Di Guido Mazzolini
Io sono ciò che tocchi
soltanto uno sfiorare lieve
un cinguettio di ciglia
tra notti sospese d’agguato
e fonda reclini la fronte
mentre osservi un vagolare di pensieri
sorgere dal basso e risalire.
Tu sei furore e coppa a mano chiusa,
perla degli occhi, il vaso di una narice
e appendice densa e scura a destra e in mezzo,
spelonca bagnata e galera
quand’ero smarrito e mi hai raccolto
per farmi roteare come un astro
e – lanciato nel vuoto-
diventare punto lontano
perduto universo esploso
in un moltiplicarsi di colori.