Trampolini di lancio della NATO

Dalla pg Fb di Giustiniano Rossi

Nella lotta fra Occidente e Cina, gli strateghi attribuiscono particolare importanza alla prima catena di isole davanti alla costa cinese, dal Giappone – le sue isole meridionali e Taiwan – fino alle Filippine e Borneo. Le isole Ryukyu (Giappone) cominciano a sud della quarta isola Kyschu e continuano fino a Yonaguni, un’isoletta a 100 km da Taiwan. Di là ci sono ancora 150 km fino alle piccole isole Balan (Filippine), che arrivano, senza soluzione di continuità, fino a quella principale di Luzon. Le isole meridionali delle Filippine arrivano quasi fino alla parte di Borneo appartenente alla Malaysia. La fitta successione delle isole ha delle conseguenze. Se una potenza straniera controlla la catena puo’, per cosi’ dire, chiudere la Marina cinese davanti alle coste. Puo’ servirsi delle isole anche come base per aggredire la Repubblica popolare. Per Pekino il problema è serio.

Tanto più che una potenza ostile sta estendendo la sua influenza sugli Stati relativi e sta perfino militarizzando le isole.Gli USA mantengono in Giappone oltre 54.000 soldati, metà dei quali a Okinawa, fra Kyushu e Taiwan. Anche per le pressioni USA, attualmente il Giappone si riarma, acquista missili in grado di colpire la Cina continentale. E ha cominciato a rinforzare militarmente le sue isole sud-occidentali come Yonaguni, vicine a Taiwan. La stessa Taiwan dipende largamente dagli USA. Dal 2016 al 2022 le Filippine tentavano di mantenere una linea semi-indipendente. Le cose sono cambiate con il nuovo presidente, Ferdinand Marcos jr. Marcos ha autorizzato gli USA a costruire nuove basi militari. E non in un posto qualsiasi, bensi’ all’estremo nord di Luzon, vicino a Taiwan, e nel sud dell’isola Palawan, direttamente sul controverso Mar Cinese meridionale. Le manovre a vasto raggio degli USA con forze armate alleate della regione confermano che Washington punta a un’escalation militare.

Al problema della prima catena di isole se ne aggiungono altri due. Da una parte l’Australia, spinta dagli USA, diventa quasi una base operativa arretrata per le truppe USA in una possibile guerra contro la Cina. Il paese ospita un numero maggiore di soldati americani. Le basi vengono ampliate e una base aerea nel nord dell’Australia ospiterà prossimamente fino a sei B-52 in grado di trasportare bombe atomiche a lunga gittata. Anche la stessa Australia si arma. Nel quadro del Patto AUKUS con USA e Gran Bretagna riceverà sommergibili nucleari con i quali poter operare molto lontano dalle sue coste. L’Australia partecipa regolarmente a grandi manovre, con il concorso di forze armate europee, che potrebbero essere a loro volta contribuire in una guerra contro la Cina. Dall’altra parte gli USA costruiscono basi ed altre installazioni militari su tutte le isolette del Pacifico. La più nota è la loro colonia di Guam. In caso di guerra i rifornimenti per le truppe USA devono arrivare, attraverso il Pacifico, in Asia orientale. Gli strateghi USA chiamano le isole “trampolini di lancio” sulla via dell’Oriente.

E la Cina? Tenta anzitutto di controllare meglio possibile le acque fino alla prima catena di isole che chiude il Mar cinese meridionale. Inoltre la Marina cinese conduce operazioni nel corso delle quali oltrepassa la catena di isole guadagnando il Pacifico. L’anno scorso Pekino ha concluso un accordo con le Isole Salomone, uno Stato a 2.000 km a nord-est dell’Australia, molto lontano dalla catena di isole. L’accordo consente alle navi da guerra cinesi di attraccare nei porti delle Salomone per approvvigionarsi. Una prova che Pekino vuole creare spazi di manovra per la sua Marina nel Pacifico occidentale, dove finora dominano le forze navali di Australia, USA e, grazie alle sue colonie nel Pacifico, della Francia.

Se ci riuscisse, la Repubblica popolare potrebbe ridurre un po’ la pressione militare esercitata dall’Occidente…

Giustiniano

11 maggio 2023

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