Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Ad oltre 40 anni dall’instaurazione della variante cinese del capitalismo introdotta da Deng Xiaoping, i compiti della Repubblica popolare restano complessi. In politica interna si tratta di perseguire un moderato benessere. Man mano che il paese diventa politicamente ed economicamente più forte, la Cina appare come una minaccia sistemica alle nazioni industriali sviluppate. In politica estera è centrale l’ulteriore sviluppo della collaborazione multilaterale globale, rivolta implicitamente contro gli sforzi di alcuni paesi, tendenti a stabilire un ordine mondiale unilaterale ed a consolidare la formazione di blocchi. La variante cinese del capitalismo non esclude la corruzione. Nel PCC e negli organismi statali. Il fenomeno va inquadrato nell’aumento delle differenze sociali negli ultimi anni. Secondo Xi Jinping, la Cina proteggerà redditi giusti, riequilibrerà redditi eccessivi e vieterà redditi illegali. E’ probabile l’adozione di misure come nuove tasse per i ricchi per sostenere le famiglie povere e creare posti di lavoro. L’obiettivo è la riduzione progressiva delle differenze di reddito e di consumo fra le famiglie senza toccare i motori della crescita come l’industria high tech, il settore immobiliare o le energie verdi.
Secondo i media occidentali, la Cina intende recuperare Taiwan con la forza. In realtà Pekino si attiene al principio di “una sola Cina” e agli accordi del 1992. Xi Jinping dichiara: “su questa base svilupperemo ampie e approfondite consultazioni riguardo alle relazioni attraverso lo Stretto di Taiwan e la riunificazione nazionale con tutti i ceti sociali dell’isola e lavoreremo con loro per promuoverle pacificamente”. La stampa borghese si sforza di presentare Xi Jinping come un dittatore e di separare i cinesi dal loro governo. Non sarebbe il popolo cinese a voler dominare il mondo ma il PCC e il suo capo.
Il problema, per la propaganda occidentale, è che la realtà la smentisce. La Belt and Road Initiative (BRI), detta in un primo tempo Nuova via delle seta, è un modello di successo. Difficile diffamare la Cina mediante la BRI e tentare di far credere che regioni rimaste indietro in Europa progrediranno ma, in ultima analisi, per Pekino si tratti solo di rendere sicura la catena di consegne.
Il cuore della BRI è la promozione delle economie locali mediante infrastrutture, comunicazioni, collaborazione paritaria e commercio. I principi della BRI sono la non ingerenza, la sovranità illimitata dei paesi coinvolti, l’armonia reciproca invece dell’egemonia di uno dei contraenti. Il nocciolo è il commercio multilaterale, che permette anche in Africa e in Asia centrale e sud-orientale lo sviluppo industriale. Lo scopo è la crescita del benessere. I paesi del sud globale sono molto ben disposti. In Africa, in America latina e in Asia, il rispetto per la Cina supera ormai quello per gli USA e per le ex potenze coloniali europee. Ci sono voluti anni perché l’Occidente capisse l’importanza della BRI, vista in un primo tempo come un progetto ambizioso in Asia centrale per aumentare l’influenza della Cina nella regione. La sua importanza globale non è stata percepita. Dopo che sempre più Stati hanno aderito all’iniziativa – attualmente sono 140 – UE e USA si sono fatti più attenti, tentando di creare un contrappeso mediante proprie iniziative. Nel 2021 l’UE ha annunciato il cosiddetto “Global Gateway” e gli USA la “Build Back Better World Strategy”, seguita a giugno dalla “Partnership for Global Infrastructure and Investment”. Finora, queste iniziative sono fallite.
La BRI mira ad una globalizzazione multilaterale, in cui i paesi del sud globale siedano alla stessa tavola, con uguali diritti. Nel suo discorso di apertura del XX Congresso del PCC, il segretario generale ha affermato che il popolo cinese è pronto a lavorare mano nella mano con i popoli di tutto il mondo per un avvenire migliore dell’umanità. L’obiettivo della Belt and Road Initiative è proprio questo…
Giustiniano
6 novembre 2022
A Hong Kong hanno già apprezzato il modello una sola Cina. Il buon Giustiniani dovrebbe essere più equilibrato e un po meno monocorde. Ne guadagnerebbe in autorevolezza.
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