Gold Rush

Dalla pg FB di giustiano Rossi

In un’operazione condotta domenica scorsa con personale dell’Agenzia brasiliana per la protezione dell’ambiente (Ibama), le forze di sicurezza hanno ucciso quattro cercatori d’oro. Secondo Ibama, almeno una delle vittime faceva parte di un’organizzazione criminale. Sulla base di notizie diffuse il giorno prima dall’Associazione Hutukara-Yanomami, durante un funerale sulle rive del fiume Mucajai un gruppo di cercatori aveva attaccato dalle barche gli Yanomani della comunità di Uxiu, uccidendone uno e ferendone altri due. Ora la polizia ha scoperto nel fiume i cadaveri di otto cercatori.

Le autorità pensano che siano stati uccisi da Yanomami del villaggio di Uxiu come rappresaglia per l’attacco alla cerimonia funebre. Per impedire un’ulteriore escalation il governo ha inviato forze di élite della polizia federale nella zona. Secondo le informazioni fornite dal governo di Brasilia, finora le operazioni di polizia nella riserva Yanomami hanno avuto successo. Fra il 70 e l’80% dei cercatori avrebbero già lasciato il territorio protetto degli indigeni. Secondo Ibama, finora sono stati distrutti o incendiati 327 accampamenti, 18 aerei, due elicotteri e dozzine di gommoni, battelli, trattori dei cercatori.

A prima vista, nel 1992 il presidente brasiliano Fernando Collor de Mello e il suo ministro dell’Ambiente Josè Lutzenberger hanno avuto più successo del governo di Lula. La riserva Yanomami soffriva allora per l’invasione di oltre 40.000 cercatori illegali. Se ne parlava sui giornali di tutto il mondo. L’aviazione aveva bombardato le piste d’atterraggio degli accampamenti dei cercatori d’oro, che erano fuggiti. Gran parte di loro si era rifugiata nel vicino territorio degli Yanomami, in Venezuela, e il resto nelle città brasiliane all’esterno della riserva. Ma si trattava solo di una vittoria di Pirro. Poco tempo dopo la Conferenza di Rio (3-4 giugno 1992) erano tornati a migliaia nella riserva, riprendendo le loro occupazioni abituali: deforestazione e ricerca dell’oro.

I cercatori d’oro, chiamati in Brasile garimpeiros, non sono solo responsabili di stupri e di assassinî di Yanomami e di altri popoli indigeni dell’Amazzonia. Portano nei territori protetti degli indigeni anche malattie infettive e sessualmente trasmissibili come malaria, sifilide e AIDS. E lasciano dei veri e propri paesaggi lunari, inquinati dal mercurio. Il metallo pesante, liquido, dai riflessi argentei, è impiegato in Brasile dai cercatori illegali, ma anche da quelli legali, per separare dal fango la finissima polvere d’oro. In tutta l’Amazzonia già parecchi fiumi sono avvelenati dal mercurio, che raggiunge la catena alimentare – specialmente i pesci – e provoca gravi danni alla salute.Una misura necessaria da decenni, per motivi di protezione ambientale, necessaria ad impedire l’estrazione dell’oro nella foresta pluviale, sarebbe un divieto dell’uso di mercurio in questa operazione e una severa regolamentazione della vendita di mercurio.

Ma, finora, nessun governo di Brasilia lo ha fatto…

Giustiniano

5 maggio 2023

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