Rivelazioni bomba di Mike Pompeo ex Cia ed ex Segretario di Stato, solo sopravvissuto in carica nella presidenza Trump

Dal blog https://www.remocontro.it/

Piero Orteca 1 Febbraio 2023

‘Never Give an Inch’ il libro di Mike Pompeo che sta scatenando un polverone negli Stati Uniti. Nelle oltre 400 pagine l’ex direttore della Cia ed ex segretario di Stato – «l’unico sopravvissuto ai quattro anni di mandato di Donald Trump senza dimettersi o essere cacciato»-, non dimentica quasi nessuno nella lista degli amici e dei nemici, interni ed esterni, svelando retroscena spesso scandalosi non solo della presidenza Trump (schierandosi di fatto contro la sua ricandidatura), ma sull’intero sistema di potere politico statunitense. Piero Orteca sul fronte Israelo-iraniano, e altro a seguire.

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Pompeo quasi condottiero

Porta il nome di un grande generale romano e, come lui, prima della sconfitta, ha conosciuto giorni onusti di gloria e di allori, guidando prima la Cia e poi il Dipartimento di Stato americano, nel periodo della Presidenza Trump. Parliamo di Mike Pompeo, che ora è tornato alla ribalta, in grande spolvero, pubblicando un libro di memorie che, in realtà, in molti vedono come un tentativo di ostacolare proprio la rincorsa di Donald Trump verso un secondo mandato, nel 2024. Delle mille storie narrate nelle sue memorie, infatti, alcune sono veramente sorprendenti e, se saranno confermate, non contribuiranno certamente ad aumentare la popolarità dell’ex Presidente repubblicano.

Iran, Cia, Mossad

Pompeo lo accusa, più o meno direttamente, di aver condotto una politica estera ondeggiante. Specie quella verso l’Iran, che lui, invece, ha contribuito a cambiare. E cita un evento, in particolare, che coinvolgendo il Mossad israeliano e la Central intelligence agency Usa, rischia di gettare altra benzina sul fuoco delle tensioni che già divampano nel Golfo Persico. A spararla, nella sua prima pagina, è stato Haaretz, forse il quotidiano più importante dello Stato ebraico. Col titolo “In vista della potenziale corsa del 2024, Pompeo rivela l’operazione Cia-Mossad nel suo nuovo libro”. Ben Samuels, il corrispondente da Washington di Haaretz, riprende nei dettagli tutto il backstage di un attacco contro strutture nucleari iraniane, condotto dai servizi segreti israeliani con l’assistenza degli 007 americani. Si è trattato di un’operazione riuscita, ma risicata e che, se scoperta in tempo reale, avrebbe potuto provocare una crisi internazionale dagli esiti imprevedibili.

Tutti i segreti del nucleare iraniano

Nella sua opera “Never give an inch: Fighting for the America I love” (che potremmo tradurre con “Non cedere mai di un millimetro: combattendo per l’America che amo”) Pompeo rivela come siano stati letteralmente tolti dai pasticci, grazie alla Cia, gli agenti segreti di Gerusalemme, che erano rimasti bloccati a Teheran. Gli uomini del Mossad, infatti, con pazienza certosina e sbalorditiva abilità, erano riusciti a identificare il deposito (ma sarebbe meglio dire il “sancta sanctorum”) dove gli scienziati degli ayatollah tenevano tutti i progetti del loro programma nucleare. Questo avveniva nel 2016. Dopo un’accurata preparazione, durata oltre un anno, nel gennaio 2018 il governo israeliano ha deciso di agire. In una notte, i suoi servizi segreti sono riusciti a penetrare in un capannone, apparentemente anonimo, della periferia di Teheran, da dove hanno prelevato una mole imponente di documenti. Come è stato successivamente rivelato in una conferenza stampa dal premier Netanyahu, l’operazione ha consentito di impossessarsi di 55 mila pagine di progetti e dati riservati e di 183 cd.

Secondo gli israeliani, questi documenti dimostravano chiaramente che il Programma Amad, sviluppato a Fordow, era stato concepito per la realizzazione di bombe atomiche.

Servizi segreti più che alleati

L’ex Segretario di Stato rivela che il capo del Mossad, Yossi Cohen, lo chiamò e gli chiese: “Mike, abbiamo appena fatto completare a una squadra una missione molto importante ed ora ho qualche problema a ritirarla. Posso avere il tuo aiuto?”. Certamente, rispose Pompeo. Tra vecchi amici, aggiungiamo noi, i favori si danno e si ricevono e poi, al di là di tutto, Israele resta l’unico vero e affidabile punto di riferimento che gli Stati Uniti hanno nel Medio Oriente. Pompeo scrive che la Cia si è messa subito in azione in tutto il mondo, attivando agenti e fiancheggiatori e riuscendo a fare uscire dall’Iran, aiutandoli a tornare a casa, tutti gli 007 coinvolti nell’operazione. “È stata una delle più significative missioni segrete di salvataggio mai compiute”, annota ancora soddisfatto l’ex braccio destro di Trump.

Politica estera Cia-Mossad

D’altro canto, pare di capire che la politica estera, nel Medio Oriente, prima di Netanyahu e Trump, la facessero Cohen (il Mossad) e Pompeo (quando era direttore alla Cia). Insomma, sarebbero stati loro due a imporre la linea dura con l’Iran e a cercare nuove sponde tra i paesi arabi, arrivando fino agli Accordi di Abramo. Certo, era una filosofia della sicurezza nazionale che risentiva molto del nuovo clima politico creato dal “trumpismo”.

Trumpismo e trumpisti

E trumpista fu anche l’atmosfera nel corso del loro primo incontro, nel febbraio del 2017, in una base segreta di addestramento della Cia. “Dove – scrive Pompeo – passammo del tempo facendo cose da spionaggio alla James Bond, con corse, incidenti automobilistici e sparando con armi esotiche”.
Lasciando perdere Hollywood e parlando di cose serie, Pompeo critica duramente il suo predecessore al Dipartimento di Stato, Rex Tillerson, e l’ex capo del Pentagono, James Mattis, per avere cercato ripetutamente di convincere Trump a non ritirarsi dall’accordo sul nucleare con l’Iran.

Magari, visto come stanno andando oggi le cose, avevano ragione proprio loro. Ma questo Pompeo non lo dice.

‘Never Give an Inch’, assaggi

JAMAL KHASHOGGI
Tra i dossier citati, l’omicidio dell’oppositore saudita nel consolato di Istanbul. Pompeo prova a ridimensionare la feroce esecuzione, scrivendo che Khashoggi non era un vero giornalista (uno delle ‘iene’) ma «un attivista politico». Inviato a Riad a rassicurare il principe ereditario sul sostegno Usa e per inviare «un dito medio al Washington Post, al New York Times e ad altri piscialetto che non avevano presa sulla realtà».
INDIA-PAKISTAN
«Non credo che il mondo sappia esattamente quanto la rivalità India-Pakistan sia arrivata vicina a sfociare in una conflagrazione nucleare nel febbraio 2019. La verità è che nemmeno io conosco esattamente la risposta. So solo che era troppo vicina», ricordando lo scontro tra New Delhi e Islamabad con attacchi aerei indiani in territorio pakistano.
NORD COREA
Pompeo ricorda una missione segreta a Pyongyang nel marzo 2018, quando era ancora direttore della Cia, per organizzare un incontro tra Trump e Kim Jong-Un. Raccontando il faccia a faccia, ricorda che il leader nordcoreano gli disse: «Non pensavo che ti saresti presentato. So che hai cercato di uccidermi». Affermazione alla quale l’allora direttore della Cia rispose a tono: «Mr President, sto ancora cercando di ucciderti».
NETANYAHU
Pompeo ribadisce la “relazione speciale” tra Usa e Israele, ma rivela anche come nel 2019 l’allora premier Netanyahu abbia detto una falsità per il suo tornaconto personale. Tre anni fa il leader del Likud fece trapelare un impegno inesistente di Washington a favore di un trattato di difesa formale tra Stati Uniti e Israele per guadagnare punti durante la dura campagna elettorale che si stava svolgendo nello Stato ebraico. «Era falso ma per lui ha funzionato».
JOHN BOLTON
L’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, «Un egoista, traditore e perdente di m….». Per l’ex segretario di Stato, Bolton dovrebbe essere in prigione per aver diffuso informazioni riservate. «Spero un giorno di poter intervenire in un processo penale come testimone dell’accusa».
NIKKI HALEY
L’ex direttore della Cia sferra un duro colpo anche contro uno dei possibili contendenti nelle primarie repubblicane per il 2024, l’ex ambasciatore Usa all’Onu, accusandola di aver complottato nel 2018 con Jared Kushner e Ivanka Trump per essere nominata vice presidente al posto di Mike Pence mentre era in carica alle Nazioni Unite.

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