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di Irene Masala 23 Settembre 2020
n Cina si fabbrica il 75% di tutti i giochi del mondo. Una produzione enorme, fatta a scapito dei diritti dei lavoratori, costretti a turni estenuanti, pause ridotte, poca sicurezza e condizioni igieniche pessime. Lo rivela l’ultimo report di Anti-Slavery International ed Eccj che mette sotto accusa la filiera dei gruppi Lego e Simba Dickie
Turni di 11 ore senza pause né riposi, sei giorni di lavoro alla settimana e assenza anche delle minime misure di sicurezza e protezione. I salari non riescono a coprire nemmeno i costi base della vita quotidiana, a meno che i lavoratori non facciano continui straordinari. Non solo, ai dipendenti viene negata la possibilità di effettuare reclami e di aderire a un sindacato indipendente. Chi si lamenta rischia di essere costretto alle dimissioni, senza che gli venga pagato l’ultimo stipendio.
Sono queste le condizioni, non negoziabili, imposte da alcune industrie dei giocattoli in Cina. A denunciarlo è “What If”, l’ultimo report stilato dall’ong Anti-Slavery International, e dalla Coalizione europea per la giustizia d’impresa (Eccj). Un documento che punta il dito in particolare contro Lego Group e Simba Dickie Group.