompagnate da rappresentanti ed agenti di 27 altri dipartimenti e agenzie governative USA, fra i quali la Central Intelligence Agency (CIA), la National Security Agency (NSA), il Federal Bureau of Investigation (FBI) e i diversi servizi dell’esercito USA.” Già dal 2007, con il suo progetto Wikileaks, Assange se li mette contro.
Non passano neppure sei mesi senza nuove rivelazioni: abusi di potere in Kenia, corruzione di politici in Gran Bretagna, evasione fiscale in Svizzera, abuso di prerogative statali per bloccare Internet nel mondo, trasferimento illegale di rifiuti in Costa d’Avorio. Su Wikileaks compaiono migliaia di pagine di contratti segreti sul sistema tedesco di riscossione dei pedaggi dei camion “Toll Collect”. Nel 2009, in poche settimane diventa pubblico il bombardamento tedesco di Kundus (Afghanistan). Un anno dopo Wikileaks pubblica documenti sulla Loveparade del 24 luglio a Duisburg. 21 morti e 652 feriti. I rischi erano noti in precedenza.
Rivelazione dopo rivelazione, Wikileaks e i media che verificano ed elaborano i dati forniti dalla piattaforma dimostrano la necessità di far conoscere dei segreti nel pubblico interesse. L’elenco internazionale dei media che ricorrono al materiale di Wikileaks è lungo. Ci sono il “Guardian” britannico, la TV “CBS”e il “New York Times” negli USA, lo “Spiegel” tedesco. Tutti confermano con le loro ricerche non solo l’importanza giornalistica delle informazioni di Wikileaks, ma anche il suo modo di lavorare. La giustizia USA comincia a perseguire Assange dopo le rivelazioni che provano i crimini di suoi militari in Irak e in Afghanistan. Le prove pubblicate, fra l’altro, di assassinî di civili nei due paesi, svelano un segreto fino ad allora ben custodito: in guerra i soldati occidentali si comportano proprio come i terroristi che dicono di voler combattere.
Già prima che Wikileaks inizi le pubblicazioni, soldati USA come Joshua Key, distrutti e traumatizzati dalle guerre, avevano raccontato le violazioni dei diritti umani commesse dalle loro truppe in Irak. Nel suo libro “Sono un disertore”, Key ne racconta, già nel maggio 2007, il crudele comportamento. Descrive il terrore diffuso da unità USA mediante attacchi notturni di villaggi, scrive di uomini sequestrati, di teste di civili strappate da munizioni di grosso calibro. “Agli irakeni potevamo fare quello che volevamo. Ma per chi non ci stava c’era l’inferno. Non mi scusero’ mai per avere disertato. Sono fuggito dall’ingiustizia ed era giusto farlo. Devono chiedere scusa solo al popolo irakeno”, scrive. Testimonianze oculari come quella di Key, grazie alle pubblicazioni di Wikileaks, sono quasi ufficialmente confermate.
Dodici anni dopo le sue tremende rivelazioni, Julian Assange è sempre in isolamento. Una richiesta di grazia avanzata prima di Natale da personaggi politici, ong e dalla moglie, l’avvocata Stella Morris, lascia il presidente USA indifferente. Neppure le dimostrazioni per la libertà del giornalista di martedi’ sera a Città del Messico, dove Biden si trova per il vertice del Nordamerica, sono commentate. Dopo Barack Obama e Donald Trump, Biden è il terzo presidente USA ad insistere per l’estradizione di Assange. L’obiettivo dichiarato è un processo-spettacolo nel quale Assange non avrebbe quasi nessuna possibilità di difendersi. Infatti i contenuti che dovrebbe dibattere continuano ad essere trattati dallo stesso tribunale come segreti di Stato…
Giustiniano
13 gennaio 2023
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