Africa, una storia da riscoprire. 11 – Timbuktù, città dei Saperi

Dal blog https://www.pressenza.com

15.11.22 – Valentin Mufila

Timbuktu (Foto di Francesco Bandarin, Wikimedia Commons)

Per prima cosa vorrei rendere omaggio al mio maestro Nioussire Kalala Omoutunde, morto il 15 novembre 2022: senza di te non avrei riscoperto Kama (l’Africa). Ci lasci una eredita immensa.

Le origini di Timbuktù

Le origini di Timbuktù ci parlano della leggenda di Ouagadou e di un’unità risalente all’Egitto dei Faraoni. I Soninke, i Songhai e i Malinke si frequentavano come confraternita o come famiglie legate anche grazie al commercio dell’oro, dell’avorio e dei metalli. Il nome Timbuktù ha due definizioni: per i Tuareg significa pozzo e anche donna, ma secondo un’altra fonte fu la città degli iniziati molto prima dell’arrivo di altri popoli. Secondo l’iniziato maliano Amadou Hambateba l’origine di Timbuktù si trova nell’architettura sudanese.

Dopo il declino dell’Impero di Ouagadou, conosciuto in Europa e in Arabia come l’Impero del Ghana, un altro grande evento giocherà un ruolo importante: la vittoria dell’Imperatore Sundiata Keita su Sumanguru Kante, con la creazione dell’Impero del Mali su un territorio più grande dell’Unione Europea e la redazione della Carta di Manden, basata su idee avanzatissime per l’epoca e rivoluzionarie ancora oggi.

La città attirerà poi altri popoli, soprattutto grazie al commercio, tra cui i Tuareg e il mondo musulmano. Fonti locali fanno risalire la sua origine al settimo secolo, assai prima dunque del 1100, data in genere attribuita alla sua fondazione a opera dei Tuareg.

Oltre a Timbuktù c’erano altre città, come Djenné, Sankore, Gao e Djingareyber – questa ultima costruita dall’Imperatore Kankan Moussa. Nel XIV secolo bambini e bambine studiavano geometria, aritmetica, algebra, storia e scienze. Con la conversione all’Islam degli imperatori successivi a Sundiata Keita venne introdotto anche lo studio del Corano.

Djenné. Foto di Francesco Bandarin

Università aperte alle donne

Esistevano anche centinaia di scuole e università: i regni vicini mandavano i figli a studiare là, ma anche le corti spagnole e francesi e l’Arabia. Tanti sapienti, come Mohamed El Amin e Abderaman Sadi, studiarono a Timbuktù e l’Europa poté riscoprire i testi di Aristotele. E tutto questo in un clima pacifico. I manoscritti di Timbuktù rivelano che le università erano aperte alle donne e che le materie di studio comprendevano astronomia, medicina, giurisprudenza, matematica e altro ancora. Erano presenti anche mausolei Sufi, rappresentanti di un Islam aperto e pronto ad accettare e a confrontarsi con culture e religioni diverse. Gli scritti in arabo hanno inoltre permesso di leggere una parte di storia scritta dagli africani stessi.

Ahmed Baba, il grande sapiente

Nato intorno al 1556, Ahmed Baba fu il più grande rettore dell’Università di Timbuktù, fondata nel XII secolo, uomo di grande intelligenza e sapere, maestro di giurisprudenza, geometria, astronomia e medicina. Raccolse oltre 1.600 manoscritti e ne scrisse più di 500. Convinto che le differenze etniche fossero meno importanti della conoscenza, si impegnò a tenere uniti i diversi gruppi etnici che all’epoca coesistevano a Timbuktù.

Un patrimonio mondiale

Le università di Sankore – creata nel 1325, per poi diventare una moschea – Djenné – ancora precedente – Gao e Timbuktù vennero fondate prima di molte università occidentali e costituiscono un patrimonio mondiale da custodire e onorare. Non va dimenticato che Kama, ossia “terra dei neri”, vero nome del continente africano, ospitò molti centri del sapere umano.

Valentin Mufila
Originario del Congo, musicista, cantante e direttore artistico. Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2004 e nel 2015 è uscito il suo primo album,”Telema” (in piedi), dedicato ai bambini sfruttati nelle miniere di coltan e realizzato con la sua band Mapendo Africa Sound. Nel 2014 ha tenuto corsi di balli e fiabe africane nelle scuole italiane. Ha creato insieme a ragazzi rifugiati il musical “Siamo tutti sulla stessa barca”. Nel 2018 è stato tra i finalisti della prima edizione del Festival Doremifasud di Milano e il 2 giugno si è esibito insieme a molti artisti internazionali alla Porta di Brandeburgo a Berlino, durante una marcia per la pace. Appassionato conoscitore della storia africana cancellata dal colonialismo, si dedica a ricostruirla per comprendere meglio il passato e il futuro del suo continente. Facebook: https://www.facebook.com/valentin.mufila Email: valmuf@gmail.com

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