La volpe nel pollaio

Dal blog https://comune-info.net

A.Grandi e M. ScaliaM. Agostinelli 22 Giugno 2022

Il governo continua a non presentare un piano per il risparmio energetico nel settore industriale e non fa nulla per dare supporto al massimo possibile alla produzione nazionale nei settori delle rinnovabili. Ben due decreti legge hanno lasciato la situazione sostanzialmente com’era. Le dichiarazioni ondivaghe e ambigue del ministro cominciano a rivelare un profilo sostanziale ben più chiaro.

Foto tratta dal Flickr di Cop26

Finalmente Cingolani in una intervista ha parlato chiaro e così scopriamo che tutti i suoi detti e non detti del passato sono riconducibili ad un ministro che sta alle politiche per l’ambiente come la volpe nel pollaio.

Ora è chiaro perché da quando è in carica ha parlato molto, spesso a sproposito e in modo ondivago, ma ha combinato ben poco, basta pensare che le semplificazioni proposte dopo ben due decreti-legge hanno lasciato la situazione praticamente immutata. Ecco alcuni
esempi.

Non risulta che il Governo, in mora da un anno, abbia finalmente inviato a Bruxelles quella
sorta di piano regolatore del mare che dovrebbe consentire alle aziende che vogliono
investire nell’eolico off-shore di farlo (a 20/30 chilometri dalla costa) tenendo conto che le
autorizzazioni in questo caso dipendono tutte dal Governo, quindi, non si possono scaricare
colpe su Comuni e Regioni.

Come non risulta che il Governo abbia approvato, su proposta
del ministro un provvedimento per attribuire finalmente a Terna le decisioni, non la
proprietà, sui pompaggi idroelettrici che valgono fino a 7,6 GigaWatt, una quantità ingente che potrebbe stabilizzare in rete l’offerta di energia elettrica da energie rinnovabili.

A questo proposito: l’idroelettrico spesso non viene ricordato tra le fonti rinnovabili, eppure ci
sono ancora margini di crescita come dimostra il Comune calabrese che ha ripristinato un
piccolo impianto per produrre energia elettrica. Manca un piano per un progetto nazionale
di efficientamento e di nuovo idroelettrico.

Non risulta dalle parole di Cingolani che sia a conoscenza del fatto che Terna stia
realizzando un importante elettrodotto Sud/Nord per raddoppiare quello esistente, scelta
che semmai andrebbe meglio valutata per evitare la desertificazione energetica
dell’industria del Mezzogiorno.

Ancora più curioso l’elenco dei problemi da risolvere indicati dal ministro, che dovrebbero
essere ben presenti nel programma di azione del Governo ma che invece sembrano stupire
il ministro, quasi non fosse suo il compito di risolverli.

L’obiettivo di 60 GigaWatt di rinnovabili entro il 2030 è del tutto possibile e si può realizzare
anche prima, se gli investimenti partono, ma occorre finalizzare le iniziative pubbliche a
questi obiettivi. Ad esempio, una parte dei fondi riservati al cosiddetto 110 % potrebbero
essere destinati anche al fotovoltaico, obbligandone l’installazione sui nuovi edifici, scuole,
sedi pubbliche e aiutando i privati che lo installano. Se bisogna fare di più anche le
iniziative debbono essere coerenti. Le alternative sono restare senza gas o continuare come
prima ad inquinare e a produrre CO2.

Il Governo continua a non presentare un piano per il risparmio energetico nel settore
industriale e non fa nulla per supportare al massimo possibile la produzione nazionale nei
settori delle rinnovabili (Enel ha investito in Sicilia nei pannelli Ftv) con particolare riguardo ad accumulatori e microchip, che sono obiettivi europei.

Affermare che puntare sulle rinnovabili ci mette alla mercé della Cina è solo la conferma
della pochezza dell’iniziativa del Governo. Curiosa poi l’amnesia del ministro sul Pnrr che
prevede di arrivare a 25.000 punti di ricarica delle auto elettriche.
Come Osservatorio sul Pnrr abbiamo proposto da mesi che il Governo convochi
rapidamente una conferenza nazionale per presentare un nuovo piano energia/clima che
metta insieme in modo chiaro obiettivi, risorse, tempi di realizzazione.

Per settori decisivi dell’industria nazionale, come la siderurgia, occorre arrivare ad usare l’idrogeno prodotto da rinnovabili, che Snam ha chiarito potrebbe essere distribuito utilizzando i gasdotti esistenti. Mentre oggi scopriamo che il ministro punta sui carburanti sintetici (suggerimento di Eni?) per ritardare la dismissione dei motori endotermici (favore ai produttori in ritardo sull’elettrico?).

Ora si comprende perché il ministro Cingolani si sia schierato con Il Ppe per fare saltare il
programma europeo “Fit for 55”, in appoggio alle aziende automobilistiche in ritardo
sull’elettrico e all’Eni che punta sui carburanti sintetici.

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