Dalla pg FB di Giustiniano Rossi
Secondo Charles McAllister, della “UK Onshore Oil and Gas” (UKOOG), rappresentante dell’industria on-shore del petrolio e del gas, adeguare gli impianti per risparmiare gas non è economicamente vantaggioso. Il gas di cui parla McAllister potrebbe coprire il fabbisogno di 750.000 utenze domestiche britanniche. Ma, invece di essere fornito alle famiglie, viene bruciato o disperso nell’atmosfera. Per Dustin Benton di Green Alliance, il think-tank che ha scoperto lo spreco di gas, “il governo dovrebbe obbligare l’impresa a recuperarlo”.
Secondo la BBC, il metano viene regolarmente alla superficie nel quadro della produzione di combustibili fossili. E’ bruciato o disperso nell’atmosfera e fuoriesce dalle tubazioni. Lo spreco avviene nel Mare del nord, dove si trova gran parte dell’industria del petrolio e del gas britannica. Secondo UKOOG è più semplice disperdere gas che collegare vecchie tubazioni ad una rete per la sua distribuzione o a un impianto di trattamento. Eppure lo spreco si potrebbe evitare. “Ci sono tecnologie per captare il gas” dice James Turrito, direttore delle “Clean Air Task Forces”, che promuovono cambiamenti tecnici e politici per il clima.
Il governo britannico vede le cose diversamente. Secondo McAllister, sarebbe “antieconomico” convertire gli impianti “per trattenere quantità di metano considerate trascurabili dall’Agenzia per l’ambiente”. “Nel contesto delle emissioni britanniche di gas a effetto serra, le quantità di gas disperse e bruciate sono minime”, dichiara. Eppure le emissioni di metano non sono criticate solo per il costo del gas. Oltre alla CO2, il metano è una delle principali cause della crisi climatica, dato che una tonnellata di metano, per cento anni, riscalda l’atmosfera quanto 25 tonnellate di CO2. A differenza di quest’ultima, il metano dura meno. Resta nell’atmosfera solo 12 anni contro i 100 della CO2. Il metano è un gas incolore, inodoro e altamente infiammabile, che si forma dalla decomposizione di materiale organico in presenza di aria. Per le sue ripercussioni sull’effetto serra, la riduzione del metano contribuisce alla lotta contro il cambiamento climatico.
Sebbene dal 1990 le emissioni britanniche di metano siano diminuite, il calo è rallentato negli anni scorsi e, globalmente, la sua concentrazione è fortemente aumentata. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, dall’inizio delle misurazioni, nel 2021, la concentrazione di metano nell’atmosfera ha raggiunto il culmine. Diverse conferenze sul clima – come ad esempio quella recente in Egitto – vedono la necessità di ridurre il metano. La riduzione sarebbe “determinante per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°”, dice l’inviato speciale per il clima del presidente USA, John Kerry. La pensa cosi’ anche la Conferenza sul clima dell’ONU, dove, oltre all’UE e alla Gran Bretagna, USA, Canada, Giappone e Singapore hanno firmato una dichiarazione che prevede, fra l’altro, la minimizzazione della combustione di gas nella produzione di combustibili fossili.
Il ministero britannico per la Stregia economica, energetica e industriale stabilisce nelle sue linee guida sull’emissione di metano di rinunciare entro il 2030 a combustioni e dispersioni e si impegna a mantenere le emissioni relative al più basso livello possibile. Secondo i critici, i mezzi per verificare la realizzazione di questi obiettivi sono largamente insufficienti…
Giustiniano