Sanzioni letali

Dalla pg FB di Giustiniano Rossi

L’agenzia di notizie Reuters titola un articolo di martedi’ su uno studio dell’Istituto Ifo di Monaco: “Le sanzioni economiche colpiscono anzitutto i più poveri”. La cosa non sorprende. Uno degli scopi delle sanzioni è far risparmiare all’aggressore le spese di un attacco militare. Fomentano, di nascosto, proteste, rivolte per ottenere un “regime-change”. “Rivolte popolari” orchestrate dall’esterno sono una specialità della CIA e dell’MI6 britannico fin dal rovesciamento del primo ministro iraniano Mohammed Mossadegh, nel 1953. Chi nazionalizza le multinazionali del petrolio deve andarsene. Le guerre civili non hanno conseguenze giuridiche internazionali, risparmiano immagini di soldati morti che tornano dentro lugubri sacchi là dove tutto è iniziato e consentono di emulare Ponzio Pilato. Nel caso di Mossadegh, per 60 anni.

Ma oggi c’è di più. Perfino in Occidente i governanti hanno imparato che le montagne di cadaveri per esportare democrazia e diritti umani sono male accolte nel resto del mondo. Dopo il fuggi fuggi dall’Afghanistan, nel 2021, e il fallimento del “Greater Middle East Project” progettato 20 anni fa dalla Consigliera per la Sicurezza, poi ministra degli Esteri, Condoleezza Rice, pero’, gli appetiti guerreschi, specialmente in Siria, non sono cessati. Le misure coercitive di contorno, ad esempio il ricorso alle armi contro la Russia, diventano routine. I “pacchetti” di sanzioni sono 10, 11, 12? Qualcuno continua a contarli? Una ricapitolazione è inutile. Colpiscono solo poveri. Da qualche parte. Ad Oriente.

I cavalieri dei diritti umani lo danno, come al solito, per scontato. Più interessante un passaggio dello studio che Reuters non cita. Gli autori vi riportano una ricerca del 2020: “I responsabili più frequenti di sanzioni economiche sono democrazie occidentali, anzitutto USA e UE, mentre Stati africani sono quasi sempre i loro bersagli.” E’ cosi’ che si opprime un continente. Che, adesso, non segue più maggioritariamente l’Occidente nella sua crociata contro la Russia.

A Berlino, Parigi, Londra o Washington sembrano stupiti. Mentre il cancelliere tedesco vaga senza meta per Addis Abeba, mercoledi’ (oggi) il presidente congolese Félix Tshisekedi vola a Pekino per siglare un Trattato commerciale. Reuters: “Mediante il Trattato, questa settimana la Cina vuole garantirsi l’accesso alle risorse minerarie della Repubblica Democratica del Congo.” Ci vogliono sanzioni! Ma, a Kinshasa o a Pekino, nessuno s’impressiona.

Non è solo la politica economica applicata da 500 anni ad uccidere, conformemente all’opinione del papa. Gli autori dell’Ifo rilevano che nei paesi colpiti dalle sanzioni la vita media cala. Quella delle donne più di quella degli uomini. L’arroganza dei sanzionatori uccide. Ma, con Tshisekedi a Pekino, le probabillità che vengano a più miti consigli crescono…

Giustiniano

24 maggio 2023

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