Effetti della condivisione compulsiva di post xenofobi e razzisti

dal blog https://blog.giordanochristian.com

Questi brevi appunti non riguardano la xenofobia, la discriminazione e il razzismo. Questi comportamenti esistono e vengono attuati quotidianamente. Ma non è di questo che voglio riflettere con voi quanto sul ruolo della comunicazione online. Che poi diventa comunicazione e basta, perché – fateci caso – il 50% delle conversazioni inizia con «Hai visto questo video su YouTube in cui…?», «Senti cosa scrive Tizio sulla bacheca Facebook…», «Nooo, troppo forte, guarda queste foto su Istagram…». e così le comunicazioni dai social e da WatsApp si travasano nella vita reale e diventano reali.

Ma cosa è veramente reale? La realtà, come spiego in conclusione, non è qualcosa che troviamo e la raccontiamo ma la creiamo noi raccontandola e raccontandocela.

L’effetto Je Suis e la lente di ingrandimento dei media

Non so se l’avete notato anche voi, ma da quando il focus di tv e giornali si è concentrato sull’immigrazione non ci sono più attrici abusate, non ci sono cani killer, non sono più un problema le trivelle in mare, i treni non deragliano, i sacchetti della spesa non sono più un problema, i terroristi dell’Isis si sono completamente estinti, i ragazzini non fanno pericolosissimi giochi mortali tipo “Blue whale” e i terremotati non esistono più.
Eppure questi argomenti erano di moda negli anni passati. E, se c’è una cosa che ci ha insegnato Miranda Priestly in “Il Diavolo veste Prada” è che le mode non nascono per puro caso.

La “mera esposizione”

È noto – e non c’è bisogno di essere psicologi, lo sanno anche le pietre – che parlare quotidianamente di un fenomeno lo rafforza e crea emulazione.

Ciò è dovuto all’effetto di “mere exposure”, che consiste nel fatto che se uno stimolo (immagine, suono, concetto etc.) viene presentato ripetutamente crea un effetto di familiarità e aumenta la percezione di gradevolezza. Pensiamo, ad esempio, ai tormentoni estivi.
Questo avviene anche quando non siamo consapevoli dello stimolo perché l’informazione emotivamente rilevante viene immagazzinata nella memoria implicita e riutilizzata anche in assenza di consapevolezza, come ad esempio nel priming

Effetti del Minority Stress

Inoltre, è anche noto che puntare la lente di ingrandimento su un fenomeno sociale provoca microtraumi che sommandosi possono sfociare in un trauma cumulativo. Se parlo continuamente di eventi che riguardano persone di colore o omosessuali o stranieri non solo incito l’emulazione, come ho detto prima, ma provoco un aumento dei livelli di arausal in queste persone esponendole al “minority stress”.

Il concetto del Minority Stress si riferisce allo stress costante cui sono sottoposte le minoranze sociali a causa del pregiudizio e delle discriminazioni. I neri, gli omosessuali, i disabili, i musulmani, gli ebrei, le persone con disturbi psichiatrici e chiunque appartenga ad una minoranza della popolazione  vivono quotidianamente forme di stress dovuto alla propria appartenenza: che penseranno di me? cosa mi potrebbe succedere? cosa diranno? perché mi ha detto quella cosa? cosa dovrei fare? come mi dovrei comportare?

Anche se io personalmente non ho subito discriminazione o atti violenti di xenofobia, leggere costantemente, quotidinamente un flusso enorme di post carichi di odio, di notizie legate all’odio razziale etc. solleciterà in me risposte di tipo ansioso (paura, impotenza, helplessness, smarrimento etc.) che  il Sistema Nervoso consoliderà grazie al processi di sensibilizzazione delle connessioni sinaptiche a breve termine e al potenziamento a lungo temine.
La ri-esperienza del ricordo traumatico fa sì che il trauma venga rafforzato nella memoria della persona e sia quindi difficilmente estinguibile.

Compassione vs violenza

Come abbiamo visto, quello dello “straniero” e del “diverso” è un argomento di moda. Pilotato dai giornali, proprio come gli altri Je Suis di cui non si parla più da mesi o da anni, anche se in quel periodo le consideravamo battaglie irrinunciabili.

Voi che leggete sicuramente non siete razzisti o xenofobi. Ma, come abbiamo visto, continuare a postare compulsivamente post contro la xenofobia, il razzismo, l’omofobia, la violenza, la discriminazione etc. provoca esattamente ciò che biasimate.

Di sicuro non ci saranno razzisti che leggono il vostro post indignato e che cambieranno opinione solo perché voi gli state dando degli idioti o gli state dicendo che sono meno umani rispetto a voi. Ve ne rendete conto da soli. no?

Oggi abbiamo più che mai bisogno di gentilezza, di compassione, di comprensione e di bellezza. Anche nel web.

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