Le culture sono due

Dalla pg FB di Giustiniano Rossi

Esattamente un anno fa, il 7 marzo 2022, proponevo la lettura di uno stralcio delle “Osservazioni critiche sulla questione nazionale” scritte da Lenin nel 1913. Credo utile rileggerlo oggi.

« Prendiamo la Russia e il rapporto fra grandi-russi e ukraini. Ovviamente ogni democratico – per non parlare dei marxisti – lotterà decisamente contro l’inaudita umiliazione degli ukraini ed esigerà la loro completa parità di diritti. Sarebbe tuttavia un tradimento del socialismo e una politica ottusa, perfino dal punto di vista borghese dei « compiti nazionali » degli ukraini, indebolire la coesione esistente nel quadro di uno Stato e il vincolo del proletariato ukraino con il proletariato grande-russo. (…)

L’avversaria delle aspirazioni alla libertà degli ukraini è la classe dei proprietari grande-russi e polacchi e, in secondo luogo, la borghesia di entrambe le nazioni. Quale classe sociale è capace di tener testa a queste classi ? Il primo decennio del XX secolo ha fornito, nei fatti, la risposta : solo la classe operaia puo’ farlo, unendosi ai contadini democratici. (…) Un’Ukraina libera è possibile se proletari grande-russi e ukraini si uniscono. Altrimenti non è neppure possibile parlarne. I marxisti, tuttavia, non si limitano al punto di vista nazionalista borghese. Già da parecchi decenni il processo di sviluppo economico è più rapido nel sud, cioé in Ukraina, che attira dalla Grande-Russia decine e centinaia di migliaia di contadini e di operai nelle aziende agricole capitaliste, nelle miniere e nelle città.

Il fatto che – all’interno di queste frontiere – il proletariato grande-russo e quello ukraino si « amalgamino » è indubbio. Ed è sicuramente un fattore di progresso. Al posto dei contadini, grande-russi o ukraini, ottusi, arretrati, stanziali, il capitalismo mette proletari dinamici, le cui condizioni di vita fanno saltare i limiti specificamente nazionali. Ammesso che col tempo ci sia una frontiera statale fra Grande-Russia e Ukraina, anche in questo caso l’« amalgama » fra lavoratori grandi-russi e ukraini avrebbe indubbiamente una valenza progressista come la Federazione delle nazioni americane. Più saranno libere l’Ukraina e la Grande-Russia, più ampio e rapido sarà lo sviluppo del capitalismo, che attirerà in misura ancora maggiore masse di lavoratori, operai di varie nazionalità da tutti i territori dello Stato e da tutti gli Stati vicini (nel caso in cui la Russia dovesse diventare uno Stato vicino dell’Ukraina) nelle città, nelle miniere e nelle fabbriche. (…)

In ogni nazione moderna le nazioni sono due. In ogni cultura nazionale le culture nazionali sono due. C’è una cultura grande-russa dei Purischkewitsch, Gutschkow e Struve ( capi dei gruppi parlamentari nazionalisti della Duma zarista, NdT) ma c’è anche una cultura grande-russa caratterizzata da nomi come Nikolaj Tschernyschewski ( 1828-1889, rivoluzionario russo ) e Georgi Plechanow (1856-1918, fondatore del marxismo russo ). Analogamente, ci sono due culture fra gli ukraini, come in Germania, in Francia, in Inghilterra, fra gli ebrei etc. Se la maggioranza dei lavoratori ukraini è influenzata dalla cultura grande-russa, sappiamo che si tratta, oltre alle idee di quella grande-russa, clericale e borghese, anche delle idee della democrazia e della socialdemocrazia grande-russa. Nella sua lotta contro la « cultura » del primo tipo il marxista ukraino sottolineerà sempre quella del secondo tipo e dirà ai lavoratori : « dovete cogliere, sfruttare, consolidare incondizionatamente e con tutte le forze ogni possibilità di collegamento con il lavoratore grande-russo dotato di una coscienza di classe, con la sua letteratura e le sue idee. Lo esigono gli interessi fondamentali del movimento operaio grande-russo come di quello ukraino. » (…)

I lavoratori grande-russi e ukraini devono impegnarsi insieme, finché vivono in uno Stato, uniti e fusi organizzativamente, per la cultura comune o internazionale del movimento proletario, essere assolutamente tolleranti nella scelta della lingua nella quale deve essere propagata e tener conto delle particolarità locali o puramente nazionali di questa propaganda. Si tratta di un’irrinunciabiule esigenza del marxismo »…

Wladimir I. Lenin

« Osservazioni critiche sulla questione nazionale » (1913)

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