Partecipando all’assemblea -baraonda (per la totale mancanza di fonicità) di sabato all’Artisi non sono voluto intervenire poiché il mio intervento sarebbe stato poco chiaro e forse non capito.
Però provo a rimediare buttando dei punti per approfondire la discussione in attesa della prossima riunione perché c’è un legame stretto economico e politico fra guerra e situazione sociale interna.
– La guerra in Ucraina ci ha avvolti come un drappo nero nei suoi aspetti moderni, di uso della comunicazione, ma soprattutto per avere evidenti aspetti di governo della stessa in mano ai Servizi Segreti di nazioni che lì teoricamente non avrebbero nulla a che fare. Si sprecano dibattiti e dialoghi, ma vincono i media e i vari governi nazionali compreso quello di Draghi che se ne “impippano” dei sondaggi contro ogni guerra e per una demilitarizzazione espressi a maggioranza dal popolo italiano. La loro determinazione a deprimere e disorientare è palese.
– La guerra in Ucraina ha dato una accelerazione al capitalismo finanziario globale nella gestione delle varie economie nazionali, mentre la UE si è schierata per invio armi ad alimentare tale situazione e la NATO attraverso il suo capo dichiara che non accetteranno la cessione della Crimea peraltro quasi passata da un discorso di Zelensky (così si capisce chi gestisce situazione).
Sta cambiando il mercato globale delle energie fossili, di molti minerali, di scambi commerciali, di produzioni di mercati che parevano assodati, di prodotti agricoli di comune uso per mangiare e vivere. Sono aumentati prezzi dell’energia non solo come bollette, ma aumentando il trasporto per ogni merce mossa in aria, terra, mare avrà un aumento in un mercato globale in cui l’assurdità del commercio è governato da investimenti enormi dei vari fondi di investimento e delle banche che controllano la borsa delle varie nazioni, tutto contro le piccole e medie imprese stesse che in Italia sono l’80 % e fanno economia diffusa.
– La guerra in Ucraina è lo sviluppo di “una crescita” assurda basata sul PIL e sul modello confindustriale delle imprese (grandi) che cambiando nella globalizzazione danno un ulteriore colpo ai vari territori nazionali subappaltando al mercato planetario i bisogni locali. Cosa serve ai territori è diventato un opinione culturale senza risposta che neppure si cerca più, ma che ha l’effetto reale di un impoverimento aumentato diffuso a tutte le categorie, certo meno problematico per quel 10% che possiede l’80% delle cose in Italia e nel mondo.
– La guerra in Ucraina ha sciolto come neve al sole ogni residuo di opposizione istituzionale in Italia ed ha lasciato un movimento spezzato e molto variegato, ma soprattutto poco dialogante fra gruppi di base chiusi a riccio a coltivare il proprio orticello NON convinti che NESSUNO VINCE DA SOLO!
Quindi questa occasione di incontro anche partendo dal tema guerra è molto utile e da coltivare, ma soprattutto se non è usata come un estraniazione dalle lotte sociali e (non mi pare nessuno lo pensi), quasi discutere di un tema così generale, planetario ci faccia dimenticare i vari aspetti che qui ed ora ci colpiscono nazionalmente per un governo infame, ma anche sui vari territori dove le istanze e le difese sono ormai poco organizzate. Non solo una regione all’assalto della sanità usata come bancomat per i soliti noti, ma anche i comuni sempre più distanti dagli interessi dei cittadini ricattati da nuove “regole” come il DDL Concorrenza o quello relativo alle Autonomie Differenziate che sono un metodo di taglio netto di quote di democrazia anche alle amministrazioni più vicine ai cittadini. Il Governo con il consenso di tutti i partiti toglie democrazia alle amministrazioni comunali e prepara eventuali elezioni con schiforme elettorali derivate da Renzi e soci.
La distanza fra partiti e cittadini allarga la forbice aumenta la disaffezione elettorale.
Allora tutti gli aspetti devono avere una inquadratura sensata e non univoca! Dal dire no a tutte le guerre e alle produzioni di morte, alla protesta contro i decreti su citati che troveranno iniziative in circa 40 città da parte di varie coalizioni di gruppi e associazioni aderenti alla Società della Cura per sabato 14, compresa Savona con presidio in piazza Sisto per sensibilizzare cui speriamo tutti partecipino.
Sino allo sciopero del 20 promosso da numerose sigle dei sindacati di base che parte proprio dall’interno dei luoghi di produzione per dire no a “ogni prodotto della guerra”, oltre ad ogni militarismo con coraggio e determinazione.
Mentre i media usano l’incessante logorio del dibattito sulla guerra come elemento di “distrazione di massa”( capiamoci sulle parole) forse è proprio partendo dalla costruzione di una opposizione di base concreta sui territori per i diritti negati, il lavoro con un senso ambientale e di benessere, la cura di sé e degli altri in senso ampio, che possiamo migliorare il nostro contributo anche alla stessa guerra Ucraina.
Personalmente, e so di far storcere il naso a molti, non sono particolarmente interessato a dibattiti fra gruppi di partiti per una “Rifondazione della Sinistra” che mi pare ottocentesca e non legata ad uno sviluppo delle lotte stesse, ma un incrocio fra vertici esistenti che da anni sono sulla stessa lunghezza senza un vero valore di novità se non per i partecipanti stessi.
Portare la politica nelle piazze è ancora l’aspetto che a mio giudizio garantisce uno sviluppo di lotte, ad un crescendo di comunità spezzate da riassemblare, per creare coscienza ed informazione.
Le forme di espressione siano le più varie, va bene tutto, ma con la consapevolezza che i gruppi, le associazioni devono lasciare un pezzetto del proprio metodo per costruire un rapporto organizzato e un nuovo tessuto sociale oggi lacerato, da ricostruire(non c’è oggi di fatto).
Discutere su quale società vogliamo basare il nostro futuro, non è sognare, ma mettere insieme impegno civile e competenze sui temi vari come base di una unità da ritrovare che ancora si esprime con difficoltà e sta muovendo i primi passi per nulla ancora definita.
Buona opposizione a tutti
Gianni Gatti – Attac Italia
