Progetto fragole

Dalla pg FB di Giustiniamo Rossi

Le fragole di Huelva maturano « sotto il sole di Spagna” e “sono raccolte a mano”. Cosa si puo’ chiedere di più in cambio di una manciata di soldi? Le bugie della pubblicità, che evocano una sensazione di felicità gustando il frutto più colorato, sono lontanissime dalla realtà dell’Andalusia. Teloni di plastica a perdita d’occhio. Decine di braccianti provenienti dall’Africa e dall’Europa orientale sfruttati quanto gli schiavi che lavoravano nei campi di Huelva 300 anni fa. E l’enorme consumo d’acqua fa seccare il vicino Parco nazionale di Coto de Doñana. Per la produzione di 1 kg di fragole ci vogliono circa 300 litri d’acqua. A Huelva ne sono già state raccolte quest’anno oltre 300.000 tonnellate. Il Parco nazionale, che nel 1969, anno della sua fondazione, era la più importante zona umida della Spagna, con migliaia di lagune fino a giugno, oggi è già praticamente asciutta. Una situazione estiva. L’anno prossimo la desertificazione progredirà.

Alla vigilia delle elezioni amministrative del 28 maggio la lotta per l’acqua s’intensifica. I democristiani del Partido Popular (PP), con l’appoggio dei fascisti di Vox, hanno proposto una legge che condonerà 1.900 ettari di campi di fragole abusivi. Per questi “campi” (tunnel sotto la plastica) sono stati abbattuti boschi e perforati un migliaio di pozzi profondi fino a 6 metri. A Huelva, prelevare tanta acqua è tradizione. L’UE minaccia sanzioni da decenni. In campagna elettorale il governo andaluso diretto dal PP fa circolare la voce che Madrid vuole mettere la regione in amministrazione controllata. Il ministero degli Interni di Mdrid smentisce ma annuncia che è imminente una denuncia per i tunnel di plastica illegali. Da anni, con l’aumento dei terreni coltivati lungo la Costa de la Luz cresce il numero delle braccianti. Sette giorni alla settimana piegano la schiena e si rompono le ossa dalla mattina alla sera. A chi non scarta una fragola marcia vengono tolti 40 euro di salario. Le braccianti stagionali arrivano a decine di migliaia dall’Europa orientale, dall’Africa subsahariana e dal Marocco. Spesso alloggiano in piccoli container metallici surriscaldati. Anzitutto le africane sono soggette alle violenze sessuali dei caporali. Fra queste schiave sono rare quelle che hanno sentito parlare del vicino Parco.

Il paradiso naturale distrutto è grande oltre 50.000 ettari. Nelle sue lagune hanno svernato a lungo flamingo, cicogne e falcinelli. Negli ultimi 10 anni, il 60% delle lagune è prosciugato. Il paesaggio diventa simile a una steppa, dove specie rare non hanno più uno spazio vitale. “Nella Doñana non c’è abbastanza acqua per tutti” ha detto più volte la ministra spagnola dell’Ecologia Teresa Ribera. Ma il governo regionale è deciso a realizzare il suo “progetto fragole”. Un appello di oltre mille scienziati perché si smetta di prosciugare Doñana lascia indifferente il presidente della regione, Juan Bonilla. Gli interessi dei produttori di fragole hanno la priorità. Riguarda questo modo di trattare gli uccelli uno studio presentato dall’Istituto ISEM di Montpellier negli attuali Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Osservazioni su 170 specie di uccelli sono state vagliate. Vengono da oltre 20.000 località di 28 paesi europei e sono stati confrontati con statistiche dell’UE: dal 1980 al 2016 sono diminuiti di un quarto. Secondo lo studio, la causa principale è l’agricoltura.

Per la realizzazione del “Progetto fragole” Bonilla, oltre che sul sostegno di Vox, puo’ contare su quello di “Ciudadanos” (destra liberale). Manuel Delgado, portavoce della Confagricoltura di Almonte, il paese più grande alle porte della Doñana con 25.000 abitanti dove vivono 2/3 dei produttori di fragole di Huelva, considera il tutto clamore elettorale, destinato a cessare dopo il 28 maggio. Alvaro Bernal, studente di Protezione dell’Ambiente e Patrimonio forestale dell’Università di Huelva, vede più lontano: “il cambiamento climatico metterà fine alla coltivazione di fragole in questa regione. In un modo o nell’altro.” I campi si sposteranno più a nord, in Francia ad esempio. E, dato che la falda freatica sotto Doñana cala, si infiltrerà l’acqua di mare. “Tutto finirà qui. Al più tardi, quando dai pozzi verrà fuori acqua salata”…

Giustiniano

18 maggio 2023

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