Basta con le spiagge private

Dal blog https://jacobinitalia.it/

Ben Burgis 5 Agosto 2021

È dimostrato che trascorrere del tempo in riva al mare fornisca benefici sia fisici che psicologici enormi. Eppure, con artifici strutturali e cavilli legali, i ricchi si appropriano di intere aree di mare e del bagnasciuga, spazi che secondo la legge dovrebbero essere di tutti e tutte noi

Nel 2017, l’allora governatore Chris Christie dispose la chiusura delle spiagge pubbliche in tutto il New Jersey in seguito a problemi di bilancio. Quando apparvero le foto di Christie e della sua famiglia che si godevano la spiaggia da soli, si diffuse un’ondata di disgusto in tutto lo stato e il paese.

Il governatore non stava facendo nulla di illegale. La famiglia Christie alloggiava in una casa speciale sulla spiaggia governativa che non era investita dalla chiusura generalizzata. Ma eravamo tutti disgustati dalla vista di una persona privilegiata che usava il suo potere per godersi i tanti piaceri di una bellissima spiaggia che aveva impedito a tutti di usare. La famiglia Christie ha avuto modo di gironzolare guardando il sole che brillava sulla sabbia. Ha potuto immergersi nell’acqua fresca e nuotare. Tutti gli altri hanno dovuto sudare e fare foto con smorfie di disappunto. Era giusto essere disgustati dalle azioni di Christie, ma è esattamente questo che i proprietari di spiagge private fanno ogni giorno.

A quel tempo vivevo nel New Jersey, ma sono cresciuto nel Michigan. Anche se ho trascorso la maggior parte della mia vita adulta altrove, mi è sempre piaciuto tornare in estate per vedere la mia famiglia, bere una buona birra del Michigan e andare al lago, di solito uno piccolo vicino a Lansing, dove sono cresciuto. Ci sono pochi modi migliori per iniziare una giornata che andare a nuotare e sedersi sulla spiaggia, leggere e bere un caffè.

Di recente ho provato a fare esattamente questo e ho scoperto che la spiaggia in cui ero da sempre solito andare durante le mie visite nella stagione calda era chiusa a causa di un’epidemia di Escherichia coli. Deludente, ma niente paura, ho pensato tra me e me: ci sono così tanti altri laghi in città che è bastata una rapida ricerca su Google per fare apparire una lista dei primi dieci. Ma questa era l’unica spiaggia pubblica nelle vicinanze che non fa pagare il parcheggio. E solo una piccola percentuale della spiaggia era privata, la maggior parte dell’arenile in quei laghi è pubblico.

Non c’è motivo per cui dovremmo tollerarlo. Un’esperienza bella e rilassante come andare in spiaggia non dovrebbe essere riservata a uso esclusivo di chiunque abbia abbastanza soldi per escludere tutti gli altri. Le spiagge private dovrebbero essere nazionalizzate: appartengono alla gente.

A questo punto della mia vita, potrei acquistare un pass annuale per il parcheggio per una delle altre spiagge pubbliche di Lansing (o sborsare qualche dollaro per un pass giornaliero ogni volta che ci vado) senza spendere troppo. Solo pochi anni fa, una spesa così piccola avrebbe potuto costringermi a stare lontano dall’acqua e dalla sabbia. Quando io e mia moglie eravamo docenti a contratto del college, abbiamo passato un sacco di tempo nelle corsie di Walmart a confrontare le lattine di fagioli per vedere quale costava dieci centesimi in meno e a contare i giorni che mancavano alla fine del mese quando saremmo stati pagati. Non è strano in un paese in cui anche i lavoratori a tempo pieno con salario minimo in molti stati lottano per pagare l’affitto e fare la spesa, e in cui milioni di persone lottano per sbarcare il lunario con lavori in gig economy che sono molto meno piacevoli e comodi che l’essere un professore a contratto.

È già abbastanza brutto dover passare lunghi periodi di tempo senza fare cose come andare al cinema o mangiare al ristorante mentre aspetti il prossimo stipendio perché i soldi sono troppo pochi. Ma c’è qualcosa di particolarmente irritante nel non potersi nemmeno permettere di fare un bagno in un lago di proprietà pubblica.

Un’altra città del Michigan dove ultimamente ho trascorso molto tempo è Houghton Lake. L’intera area del centro cittadino corre lungo il bordo del lago. Ma sono riuscito a trovare solo una spiaggia pubblica in qualsiasi parte della città, spostandomi verso la periferia estrema. Questa non è solo l’unica spiaggia che se hai voglia di guidare fino a lì non fa pagare l’ingresso: per quanto ne so, è proprio l’unica spiaggia pubblica della città. E per trovarla, devi percorrere chilometri di sabbia e acqua scintillante che spuntano da aziende private e costose case private le cui spiagge sono off limits.

Tecnicamente, è tutto pubblico. Come la maggior parte degli stati, il Michigan prevede che tutte le spiagge siano pubbliche fino alla «linea mediana dell’acqua alta», il che significa che l’acqua stessa e la striscia di sabbia bagnata che ne abbraccia il bordo agli occhi della legge appartengono a tutti noi. Ma la maggior parte della sabbia asciutta è di proprietà privata. Se la spiaggia pubblica è lontana e vuoi (a) avere un posto dove parcheggiare e (b) avere un posto asciutto dove sistemare un asciugamano e lasciare le tue cose mentre fai il bagno, in bocca al lupo. È molto probabile che non vi accorgerete del cartello «No Trespassing» prima di avvicinarvi alla parte che tu, io e il resto di noi almeno in teoria dovremmo possedere.

Come ha sottolineato l’anno scorso Nick Slater in Current Affairs, mettere fine a questo squilibrio nell’accesso alle spiagge e ad altri luoghi desiderabili ma attualmente recintati non significherebbe solo correggere un grottesco sfoggio di disuguaglianza economica: fornirebbe benefici psicologici concreti a molte persone. «Dobbiamo nazionalizzare tutti questi bei posti nell’interesse della salute pubblica. Ma dobbiamo farlo anche per la salute degli individui. Il relax e il divertimento non sono lussi, sono parti essenziali della vita umana».

Slater prosegue citando uno studio del 2012 che mostra che «trascorrere del tempo vicino all’acqua» ha benefici sia fisici che psicologici, e che questi sono ancora più consistenti per coloro che non possono permettersi altri lussi. «In altre parole – conclude – meno sei in grado di pagare per l’accesso a una spiaggia privata […] più trarrai vantaggio dalla possibilità di accedervi».

Ripubblicizzare la spiaggia che consente di accedere al bagnasciuga e all’acqua non è proprio una proposta socialista stravagante senza precedenti nel mondo reale. Le spiagge private sono illegali in Spagna, ad esempio. E non c’è motivo per cui, dopo aver trasformato in proprietà pubblica tutte le spiagge attualmente in mano ai ricchi, non ponessimo fine alla pratica di far pagare il parcheggio in aree di proprietà pubblica ai margini di tutte queste spiagge pubbliche. Le città e le regioni che possiedono molti parchi sulla spiaggia in questo momento possono piangere povertà e insistere sul fatto che devono far pagare qualcosa, ma ciò non sarebbe plausibile se la gestione dell’intero sistema fosse federale.

È assurdo che piaceri così elementari come nuotare in un lago o rilassarsi in riva al mare, per quanto le aree costiere siano tante, siano riservati ai proprietari di aree private e a coloro che hanno la possibilità di pagare. In un mondo anche leggermente migliore, questo sarebbe il tipo di dettaglio di cui avremmo letto solo nei romanzi di fantascienza su ipotetiche distopie ultracapitaliste. Il pubblico possiede già tutta l’acqua, come è giusto che sia. Ora è il momento che ne possa anche godere.

*Ben Burgis insegna filosofia. Ha scritto Canceling Comedians While the World Burns: A Critique of the Contemporary Left. Conduce il podcast Give Them An Argument. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

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