Dal Manifesto Alberto Negri
LA BATTAGLIA DEL GAS.
Si interrompe la fornitura del gasdotto Yamal (uno dei tre diretti in Europa), con un’allerta preventivo di Germania e Austria e il Cremlino che ha dilazionato, per ora, i pagamenti delle sue materie prime in rubli
Il gas non è solo energia, è strategia, politica e diplomazia.
Il condizionale è d’obbligo: il Greenstream, in funzione dal 2004, ha una portata di 30 miliardi di metri cubi se messo a regime ma oggi ha un ruolo quasi insignificante nei nostri rifornimenti.
Della Libia si preferisce non parlare perché è stata persa due volte dai nostri strateghi.
Una nel 2011 con i raid decisi da Francia, Gran Bretagna e Usa, cui l’Italia si è unita sotto bandiera della Nato. La seconda nel 2019 quando – con Tripoli sotto assedio di Haftar – la difesa del governo Sarraj, che ci aveva chiesto un modesto aiuto, è stata lasciata alla Turchia di Erdogan.
Così nessuno ha più investito in Libia che ha molte più riserve di gas dell’Algeria, tanto per fare un
esempio.
L’altro fronte del gas è la scoperta dell’acqua calda.
Ci voleva una guerra per sapere che l’Europa dipendeva da Mosca? La scellerata iniziativa di Putin ha sconvolto l’Ucraina ma ha messo al tappeto anche l’Europa che prende dalla Russia il 40-50% del suo gas.
Ora sono gli Stati Uniti che ci venderanno il gas con prezzi superiori a quelli russi in media del 20%.
Il caso Nord Stream 2 è emblematico di come confliggono interessi americani ed europei.
Non si tratta soltanto di una questione economica ma strategica.
Voluto fortemente dalla ex cancelliera Angela Merkel, il Nord Stream 2 era la vera leva
politica ed economica che tratteneva Putin da azioni dissennate come la guerra.
Molti non lo avevano capito perché attribuivano al gas russo una valenza soltanto economica: aveva invece un enorme valore politico per tenere agganciata Mosca all’Europa.
Uscita di scena Merkel, gli Usa hanno avuto campo libero.
La guardiana di Putin e del gas non c’era più e gli americani hanno capito che il
presidente russo era diventato più pericoloso ma anche più vulnerabile. Per due
mesi gli Usa hanno avvertito dell’invasione dell’Ucraina perché sapevano che
contestando, come hanno fatto, il Nord Stream 2 si apriva una falla nel cuore del
continente. I gasdotti sono stati il cordone ombelicale che ha legato Mosca
all’Europa, la nostra dipendenza dava a Putin un senso di sicurezza, lo strumento
per condizionare gli europei e renderli più flessibili e interessati alle sorti della
Russia.
Quando Mosca ha capito che con il debole cancelliere Scholz il Nord Stream 2
non sarebbe stato al sicuro ha cominciato le minacce all’Ucraina che in
precedenza russi e tedeschi avevano pagato perché non protestasse troppo per la
realizzazione del gasdotto, assai temuto dalla Polonia in quanto visto come uno
strumento di espansione dell’influenza Putin.
Gli americani per altro avevano già messo alle corde anche Merkel, obbligandola ad acquistare persino gas liquido americano di cui Berlino allora non aveva alcun bisogno, visto che non ha neppure rigassificatori.
E così con la guerra si è alla resa dei conti.
L’Europa dovrà pagare di più la quota Nato, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. Tutto a beneficio delle corporation e del complesso militar-industriale. E’ la ricetta di Biden, tentato di prolungare un conflitto che logora Putin e riempie le casse americane.
Un mondo perfetto per “esportare” ancora una volta la democrazia.