Di – Tommaso Di Francesco, 22.02.2022
Atto d’imperio
Se si voleva davvero salvaguardare in questo momento oscuro per la pace
l’unica mediazione sul campo, quella degli accordi di Minsk che difendono giustamente
l’integrità territoriale dell’Ucraina, ecco che la decisione di riconoscere le indipendenze di
Lugansk e Donetsk azzera ogni sforzo diplomatico
La scelta di riconoscere le indipendenze di Lugansk e Donesk è un atto di forza che
cercherà di legittimarsi quale risposta asimmetrica alle tante scelte sbagliate delle guerre
occidentali. E proprio per questo non possiamo che definire l’annuncio del presidente russo
Putin come un grave errore, un’avventura foriera di nuova guerra. Perché se
legittimamente si difendono le ragioni del popolo russo, non è la risposta asimmetrica
all’arroganza altrui, della Nato e degli Usa, la soluzione: parliamo del 2008 quando,
nonostante gli accordi di pace di Kumanovo del 1999 – dopo la guerra «umanitaria» aerea –
che riconoscevano il diritto sul Kosovo di Belgrado, fu riconosciuta a tutti i costi la divisiva
indipendenza del Kosovo.
Se si voleva davvero salvaguardare in questo momento oscuro per la pace l’unica
mediazione sul campo, quella degli accordi di Minsk che difendono giustamente l’integrità
territoriale dell’Ucraina, ecco che la decisione di riconoscere le indipendenze di Lugansk e
Donetsk azzera ogni sforzo diplomatico. Che invece doveva e poteva essere rilanciato,
anche di fronte alla verità amara che questi accordi sono stati boicottati finora dal
parlamento ultranazionalista di Kiev. Ora sarà difficile riattivare un processo negoziale,
risponderanno solo le ragioni della forza come accadde in Georgia nel 2008. Tra gli Stati
uniti, impegnati nella vittoria definitiva post-guerra fredda contro il nemico sovietico – che
non c’è più -, e la Russia che spinta da questa espansione ideologica e militare risponde in
chiave imperiale. E per favore, giù le mani da Lenin.
Si tratta di un risiko in Europa, contro l’Europa, mentre l’Unione europea è subalterna
perché senza una politica estera surrogata dall’Alleanza atlantica, e divisa sui contenuti
strategici come l’energia. Saranno contenti gli ultranazionalisti d’estrema destra ucraini che
attivando l’oscura rivolta di Maidan – con stragi come quella impunita di Odessa – hanno
alla fine prodotto la proibizione della lingua russa e la cacciata dei russi e dei filorussi, in 8
anni di guerra civile, con 14mila morti e due milioni di profughi dei quali nessuno si è
accorto. Il processo è arrivato a compimento. Sul baratro.
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