Speciale COP 27

Gli Speciali Cop27 sono curati da A Sud in collaborazione con la redazione di EconomiaCircolare.com
 
A Sharm el-Sheikh la COP 27 sui cambiamenti climatici
  È iniziata ufficialmente domenica a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la 27° Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite.Il vertice cade in un importante anniversario, a 30 anni esatti dalla sigla dell’UNFCCC, la
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici, cui hanno aderito da allora 197 paesi con l’obiettivo di costruire un campo ampio e coordinato di impegni per contrastare il riscaldamento globale. Tuttavia, ventisei vertici internazionali e due accordi globali dopo – Kyoto e Parigi – la quadra per una azione climatica globale ed efficace è ancora lontana.Con tutti gli indicatori climatici in peggioramento e le emissioni in costante trend di crescita, sulla Cop27 sono concentrate molte attenzioni ma poche aspettative. Anzitutto, perché lo scenario internazionale è assai poco favorevole, con la crisi energetica globale che si sta traducendo in nuova linfa per la corsa alle energie fossili. In secondo luogo, perché la sede della Cop, l’Egitto di Al-Sisi, non è un luogo considerato promettente – per ragioni tanto politichequanto simboliche – per favorire processi decisionali inclusivi e aiutare gli sforzi diplomatici.  
Perchè non siamo alla COP 27
  Il primo dato importante è che NON presidieremo la COP 27, ma non siamo le sole, quest’anno mancherà una fetta importantissima di società civile,  tra cui la stessa Greta.Negli ultimi giorni, infatti, sono stati arrestati 67 attivisti dopo che i servizi di sicurezza egiziani hanno intensificato i controlli per evitare ogni tipo di manifestazione di dissenso. L’Egitto sta provando a eliminare ogni margine democratico di protesta. Le organizzazioni per i diritti umani hanno stimato in decine di migliaia le persone detenute arbitrariamente per motivi politici dal 2013 in Egitto, come Alaa Abdel Fattah, scrittore britannico-egiziano e difensore dei diritti umani.Inoltre, un regime violento e autoritario come quello guidato dal generale Abdel Fattah al-Sisi si tiene in piedi soprattutto grazie allo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti sul territorio e agli affari con le multinazionali occidentali che non si fanno  scrupoli a trattare con chi usa provvedimenti autoritari per cancellare ogni forma di protesta.  
                        Tutti i volti degli attivisti imprigionati  
DOVE ERAVAMO RIMASTI? UN ANNO DOPO GLASGOW
  La Cop26 di Glasgow si era chiusa un anno fa con un documento finale, giunto dopo febbrili negoziazioni e con due giorni di ritardo rispetto all’agenda dei lavori, insoddisfacente da più punti di vista. Un insieme di affermazioni vaghe e impegni procrastinati su tutti i punti nodali: la road map di decarbonizzazione, il ruolo delle fonti fossili, le regole per l’implementazione dell’Accordo di Parigi e la finanza climatica. Anche su quest’ultimo punto, ovvero sullo stanziamento di 100 miliardi promessi entro il 2023 ai Paesi meno sviluppati, annunciato nel lontano 2009, confermato a Parigi nel 2015 ma da allora mai tradotto in realtà, non si era riusciti a trovare un accordo. Ci si era lasciati convenendo sull’urgenza di rafforzare gli sforzi e rimandando alla Cop27 la quadratura del cerchio e il tentativo di limare le divergenze tra paesi e blocchi.  
I TEMI SUL TAVOLO
  I temi sul tavolo delle negoziazioni che impegneranno le delegazioni governative fino al 17 novembre sono dunque gli stessi dell’anno scorso. Valutare, rivedere e (possibilmente) rafforzare gli impegni nazionali di riduzioni delle emissioni affinché siano compatibili con l’obiettivo di contenimento delle temperature entro i +1,5% a fine secolo; aumentare gli stanziamenti per le politiche di adattamento; costituire finalmente il fondo verde per il clima stanziando le risorse necessarie e affrontare il tema del Loss & damage, ovvero come far fronte, attraverso risorse dedicate, alle perdite e ai danni causati dagli impatti climatici nei paesi più vulnerabili.
L’agenda dei lavori prevede poi una serie di giornate tematiche dedicate a finanza, biodiversità, energia, acqua, agricoltura, decarbonizzazione. Restano anche da approfondire e sciogliere altre questioni importanti, come la discussione sul timing per il phase out del carbone, il Global Methan Pledge – mai così attuale, l’iniziativa BOGA (Beyond Oil and Gas Initiative) e l’accordo per fermare la deforestazione.  
IL CONTESTO INTERNAZIONALE
  Rispetto a un anno fa, il contesto internazionale non potrebbe essere più complesso. La guerra in Ucraina, la crisi energetica e il conseguente rilancio degli investimenti dedicati al gas, la recessione economica che interessa molti paesi sono ostacoli ulteriori verso il varo di politiche ambiziose per il taglio delle emissioni clima-alteranti.Non è dunque un caso che un anno dopo Glasgow il summit parta all’insegna di assenze eccellenti: i leader di alcuni dei paesi più pesanti in termini di emissioni di gas clima alternati non calcheranno infatti le scene della Cop27.Tra essi il presidente cinese Xi Jinping, primo paese per emissioni con quasi un terzo delle emissioni totali (32,9%), il premier indiano Narendra Modi, attualmente al quarto posto dopo Cina Usa e UE con il 7% e il leader russo Vladimir Putin, che segue al quinto posto con il 5% (dati: Edgar)Tre paesi appena, sui 197 membri della Cop, ma che da soli coprono il 45% delle emissioni globali.  
L’EGITTO, LA SOCIETÀ CIVILE, I DIRITTI UMANI
  Se è vero che quella egiziana è la prima COP a svolgersi in Africa dopo il 2016, anno della Cop22 di Marrakech, la scelta ha sollevato perplessità e proteste sulle conseguenze che le politiche del governo egiziano avranno sul ruolo della società civile e degli osservatori internazionali.Le imponenti misure di sicurezza, la stretta sugli accrediti con l’esclusione delle organizzazioni per i diritti umani, il divieto di manifestare, l’impossibilità di organizzare – come di consueto – un forum di discussione della società civile sono tutti segnali poco incoraggianti. Il rischio è che la società civile sia marginalizzata o peggio criminalizzata.A ciò va aggiunta la situazione interna al paese. La Ong Human Right Watch stima che siano almeno 60.000 i prigionieri politici detenuti nelle carceri. Ha inoltre denunciato,in un recente rapporto, che è in atto da tempo una sistematica repressione operata dalle autorità e dalle forze dell’ordine egiziane contro attivisti e gruppi ambientalisti al fine di impedirne la partecipazione alle giornate di lavori.In un articolo pubblicato nelle settimane scorse sul Guardian, Naomi Klein ha definito la scelta di celebrare in Egitto la Cop27 come di una operazione di “greenwashing applicato a uno Stato di Polizia”, esortando gli attivisti dei movimenti per la giustizia climatica a boicottare il vertice: “L’Egitto di al-Sisi ha inscenato un grande show di pannelli fotovoltaici e cannucce biodegradabili, mentre il regime imprigiona gli attivisti e vieta la ricerca. Gli ambientalisti dovrebbero tenersi alla larga da questa Operazione”, ha affermato.

Per le stesse ragioni, ha annunciato che non sarà a Sharm el-Sheikh neppure Greta Thunberg, come assenti saranno moltissime organizzazioni e movimenti ecologisti da sempre attivi nell’ambito delle Cop.  
GLI ALLARMI DELLA SCIENZA ALLA VIGILIA DELLA COP
  Come ogni anno il vertice internazionale apre i battenti all’indomani della pubblicazione di una serie di report scientifici che fanno il punto sulla situazione climatica e che, idealmente, dovrebbero costituire la base per orientare le discussioni dei decisori politici.   
State of the Global Climate Report 2022 (WMO)
  La WMO, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha diffuso oggi in occasione dell’apertura della Cop27 il report Stato Globale del Clima, in cui calcola che gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati nella storia, con le temperature medie dell’anno in corso che hanno segnato un +1,15°C rispetto all’era preindustriale. Alla base c’è il costante e inesorabile aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera, che hanno raggiunto livelli record nel 2021 e stanno continuando a salire anche nel 2022. Di conseguenza, i trend di peggioramento di indicatori climatici come l’innalzamento dei mari e lo scioglimento dei ghiacciai stanno procedendo a ritmi senza precedenti. La settimana scorsa sempre la WMO aveva avvertito, nel report Stato del Clima in Europa, realizzato in collaborazione con il sistema Copernicus, che in Europa l’emergenza è ancora maggiore, con temperature aumentate del doppio rispetto alla media globale.______________________________________________________________________  
  Emission Gap Report (UNEP)   Alla fine di ottobre è stato pubblicato dalla UNEP l’Emission Gap Report 2022. Il
dossier lancia l’allarme sull’inadeguatezza degli impegni presi a Glasgow, che ridurrebbero di neanche l’1% le emissioni al 2030, contro un obiettivo minimo di taglio del 45%. Secondo la UNEP, con i target di riduzione attualmente in campo la traiettoria del riscaldamento globale a fine secolo arriverebbe a +2,4 – 2,6°C.Sin dalla scelta del titolo “The closing window, Climate crisis calls for rapid transformation of societies”, gli scienziati
sottolineano che la finestra utile per una azione efficace si va chiudendo ogni anno di più, e che senza una rapida trasformazione delle società la traiettoria verso il caos climatico è dietro l’angolo.SCARICA IL REPORT Planned New Oil and Gas Investments Could Fully Finance Renewable Scale-Up to Curb Climate Change (IISD)   Il nuovo report dell’International Institute for Sustainable development, pubblicato il 24 ottobre ha denunciato l’assoluta incompatibilità con l’obiettivo 1,5°C dei nuovi investimenti già pianificati in progetti di sfruttamento di petrolio e gas e calcolato che ri-orientare gli ingenti fondi stanziati per le fossili verso le fonti rinnovabili sarebbe sufficiente a rilanciare eolico e solare in misura sufficiente per contenere il riscaldamento globale entro il limite stabilito dall’Accordo di Parigi.SCARICA IL REPORT  
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State of Climate Action 2022 (WRI)
  Il report del World Resources Institute, in collaborazione con Climate Analytics e Climate Action Tracker, pubblicato anch’esso la scorsa settimana, ha valutato i progressi compiuti nell’azione climatica tramite l’analisi di 40 indicatori, denunciando che “nessuno è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030”.

Nello specifico, stima il report, si sta andando nella direzione giusta ma a velocità promettente ma insufficiente per 6 indicatori, mentre per 21 siamo ben al di sotto della velocità necessaria a centrare gli obiettivi.
Altri 5 indicatori mostrano trend contrari alla direzione auspicabile, mentre per i restanti 8 i dati disponibili sono insufficienti a una valutazione.  
  L’AGENDA DELLA COP27  
AGENDA ISTITUZIONALELa COP 27 eredita una serie di questioni irrisolte, particolarmente rilevanti per l’azione globale. Tra esse:Mitigazione: aggiornare gli impegni dei governi sulla riduzione delle emissioni per allinearli all’obiettivo 1,5°Finanza per il clima: aumentare l’obiettivo annuale globale di finanziamento per il clima e continuare la discussione sulle risorse finanziarie necessarie.Adattamento: raggiungere una quota minima del 50% dei finanziamenti per il clima dedicata all’adattamentoFinanza climatica: aumentare l’obiettivo annuale globale di finanziamento per il clima per stanziare i 100 miliardi all’anno, che si sarebbero dovuti mobilitare già nel 2020 per gli interventi di mitigazione e adattamento.Loss & damage: affrontare il tema delle risorse finanziarie necessarie per far fronte a perdite e danni associati agli impatti del cambiamento climatico.* * *Consulta i calendari con agenda ufficiale, side events, giornate tematiche sul sito dell’UNFCCC e sul sito ufficiale della Cop27.
                         AGENDA SOCIALE
    IL COP CIVIC SPACE   Un gruppo di organizzazioni egiziane indipendenti per i diritti umani, la Coalizione egiziana per i diritti umani alla COP27 ha creato una alleanza per coordinare attività di advocacy e discussioni della società civile. La pagina web per seguire le attività è Cop Civic Space.Anche sulla piattaforma No climate wall sono calendarizzate una serie di iniziative e disponibili aggiornamenti dalla Cop egiziana.   
  LA CAUSA DEL SECOLO  
La prima azione legale contro lo Stato per salvare il paese (e il Pianeta) dall’emergenza climatica
Giudizio Universale: la causa del secolo   Giudizio Universale è il nome della campagna entro cui è stata promossa la causa legale climatica italiana, intentata da 203 ricorrenti contro lo Stato per inazione climatica.  

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