Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
In un articolo apparso sul portale Internet “geopolicaeconomica.com”, il giornalista Benjamin Norton spiega possibili retroscena del colpo di Stato in Perù e del ruolo degli USA. Secondo l’articolo, diffuso il 20 gennaio in inglese e spagnolo, un giorno prima della rimozione dalla sua carica e dell’arresto del presidente Pedro Castillo, l’ambasciatrice USA in Perù, Lisa S. Dougherty Kenna, aveva incontrato l’allora ministro della Difesa Emilio Gustavo Bobbio. Dall’insediamento di Pedro Castillo, il 28 luglio 2021, Bobbio era già il sesto ministro della Difesa ed era stato nominato solo il giorno precedente l’incontro con la Kenna. Il giorno seguente aveva avuto un ruolo più che ambiguo nella rimozione del capo dello Stato.
Per reagire al quinto procedimento per rimuoverlo dalle sue funzioni, Castillo voleva sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni. In dicembre Mauro Valderrama, del Partito Comunista Peruviano, esprime il dubbio che Castillo “sia stato manipolato dalle forze armate”. Subito dopo la notizia dello scioglimento del parlamento i suoi ministri cominciano a dimettersi e Bobbio fa in modo che l’esercito prenda posizione contro il presidente. Dopo l’arresto di Castillo e la nomina del nuovo Capo dello Stato, la vice-presidente Dina Boluarte, l’ambasciatrice Kenna – già collaboratrice della CIA durante nove anni – incontra il 18 gennaio Oscar Vera Gargurevic, nominato ministro dell’Energia il 10 dicembre, dopo il “colpo di Stato parlamentare” e vari vice-ministri. Il giorno stesso il ministero peruviano informa su Twitter di un “dialogo istituzionale ad alto livello” fra “il Perù e gli USA” nel quale “si è parlato di questioni relative allo sviluppo del settore minerario”.
L’articolo di Norton spiega che “il Perù è ricco di risorse naturali, specialmente di minerali. I coloni spagnoli sfruttavano le riserve d’oro e argento della nazione sudamericana e, oggi, il Perù è considerato dalle multinazionali un centro di risorse estremamente redditizio. Secondo uno studio della “Universidad del Pacifico” (privata) di Lima, il Perù è “uno dei maggiori esportatori del mondo di rame, piombo, zinco, argento e oro (…) Negli ultimi anni le miniere hanno fornito il 13% del PIL e il 70% delle esportazioni. Quest’attività “è un tema di discussione centrale della politica nazionale e una delle cause ricorrenti di conflitti sociali” continua l’articolo. L’anno scorso, con l’inizio della guerra dell’Occidente contro la Russia, l’importanza delle esportazioni di gas liquido in Europa è aumentata. Nei primi otto mesi del 2022 sono aumentate dell’85% rispetto all’anno precedente. Nell’aprile 2022, ad esempio, il gas liquido peruviano è stato esportato esclusivamente in Europa, dove i principali importatori sono Spagna e Gran Bretagna. Prima del 2022 gran parte del gas liquido era spedito per nave in Giappone, Corea del sud e Cina, scrive “geopoliticaeconomica.com”.
Nel 2021, il maestro di scuola e sindacalista Pedro Castillo aveva sorprendentemente vinto, al secondo turno delle presidenziali, (con Dina Boluarte come vice-presidente), contro la candidata dell’ultradestra, Keiko Fujimori, grazie a un lieve vantaggio. Malgrado le difficoltà interne, numerosi rimpasti e manovre per esautorarlo imbastite dalla maggioranza parlamentare di destra, Castillo era impegnato a mettere il pratica lo slogan del suo partito “Non più poveri in un paese ricco”. Si ispirava ai classici programmi dei governi di sinistra degli ultimi 20 sul continente. Maggiori royalties sulle nuove concessioni e più alta tassazione dello sfruttamento delle risorse del sottosuolo dovevano finanziare programmi sociali. Perché l’America latina non avesse più il ruolo di fornitore di materie prime, doveva costruirsi una propria industria.
Dopo il colpo di Stato parlamentare del 7 dicembre questo progetto sembra, almeno per il momento, fallito…
Giustiniano
4 febbraio 2023