rem 25 Novembre 2022
Tensione a Gerusalemme dopo il doppio attentato di due giorni fa con un morto e oltre 30 feriti. E’ accaduto a poche ore di distanza dall’uccisione di un giovane palestinese, di 16 anni, raggiunto da un proiettile durante un raid delle forze israeliane nella città di Nablus in Cisgiordania.
In questa escalation di tensioni, ecco su cosa si lacera la politica israeliana nella sua componente ebraica.
Uomini e donne separati nelle preghiere pubbliche
«Non si sa se l’attentato di ieri a Gerusalemme finirà per accelerare le trattative per la formazione del nuovo governo israeliano ma Moshe Gafni, presidente del partito dei religiosi ultraortodossi Degel HaTorah, ha incontrato il premier incaricato Benyamin Netanyahu per confermare il congelamento dei negoziati a causa del mancato accordo sulla distribuzione dei ministeri», segnala Michele Giorgio su Pagine Esteri. «Ma più di tutto per insistere sulla abolizione della legge che vieta la separazione tra donne e uomini negli eventi pubblici in Israele».
Regressione democratica
«Una donna haredi (ultraortodossa, ndr) non andrà a un evento dove non c’è separazione tra uomini e donne. Che cosa vogliono quelli che all’improvviso parlano contro questo? Che le donne se ne stiano a casa?», ha spiegato Gafni a Channel 2 News affermando l’esistenza di una «persecuzione legale per coloro che intendono praticare la separazione». Il nuovo governo israeliano non ha ancora visto la luce e gli alleati religiosi ed estremisti del leader della destra Netanyahu premono affinché sia rispettato subito l’impegno di imprimere una svolta conservatrice al paese, ad ogni livello, a cominciare dalla società. Non chiedono (ancora) una totale separazione dei sessi ma la vogliono vedere applicata subito negli eventi culturali in cui sono coinvolti i religiosi ortodossi. Poi si vedrà.
I Padri della Patria ebraica traditi
La richiesta ha suscitato un vespaio in quel che rimane della Israele laica e democratica del Padri fondatori dello Stato. Condanne dal premier uscente Yair Lapid, un laicista, e dalla leader laburista Mirav Michaeli sostenendo che il governo che sta formando Netanyahu rappresenta una minaccia per la democrazia. Ma i promotori della separazione tra uomini e donne non si sono lasciati impressionare.
Sionismo religioso vorace
Bezalel Smotrich, di Sionimo Religioso, si è rivelato il più vorace degli esponenti della destra estrema religiosa, finendo per superare in alcune circostanze il suo alleato ultranazionalista, accusato di razzismo, Itamar Ben Gvir. Lunedì Smotrich ha esortato il nuovo governo ad «agire contro le organizzazioni per i diritti umani che -ha sostenuto- sono una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele».
I diritti umani nemici di Israele
Parlando a una conferenza intitolata «Organizzazioni per i diritti umani gestite da Hamas», organizzata dal gruppo di attivisti di destra Ad Kan, il deputato di Sionismo Religioso ha intimato al governo entrante di prendere di mira i centri che difendono i diritti umani e ad usare contro di loro mezzi legali e di sicurezza. «Di fronte alla delegittimazione, all’incitamento, al terrorismo e alla calunnia, è ora di iniziare a rispondere» ha detto tra gli applausi dei presenti. Per Gilad Ach, presidente di Ad Kan, «Le nuove circostanze politiche sono un’ottima occasione per mettere ordine in questa vicenda. È giunto il momento per la Knesset di istituire un meccanismo di controllo per le Ong. I soldati non devono essere in prima linea senza alcuna protezione (legale) contro questi terroristi in giacca e cravatta».
L’esercito contro le Ong
Nei mesi scorsi l’esercito israeliano ha chiuso in Cisgiordania sette Ong per i diritti umani, tra cui la storica Al Haq, vincitrice di riconoscimenti internazionali, descrivendole come parte del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Israele però non ha prodotto prove di questa presunta affiliazione. La destra però si scaglia anche contro le Ong israeliane per i diritti umani che denunciano violazioni e crimini commessi da soldati e coloni israeliani contro i civili palestinesi sotto occupazione militare.
Bezalel Smotrich, non a caso, reclama il ministero della difesa per realizzare i suoi piani incendiari, non solo contro le Ong. Netanyahu starebbe facendo, secondo i media israeliani, il possibile per dirottarlo verso un altro ministero temendo un contraccolpo internazionale, in particolare dagli Stati uniti.