Non bianchi e di destra

Dal blog https://jacobinitalia.it/

Craig Johnson 8 Novembre 2022

Una delle chiavi di interpretazione dell’avanzata dei repubblicani alle elezioni di mid term sta nel fatto che i democratici hanno perso un pezzo del voto delle minoranze

Il Partito repubblicano, che dagli anni Settanta si affida agli elettori bianchi per vincere le elezioni, è attualmente in corsa con il maggior numero di candidati non bianchi al Congresso. Media mainstream come il New York Times e il Washington Post hanno osservato che, dal momento che è probabile che almeno alcuni di questi candidati la spuntino, creeranno la delegazione congressuale del Gop più diversificata dall’era della ricostruzione.

Questi candidati provengono da gruppi razziali ed etnici che di solito non vengono associati ai repubblicani. Ad esempio, c’è Anna Paulina Luna nel 13° distretto congressuale della Florida, che comprende St. Petersburg e l’area circostante. Luna è latinoamericana e conservatrice, critica nei confronti di quella che chiama «immigrazione illegale» (sebbene i suoi commenti siano decisamente meno virulentemente razzisti di alcuni dei suoi omologhi repubblicani, tra cui Lauren Boebert, che di recente l’ha appoggiata). Wesley Hunt, un afroamericano che corre nel 38° distretto congressuale del Texas nell’area metropolitana di Houston, insiste su quella che chiama «sicurezza del confine» e sostiene «i nostri uomini e donne in blu», che devono essere difesi dai «liberali radicali al Congresso».

Dei 435 repubblicani in corsa per la Camera dei rappresentanti, sessantasette sono non bianchi. Questo numero non riflette i dati demografici degli Stati uniti. Ma rappresenta uno sforzo significativo da parte del Gop per diversificare i propri candidati e il proprio partito.

I nostri organi legislativi dovrebbero, ovviamente, essere più diversificati. Non è solo moralmente corretto; più eletti non bianchi possono aiutare a sostenere le priorità progressiste. Ma i democratici troppo spesso trattano la rappresentazione razziale, di genere, sessuale e di altro tipo come se fosse una vittoria finale. Il che, per molti di loro, lo è: il partito ha cercato volti diversi ai vertici per realizzare un’agenda che lasci intatto lo status quo miseramente ineguale.

Gli elettori non bianchi non sono stupidi. Si sono resi conto che questo approccio nel migliore dei casi è vuoto e nel peggiore è una copertura multirazziale per i misfatti politici, il che ha condotto a una situazione in cui il Gop, che persegue un’agenda pericolosa per la classe operaia, gli immigrati, le persone queer e transgender, le persone non bianche, l’ambiente e molto altro non sembra una scommessa così cattiva.

L’obiettivo dei repubblicani nella nomina di un insieme più diversificato di candidati è quello di sfidare una strategia democratica chiave. Ottenere la stragrande maggioranza del voto nero è stato fondamentale per le vittorie elettorali democratiche per diversi decenni, in particolare nelle città e nelle aree metropolitane dove i neri e le persone non bianche in generale risiedono con maggiore incidenza. Anche nelle regioni in cui questi gruppi sono minoranze, avere dall’80 al 95 per cento dei voti neri può catapultare un democratico alla vittoria. Quando questa affluenza è inferiore al previsto o sperato, le vittorie democratiche diventano più rischiose o impossibili.

Questo è uno dei tanti doppi legami in cui si è posto il mainstream del Partito democratico: non solo si basa sul sostegno degli elettori neri, ma sta simultaneamente cercando di sottrarre elettori bianchi più conservatori ai repubblicani. Quando i repubblicani rispondono a tono, cercando di attirare questo tipo di elettorato dalla loro parte, i commentatori mainstream si confondono: non viene considerato possibile.

Per anni, i commentatori tradizionali hanno annunciato l’imminente «ondata demografica»: le persone non bianche sarebbero divenute la maggioranza e i bianchi una maggioranza solo relativa, creando nel paese una «maggioranza di minoranze». Se pensate che la demografia coincida col destino e che le persone di colore votino «naturalmente» per i Democratici, le vittorie dei Democratici sembrano inevitabili. Questa affermazione era onnipresente durante l’amministrazione Trump, rassicurando i Democratici sul fatto che il loro ritorno al potere permanente era un fatto previsto dalla scienza sociale.

Questa narrativa si è rivelata sia fuorviante che razzista. In primo luogo, si basava sul presupposto che i latinos – il gruppo etnico in più rapida crescita negli Stati uniti – si sarebbero sempre identificati come democratici, cosa non confermata dai dati.

In secondo luogo, presumeva che il Gop non avrebbe offerto, o non potesse offrire, alcun tipo di alternativa al mainstream del Partito democratico per le persone non bianche. Anche questo si è rivelato falso. Sebbene i non bianchi continuino a votare in modo sproporzionato per i Democratici, le elezioni del 2020 hanno rivelato che quella regola come qualsiasi altra regola è relativa. Donald Trump ha effettivamente guadagnato terreno tra gli elettori delle minoranze durante la sua campagna elettorale per la rielezione, nonostante quattro anni di allarmismo razzista, di violenza politica e nonostante la sua alleanza con l’estrema destra.

Questi presupposti essenzialisti rientrano precisamente negli stereotipi razzisti a cui i Democratici affermano di opporsi, assumendo una sorta di inclinazione progressista statica, intrinseca e trasversale agli elettori non bianchi. Ma come tutte le ipotesi essenzialiste, anche questa è sbagliata.

Ad esempio, mentre gli elettori neri negli Stati uniti nel corso del tempo si sono spostati a sinistra, una prevalenza di loro trova ancora l’aborto «moralmente inaccettabile». Un’altra supermaggioranza di elettori afroamericani, la percentuale più alta di tutti i gruppi razziali intervistati, ha affermato che il genere è determinato in modo permanente dal sesso assegnato alla nascita, in netto contrasto sia con gli attivisti per i diritti delle persone trans che con la posizione del Partito democratico. La maggioranza degli elettori ispanici in Florida sostiene le azioni razziste del governatore conservatore Ron DeSantis contro gli immigrati senza permesso di soggiorno, che hanno portato il governo statale a mentire intenzionalmente a un gruppo di immigrati e a metterli su un aereo per Martha’s Vineyard in un’acrobazia politica probabilmente illegale.

La composizione sociale che attualmente vota per i Democratici negli Stati uniti è contingente e malleabile. Il Gop può conquistare i membri di quella coalizione a suo favore, soprattutto se i Democratici continuano a perseguire una politica che tratti la rappresentanza razziale come se fosse l’intera portata del loro programma per la giustizia razziale.

Un altro chiaro esempio di questa inadeguatezza è l’ascesa di Rishi Sunak nel Regno Unito, il primo premier in assoluto del paese a non essere bianco. Il presidente Joe Biden e altri commentatori hanno salutato la sua elezione come un momento storico, ma hanno trascurato di menzionare che il fatto che Sunak sia di origine dell’Asia meridionale o sia discendente di immigrati non significa che lui o il suo partito sosterranno la libertà di movimento o daranno più diritti per i migranti. In effetti, sembra che il suo governo sia pronto a mettere in atto lo stesso tipo di politiche reazionarie dei governi conservatori precedenti.

Anche l’estrema destra, che negli Stati uniti è sempre stata profondamente legata al suprematismo bianco, è stata accompagnata in paesi dal Brasile all’India da politiche di razza ed etnia molto diverse. Ação Integralista Brasileira, partito fascista brasiliano degli anni Trenta, aveva molti membri non bianchi e anche diversi leader regionali che erano neri, anche se si stava allineando con i fascisti europei. E Jair Bolsonaro, sconfitto di recente, è andato sorprendentemente bene tra gli elettori non bianchi nonostante fosse apertamente razzista. In India il Rashtriya Swayamsevak Sangh, organizzazione nazionalista indù profondamente collegata sia al Bharatiya Janata Party, al governo del paese, sia alle reti di militanti di estrema destra, sposa una forma di nazionalismo e razzismo incentrata sul settarismo religioso piuttosto che sulla whiteness. Anche il Partito nazionale fascista italiano inizialmente evitò le politiche antisemite che ossessionavano i nazisti, le adottò in seguito.

Una vuota rappresentazione razziale che non promuove alcun tipo di politica sostanzialmente progressista e tralascia le questioni materiali che influiscono sulla vita dei più importanti e oppressi elettori democratici offre un’occasione d’oro alla destra, la stessa che i repubblicani stanno cogliendo in questi giorni.

* Craig Johnson ha un dottorato di ricerca in storia presso l’Università della California, a Berkeley. Il suo lavoro si è concentrato sulla destra e sulla Chiesa cattolica in Argentina, Brasile, Cile e Spagna. Conduce il podcast Fifteen Minutes of Fascism, trasmissione settimanale di notizie e analisi sull’ascesa globale della destra radicale. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

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